Molti investitori non hanno colto il rally delle borse optando per un approccio prudente. Una mancanza di tempismo già evidenziata in passato. E un assist alle reti, pronte a cogliere la sfida della consulenza
di Roberta Castellarin e Paola Valentini

«L’approccio della nostra clientela, pur in presenza del forte recupero dei mercati in questi primi mesi del 2019, è rimasto molto conservativo e orientato verso soluzioni prudenti», ha affermato Alessandro Foti, ad e dg di Finecobank . Gli ha fatto eco Marco Carreri, ad di Anima : «La raccolta rimane al momento debole, significativamente condizionata da un atteggiamento del retail ancora molto cauto nonostante l’ottimo rendimento dei portafogli da inizio anno, per i fondi comuni in media del 5,2% al netto dei costi». Anima e Fineco non sono da sole. Tutta l’industria del risparmio gestito sta facendo i conti con preferenze degli investitori retail per soluzioni poco aggressive. È evidente che i risparmiatori italiani, nonostante il rally di questi primi mesi del 2019, fanno fatica a riavvicinarsi alle borse, dopo le forti perdite del 2018. Gli ultimi dati di Assogestioni confermano infatti che proprio i fondi azionari sono stati i meno amati di marzo (con una raccolta negativa nel mese di -1,26 miliardi e di -1,72 miliardi nei primi tre mesi). In positivo invece gli obbligazionari (+1,89 miliardi, con 743 milioni nei tre mesi). Questa categoria è tornata di recente in cima alle preferenze degli investitori in fondi dopo i forti deflussi del 2018.

La svolta avvenuta a inizio anno da parte delle banche centrali Usa e Ue verso una politica monetaria meno restrittiva ha fatto tornare l’interesse verso il comparto dei bond. «Nel primo trimestre 2019 i fondi comuni hanno avuto deflussi per 1,69 miliardi rispetto a una raccolta positiva per 8,53 miliardi nello stesso periodo 2018», afferma Banca Imi, «questo è un chiaro segnale dell’impostazione cauta degli investitori dopo le difficoltà che ci sono state soprattutto nel secondo semestre 2018, come lo è un più generale asset mix di raccolta in asset poco rischiosi registrato dalle società di gestione». Ma anche guardando al più lungo termine la storia del risparmio è costellata da episodi in cui c’è stato un effetto ritardato dei flussi rispetto alle performance dei mercati. A illustrare questo fenomeno è l’elaborazione condotta da MF-Milano Finanza sulla raccolta dei fondi azionari aperti dal 2000 a confronto con l’andamento degli indici Ftse Mib, Eurostoxx e S&P (grafico in pagina).
A ispirare le scelte dei risparmiatori contano poco le performance dei mercati. E questo vale soprattutto quando le borse sono orientate al rialzo dopo fasi di crisi. In questi momenti domina la paura e l’effetto di trascinamento tiene lontano i risparmiatori anche in caso di notevole rimbalzo. Proprio come avvenuto in questo inizio d’anno. E ora c’è da chiedersi quale via prenderanno, segnala la Banca d’Italia, i 27 miliardi di euro di obbligazioni bancarie in scadenza entro il 2020 detenute dalle famiglie italiane. Per Via Nazionale «come accaduto negli anni passati, è verosimile che le famiglie continuino a sostituire gran parte delle obbligazioni in scadenza con depositi». Un’occasione che il risparmio gestito, che in Italia ha raggiunto masse record per oltre 2.100 miliardi di euro, non può lasciarsi scappare per dimostrare di poter far fruttare il risparmio degli italiani depositati sui conti correnti che ormai non rende più nulla. «La mole di liquidità nei conti correnti raggiunta in questa prima parte del 2019 riflette le potenzialità di crescita della consulenza finanziaria guidando le famiglie in una accurata pianificazione e protezione patrimoniale. Banca Generali è in prima linea nel cogliere le occasioni di questa sfida», si legge a questo proposito nella trimestrale di Banca Generali .
Il tutto mentre la ripresa dei mercati sta riportando in attivo anche i rendimenti. «I nostri clienti godono da inizio anno di una performance media ponderata netta 6,3%, superiore di oltre 120 punti base rispetto all’industria del risparmio gestito in Italia», spiega Pietro Giuliani, presidente di Azimut . Il contesto dei mercati resta comunque sotto pressione: «Guardiamo con attenzione ai prossimi appuntamenti macroeconomici che potrebbero impattare i mercati finanziari e sono convinto che come sempre continueremo a fare la differenza», osserva l’ad di Banca Mediolanum , Massimo Doris. In questo contesto, il rischio, sempre più sentito, è infatti che il risparmio italiano possa finire in mani straniere. Il bacino è ampio, a 10 mila miliardi ammonta la ricchezza finanziaria delle famiglie di cui tra 2.500 e 3 mila miliardi in liquidità (tra depositi e risparmio amministrato) e fa gola a tutti, anche all’estero. (riproduzione riservata)

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