I prodotti Vita con fini di investimento sono sempre più presenti nei portafogli degli italiani. Presentano vantaggi contabili e fiscali, ma rispetto ai fondi lasciavano a desiderare in fatto di trasparenza. Ora però la musica sta cambiando
di Roberta Castellarin e Paola Valentini

L’appeal fiscale resta uno dei punti di forza delle polizze Vita tradizionali, ma tassi ai minimi e nuove regole prudenziali sui bilanci costringono le compagnie a rimodulare l’offerta puntando sempre più sulle multi-ramo (che combinano le unit linked del ramo III e gestioni separate del ramo I) e meno sui contratti puri di ramo I, mentre le unit linked hanno un andamento di raccolta altalenante legato alla dinamica dei mercati perché hanno come sottostanti fondi o sicav (mentre le ramo I hanno il capitale garantito e investono prevalentemente in obbligazioni e per questo sono apprezzate in un momento di mercato incerto come l’attuale). Le polizze a premio unico hanno continuato a rappresentare la scelta privilegiata dei contraenti e questo si spiega con il bacino che attira maggiormente le polizze Vita, ovvero investitori con elevate disponibilità che preferiscono investire una tantum, a differenza del mondo dei fondi dove i piani di accumulo sono più frequenti. Intanto sul fronte della trasparenza tra il 2018 e l’inizio di quest’anno la normativa europea e italiana ha fatto passi avanti per dare informazioni più chiare ai risparmiatori.

Ma l’efficacia di questa rivoluzione per il cliente è ancora tutta da dimostrare. Il rischio è che si crei una stratificazione di informazioni che rende ancora più difficile per il sottoscrittore orientarsi e fare confronti tra prodotti. Infatti lo sforzo di semplificazione ha visto dal 1° gennaio 2019 l’entrata in vigore di un sistema di informativa precontrattuale che trae origine in parte dalle normativa europea e in parte da quella italiana, completando l’assetto varato nel 2018. Ora è previsto che ogni contratto assicurativo debba essere accompagnato da due documenti; il Kid, che era in vigore già dal 2018, e il Dip, introdotto quest’anno). «Obiettivo della nuova documentazione è consentire al cliente di prendere decisioni informate e consapevoli, nonche´ di comparare facilmente prodotti che offrono garanzie analoghe, e alla compagnia e all’intermediario di proporre un prodotto coerente con le esigenze assicurative del cliente», spiega l’Ivass, l’autorità di vigilanza sulle assicurazioni. In base alla nuova impostazione, il documento di base dei prodotti assicurativi è il Kid (Key Information Document), che ha debuttato a inizio 2018. Contiene le informazioni-chiave sui prodotti Vita di investimento, cioe` i Ibip (Insurance-Based Investment Product), prodotti che hanno anche un contenuto finanziario. Si tratta delle polizze Vita rivalutabili collegate a gestioni separate (ramo I), delle polizze unit e index linked (ramo III), di quelle di capitalizzazione (ramo V) e dei prodotti multi-ramo. Il Kid e` redatto secondo uno schema standardizzato a livello europeo e deve riportare in modo chiaro e sintetico le caratteristiche di un prodotto di investimento, quali rapporto rischio/rendimento, costi, orizzonte di investimento e modalita` di presentazione di un reclamo. Qui sono presenti anche indicazioni sui rendimenti attesi sulla base di vari scenari di andamento dei mercati e l’impatto dei costi. Accanto al Kid da quest’anno in Italia per i prodotti Vita di investimento (ramo I, III e V) è stato introdotto il Dip (Documento Informativo Precontrattuale), che contiene informazioni di maggior dettaglio per permettere al sottoscrittore «una conoscenza piu` approfondita del prodotto assicurativo e quindi consentirgli una maggiore consapevolezza nella scelta», afferma l’Ivass. In tali prospetti sono indicate, ad esempio, le garanzie, le modalita` di presentazione dei reclami, la legge applicabile al contratto, le procedure di risoluzione delle controversie, i costi. Sono dettagliati anche i costi di riscatto e di intermediazione (ossia la quota percepita dai distributori).

Questo quindi è il set di informazioni che d’ora in poi le compagnie devono fornire prima della sottoscrizione dei contratti. I quali a loro volta sono stati oggetto dell’operazione trasparenza in Italia. Nel 2018 l’Ania ha dettato delle linee guida per rendere più semplici e chiari la struttura e il linguaggio dei contratti assicurativi. L’Ivass ha poi invitato le compagnie di assicurazione a dare progressiva attuazione alle indicazioni dell’Ania, procedendo alla redazione e revisione dei contratti assicurativi, secondo una tempistica che consenta per le polizze di nuova commercializzazione, di applicare le linee guida al più tardi a partire dal inizio 2019. L’Ivass ha anche chiesto di indicare in evidenza nella copertina dei contratti che questi sono redatti sulla base delle indicazioni dell’Ania. Da un primo esame sui siti delle compagnie emerge che non tutte hanno ancora aggiornato i documenti contrattuali.
Grazie a questo nuovo set d’informazioni sarà più facile capire il costo complessivo dei prodotti. Ma in media quanto sono onerose polizze tradizionali, unit linked e multiramo? L’analisi Ivass sui trend di offerta dei prodotti assicurativi permette di avere una fotografia del settore. In generale, dal punto di vista dei costi bisogna tenere conto del fatto che le polizze tradizionali spesso presentano costi iniziali (caricamenti) che possono essere piuttosto salati e arrivare anche al 5%. Un po’ diversa la situazione delle unit linked, dove «di frequente il caricamento risulta nullo perché le imprese preferiscono applicare i costi ex post attraverso trattenute sui rendimenti dei fondi sotto forma di commissioni», sottolinea l’Ivass. In alcuni prodotti sono presenti anche misure fisse intorno ai 50-60 euro. Sempre dalla fotografia Ivass emerge che nel caso delle gestioni separate ci sono poi caricamenti indiretti applicati mediante trattenute dal rendimento realizzato dalla gestione separata (da un minimo dello 0,7% a un massimo dell’1,5%). Per la componente unit le commissioni di gestione vanno invece da un minimo dello 0,75% a un massimo del 3,65%. Per quanto riguarda le multiramo, il costo totale dipende dal mix scelto, ossia dalle quote rappresentate da gestione separata e unit linked.
Un punto importante resta poi la fiscalità. Nell’ultimo decennio la tassazione dei prodotti finanziari è stata rivista più volte al rialzo, ma proprio le polizze Vita godono ancora di alcuni vantaggi rispetto agli altri prodotti. Per esempio, le polizze di ramo I sono esenti dall’imposta di bollo che colpisce con aliquota dello 0,2% quasi tutti gli strumenti finanziari. Mentre rappresenta un vantaggio comune, presente anche per unit linked e multiramo, il fatto che la tassazione dei capital gain delle polizze Vita sia differita al momento del disinvestimento, il che offre un extra-rendimento in un’ottica di 5-10 anni. Altri elementi di forza sono l’impignorabilità e l’insequestrabilità dei capitali e l’esenzione dall’imposta di successione. (riproduzione riservata)


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