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Sarà sanzionabile la violazione del rispetto della disciplina delle operazioni con parti correlate. È una delle principali novità introdotte dal decreto legislativo di recepimento della direttiva europea sull’incoraggiamento dell’impegno a lungo termine degli azionisti delle quotate, approvato ieri in via definitiva dal Consiglio dei Ministri. Tra le altre novità di rilievo in tema di parti correlate c’è poi l’introduzione di un obbligo di astensione per gli amministratori coinvolti in un’operazione nelle delibere sulla operazione in questione. Si prevedono interventi anche sulla gestione delle politiche per la remunerazione, introducendo il voto vincolante dell’assemblea sulle stesse, tranne che per le piccole e medie imprese, per le quali basterà una discussione in assemblea senza la votazione successiva. I soci saranno chiamati anche ad esprimersi sulle retribuzioni corrisposte negli esercizi precedenti e non solo sulla più generale politica di remunerazione.
«Dietro l’euro ci sta la Bce. Chi ci sta dietro alle criptovalute? Sono un asset molto rischioso, anche se al momento non sono significative al punto tale da poter influenzare macreoconomicamente le nostre economie». Lo ha detto ieri il presidente della Banca centrale europea, Mario Draghi, durante un incontro con gli studenti organizzato a Francoforte dalla stessa Bce. A ogni modo «il compito di monitorarle o regolamentarle non è delle Banche centrali, ma direi piuttosto delle autorità di tutela dei consumatori», ha aggiunto Draghi. Sono concetti che il numero uno della Bce ha espresso già in passato e accolti con favore dagli operatori del mercato delle criptovalute visto che l’ultimo dei loro desideri è quello di venire monitorate o regolamentate dalla banche centrali.
Poste Italiane ha chiuso il primo trimestre con un utile netto di 439 milioni, ha confermato gli obiettivi del piano Deliver 2022, che punta a 1,2 miliardi di profitti netti, ma per ora si è tirata indietro sull’ipotesi di una possibile crescita nel capitale di Sia, qualora F2i dovesse decidere di vendere la sua quota del 17%, come anticipato ieri da MF-Milano Finanza. Per quanto riguarda i risultati di bilancio, il dato diffuso ieri dalla società guidata da Matteo Del Fante ha mostrato una flessione delle principali voci, dall’utile netto, sceso del 9,5% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, al risultato operativo, pari a 617 milioni, calato del 12,2%. Una frenata che il mercato non ha gradito, con il titolo che ieri è sceso di oltre il 3% dopo la crescita del 35% che era stata messa a segno da inizio anno.
Più di 7 italiani su 1O «ogni anno pagano di tasca propria almeno una prestazione sanitaria e la spesa sanitaria privata complessiva sfiora i 40 miliardi di euro. Il fenomeno, in costante espansione (+9,9% tra il 2013 e il 2018, ndr), riguarda due italiani su tre, ossia quasi 44 milioni di persone, con un esborso medio di circa 655 euro per cittadino». Sono i dati illustrati da Roberto Vecchietti, amministratore delegato e direttore generale di Rbm Assicurazione Salute, nel suo libro «La salute è un diritto. Di tutti», pubblicato da Egea e presentato ieri alla Camera.
Con il collocamento di tre prodotti Cpi è diventata operativa la partnership tra Sparkasse e Net Insurance, sottoscritta lo scorso dicembre. Questo passo segna anche l’ingresso di Net Insurance nel mondo della bancassicurazione, in linea con quanto dichiarato nei piani industriali della compagnia guidata da Andrea Battista. I prodotti commercializzati, venduti presso gli oltre 100 sportelli Sparkasse dal 3 maggio scorso, sono pacchetti assicurativi a tutela dei sottoscrittori di prestiti e mutui retail o di finanziamenti da parte aziende. Tali prodotti sono soltanto la prima tappa verso il pieno sviluppo degli accordi di distribuzione, che hanno per oggetto anche polizze rami danni non-auto, protezione e salute.
La consulenza a pagamento in Banca Generali si sta espandendo a un ritmo superiore alle attese. Già il 5% degli asset nel primo trimestre dell’anno è stato gestito con un servizio a parcella (che vale commissioni comprese tra lo 0,45% e lo 0,5%) rispetto al 7% fissato come target per il piano al 2021. Mentre la raccolta netta in appena quattro mesi ha toccato quota 2 miliardi, più della metà dell’obiettivo 2019 fissato a 3,8 miliardi.

Almeno il 3,5% del capitale investito in pmi non quotate su un mercato regolamentato (quindi ok al segmento Aim di Borsa Italiana) e un altro 3,5% in venture capital. Questi i nuovi paletti per gli investimenti dei Pir, i piano individuali di risparmio a lungo termine, nella versione «2.0» risultante dall’ultima manovra di bilancio. A fissare le regole per essere considerati «Pir compliant» e quindi beneficiare del regime fiscale agevolato è stato l’atteso decreto ministeriale, messo a punto dallo Sviluppo economico di concerto con l’Economia, firmato il 30 aprile 2019 e pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 105 del 7 maggio scorso. Il provvedimento arriva dopo mesi di dibattito e più di qualche polemica. Da una parte gli operatori del settore finanziario che lamentano il rallentamento del mercato dei Pir proprio a seguito delle modifiche recate dalla legge n. 145/2018. Dall’altra le divergenze di vedute tra i tecnici dell’esecutivo, con il dm che avrebbe dovuto vedere la luce prima entro febbraio e poi entro marzo, senza dimenticare i ritocchi «fantasma» del decreto Crescita, inizialmente inseriti nel testo e poi non andati in porto.
Azionisti delle società quotate maggiormente impegnati, consapevoli e coinvolti nel governo societario, nel medio e lungo termine e facilitazione dell’esercizio dei diritti degli stessi. È questo il cuore del dlgs approvato ieri in via definitiva dal Consiglio dei ministri, in attuazione della direttiva Ue 2017/828 del Parlamento europeo e del Consiglio, che modifica la direttiva 2007/36/Ce (Shareholder Rights Directive). Il dlgs modifica norme di rango primario contenute nel codice civile, nel Tuf (Testo unico sulla finanza), nel dlgs 209/2005 (codice delle assicurazioni private) e nel dlgs 252/2005 (disciplina delle forme pensionistiche complementari). La concreta attuazione della direttiva richiederà anche la modifica di regolamenti adottati dalle Autorità competenti.
Il Tribunale di Udine smonta le accuse di disastro ambientale mosse da un gruppo di apicoltori friulani nei confronti dei maiscoltori loro confinanti: «52 i capi di imputazione contestati», rileva la Compag (la federazione nazionale delle rivendite agrarie), a carico di un numero non precisato di soggetti (forse 53), rei di aver violato l’art. 452-bis del codice penale, punibile con reclusione da 2 a 6 anni e confisca obbligatoria dei terreni. Il tutto per un’anomala moria di api bottinatrici, colpite (secondo l’accusa) dalle polveri di Mesurol 500 FS Bayer sollevate dagli agricoltori in fasi di semina. Le imputazioni, come detto, erano cadute a pioggia su agricoltori, maiscoltori, terzisti che avevano campi coltivati a mais dentro un raggio di 1,5 km rispetto alle 28 arnie (su 250 nello stesso terreno) colpite da spopolamento. «Il pm aveva sostenuto l’accusa, il gip si era allineato col pm e solo uno scrupoloso triumvirato di giudici è riuscito a dipanare una matassa che rischiava di paralizzare l’intero sistema agricolo italiano. Nel frattempo, accusatori e accusati sono stati colpiti per mesi da sequestro preventivo e privati di ogni forma di sostentamento», denuncia Compag.

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  • Bitcoin, truffa da 41 milioni a Binance
Un mega furto di Bitcoin per 41 milioni di dollari è stato messo a segno martedì sera su Binance, una delle maggiori piattaforme di scambio di criptovalute al mondo. Gli hacker — ha spiegato ieri dal ceo Zhao Changpeng — «sono riusciti a ottenere un gran numero di chiavi API degli utenti, codici 2FA e potenzialmente altre informazioni» usando «diverse tecniche tra cui phishing, virus e altri attacchi». In una sola transazione sono stati rubati 7.000 Bitcoin.

  • Mutui, gara di offerte in banca: taglio di rate, tassi e spread
I mutui sono un prodotto stagionale. E la stagione più importante per conquistare nuovi clienti è la primavera. Ed ecco perché in questo momento diversi istituti di credito stanno alimentando a suon di marketing la proposta di nuovi prestiti ipotecari a sconto. Le offerte spaziano dal taglio della prima rata (Cariparma Crédit Agricole) alla riduzione dello spread, una delle due leve che compone il tasso finale, oppure al ridimensionamento del tasso finito. Si stanno muovendo le grandi banche, quelle che in termini di erogato spiegano la fetta più ampia del mercato. Più nel dettaglio, Unicredit ha ridotto i tassi finiti sui mutui a tasso fisso fino a 20 punti base e gli spread sui mutui a tasso variabile fino a 20 punti base. Anche Bnl ha ridotto il tasso finito del fisso fino a 20 punti base, e di 20 punti base lo spread sul variabile, compresa l’offerta web di Hello Bank. Intesa Sanpaolo ha ridotto i tassi finiti sui mutui a tasso fisso fino a 10 punti base e gli spread sui mutui variabili fino a 20 punti base. Cariparma ha ridotto fino a 24 punti base gli spread sui mutui a tasso fisso.

 

  • Per Banca Generali il secondo miglior trimestre di sempre
Banca Generali archivia il secondo miglior trimestre della storia con un utile netto pari a 66,6 milioni di euro e in aumento del 36% rispetto a 12 mesi prima. Un risultato legato sia all’andamento delle attività ricorrenti, grazie alla sempre maggior diversificazione nelle fonti di ricavo, sia al recupero degli investimenti sui mercati. Nel dettaglio, il margine di intermediazione ha registrato un progresso del 17,1% a 133,6 milioni, contrapponendo l’incremento delle commissioni nette (+32,8% a 113,7 milioni) al rallentamento del margine finanziario (-30,2% a 19,9 milioni).
  • Poste, senza le plusvalenze sui BTp i profitti si fermano a 439 milioni
Ricavi del primo trimestre in leggera flessione a 2,842 miliardi di euro. A Piazza Affari il titolo ha chiuso con una flessione del 3,16 per cento. Il settore assicurativo segna un rialzo di 1,5 miliardi grazie mentre i fondi di investimento registrano un aumento di 0,2 miliardi. Altro aspetto importante riguarda il Solvency Ratio di Poste Vita, ovvero il rispetto dei requisiti prudenziali, che nei mesi scorsi era stato messo alla prova dalla crescita dello spread sui titoli di Stato: a fine marzo si era attesato a 214%, in linea con quanto indicato dall’azienda grazie alle misure di protezione dagli effetti della volatilità dei mercati. Gli investimenti sono pari a 65 milioni nei tre mesi, con un aumento del 15,7 per cento.
  • Via libera al decreto attuativo sui Pir Bankitalia: «Aumenta il rischio perdite»
Alla fine il decreto sui nuovi Pir è stato sbloccato, lasciando la possibilità di un’ulteriore revisione. È stata una gestazione lunga, ma la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale potrebbe aver annunciato la nascita di uno strumento che rischia di essere già morto in partenza. L’impianto del decreto conferma la struttura della legge primaria. La stessa che ha scontentato soprattutto i gestori di fondi aperti (i più attivi sul segmento dei Pir), da sempre critici verso la modifica della legge 632 del dicembre 2016 (quella che ha introdotto nell’ordinamento italiano i piani individuali di risparmio). L’obiezione principale alla nuova normativa in vigore dall’1 gennaio 2019 è quella di modificare la natura tipica del fondo aperto, imponendo dei limiti (il 3,5% della raccolta da investire sull’Aim e e il 3,5% sul venture capital) che avrebbero compromesso la liquidabilità dei prodotti . Soddisfatta del decreto, invece, Aifi. L’associaizone italiana del private equity e venture capital si dichiara «disponibile ad aprire un tavolo di dialogo e supporto per il lancio dei nuovi prodotti. Vogliamo collaborare e aiutare a comprendere il mondo del venture capital».

Il crollo del volo Addis Ababa-Nairobi dell’Ethiopian Airlines dello scorso marzo e le sue ripercussioni per Boeing costerà caro ai giganti della riassicurazione. Questo disastro aereo, il secondo in pochi mesi a coinvolgere un Boeing 737 MAX dopo il disastro della Lion Air nell’ottobre 2018, ha portato al divieto di volo di questi aerei in tutto il mondo.
La tedesca Munich Re, leader mondiale dei riassicuratori, ha dichiarato mercoledì scorso, presentando i risultati trimestrali, che potrebbe dover pagare un totale fino a 150 milioni di euro di sinistri. L’onere per Swiss Re ammonterebbe a 90 milioni di dollari USA.
  • Incidente aereo a Mosca: una serie di errori umani in causa
Dopo l’incidente che ha ucciso 41 persone la domenica a Mosca viene messa in discussione anche l’affidabilità del primo apparato civile post-sovietico.
Il maltempo e gli errori di guida sembrano essere la causa dell’incidente del Sukhoi Superjet 100 dell’Aeroflot di domenica 5 maggio a Mosca. Poco dopo il decollo dall’aeroporto di Sheremetyevo a Murmansk, un fulmine ha colpito e disattivato le apparecchiature di bordo.
L’aereo era controllabile. Ma invece di continuare a volare e bruciare cherosene, il pilota ha deciso di atterrare con urgenza. Al momento dell’atterraggio, il volume di carburante a bordo era ben al di sopra del carico massimo consentito. Troppo pesante e troppo veloce, l’aereo ha rimbalzato violentemente tre volte. Al secondo impatto, il carrello di atterraggio ha forato un’ala, causando la fuoriuscita di cherosene e l’accensione del velivolo. Dei 78 passeggeri e membri dell’equipaggio, 41 sono morti. Questo pesante tributo è stato aggravato da altri errori umani, come l’avvio tardivo della procedura di emergenza, con i vigili del fuoco che non coprono l’asfalto con schiuma prima dell’atterraggio e il primo soccorso che interviene solo un minuto dopo. Il pilota ha anche dimenticato di spegnere i motori e ha aperto un finestrino della cabina di pilotaggio, che ha aumentato il fuoco. Infine, i passeggeri sono usciti con i loro bagagli, rallentando ulteriormente l’evacuazione dalla parte anteriore dell’aereo pesantemente inclinato.

Handelsblatt

 

  • Allianz convince gli azionisti con la tutela del clima e il rendimento dei dividendi
Il maggiore assicuratore europeo annuncia obiettivi climatici ambiziosi all’assemblea degli azionisti. Per il CEO di Allianz, Oliver Bäte, ci sono molte lodi e modeste critiche. Il CEO di Allianz vuole fare del Gruppo un’azienda modello per la protezione del clima e, all’ombra del dibattito pubblico sulla protezione del clima, sta portando avanti la sua trasformazione in un’azienda più rispettosa del clima. Quest’anno, le azioni del Gruppo Dax 30 sono al loro livello più alto da 16 anni, e in quasi tutte le cifre chiave, il colosso di Monaco di Baviera è davanti al suo rivale francese Axa, il numero due in Europa. Le buone condizioni economiche del Gruppo consentono di mantenere i propri azionisti soddisfatti con una generosa distribuzione di nove euro per azione.
Con il nuovo piano triennale “Einfachheit gewinnt” (la semplicità vince), Allianz vuole ora compiere il passo successivo nella ristrutturazione. Per aumentare la redditività ed evitare la temuta concorrenza delle grandi piattaforme Internet e delle piccole start-up, Bäte vuole ridurre il numero di polizze differenti nei diversi mercati per polizze standardizzate.
Il primo passo in questa direzione è rappresentato dalla compagnia diretta, che opererà come “Allianz Direct” a partire dalla fine del 2019. Si inizia con le polizze auto in Germania, Paesi Bassi, Italia e Spagna entro la fine del 2019.
Bäte promette agli investitori una crescita continua degli utili fino al 5% all’anno nei prossimi anni, anche senza acquisizioni. Negli ultimi tre anni, la media è stata del 7,1%.