Se ormai sembra scontato dire che la «tecnologia del futuro» sarà l’Intelligenza artificiale, ci sono altre intelligenze all’opera per costruirlo, questo futuro. Sono «Intelligenze reali», che oggi già sono attive sul territorio, dialogano con imprese, ricercatori, istituzioni, inventano soluzioni, fanno progressi nei più svariati ambiti: dall’agricoltura alla manifattura, dalla mobilità all’automotive. Sono eccellenze made in Italy che racconteremo a partire da questo numero dell’Economia: insieme al Politecnico di Milano abbiamo scattato una fotografia delle aree di innovazione più rilevanti nella vita dei cittadini e delle aziende. Individuarle e analizzarle nelle loro dinamiche di sviluppo vuol dire capire come attrarre più talenti, creare opportunità professionali, sviluppare terreno fertile per nuove idee imprenditoriali. In altre parole: garantire un futuro al Paese. Cominciamo il viaggio da un settore chiave: la sanità. Ogni giorno, a Milano, le «intelligenze reali» trovano casa alla Bovisa, a nord della città, a pochi passi dalla cittadella universitaria del Politenico. Tra le mura del PoliHub, l’incubatore dell’ateneo guidato dal rettore Ferruccio Resta, le startup sono ospitate, aiutate, supportate. Così, Artiness si occupa di realtà aumentata e delle sua applicazioni in ambito medico; MgShell è uno spin off che sta sviluppando un contenitore ingegnerizzato, in grado di rilasciare farmaci a specifici intervalli temporali per chi soffre di maculopatia; Restech elabora tecnologie per lo studio del sistema respiratorio; Empatica, azienda innovativa fondata da ex studenti del Politecnico, sviluppa dispositivi indossabili per gli «Human Data Analytics». In pratica monitora il sistema nervoso, collezionando dati fisiologici, analizzandoli in tempo reale e clusterizzando i risultati, per ottenere una mappatura del comportamento dell’utente.

La fotografia
Ma se da un lato si lavora su quello che un giorno non troppo lontano sarà realtà diffusa nella diagnosi e cura delle malattie, è utile anche tracciare lo stato dell’arte.
I dati, freschi di stampa, dell’Osservatorio innovazione digitale dell’università milanese confermano un trend: il nostro sistema sanitario sta (lentamente) cambiando pelle. Nel 2018 la spesa per la sanità 4.0 è cresciuta del 7% 1,39 miliardi di euro, cinque punti percentuali in più dell’anno precedente. Le strutture sanitarie sostengono la quota più rilevante della spesa, con investimenti pari a 970 milioni di euro (+9%), seguite dalle Regioni con 330 milioni (+3%). Oggi in primo piano ci sono i supporti informatici per la diagnostica per immagini e per le analisi di laboratorio e la cartella clinica elettronica, che raccolgono i budget più elevati, rispettivamente 97 e 50 milioni di euro, mentre inizia a prendere piede l’Intelligenza artificiale, con circa 7 milioni stanziati, una quota marginale ma in aumento. Nella maggior parte dei casi si tratta di prime sperimentazioni, soprattutto per quanto riguarda l’elaborazione delle immagini per supportare la diagnosi.
«Il digitale rappresenta una priorità per le strutture sanitarie italiane, ma il livello di maturità che emerge dalla nostra fotografia mostra un quadro ancora disorganico — riflette Cristina Masella, docente di economia e organizzazione aziendale al Politecnico e responsabile scientifica dell’Osservatorio —. Se sulla dematerializzazione dei processi e sulla cartella clinica elettronica siamo a buon punto, i nodi oggi riguardano l’utilizzo di strumenti avanzati quali algoritmi di intelligenza artificiale o la diffusione di device intelligenti. In generale, le aziende del nostro sistema sanitario sembrano rimanere un passo indietro rispetto ai cittadini, che utilizzano sempre più tecnologia (vedi grafico in pagina) anche quando si tratta della loro salute».
Aziende ancora «pigre», quando si tratta di sperimentare. Forse perché mancano soldi? «Le tecnologie avanzano molto velocemente e hanno bisogno di investimenti continuativi, cosa non sempre possibile — dice Masella —. Accade per esempio che la quota di fondi destinata al digitale si trovi a “competere” con quella per l’utilizzo di farmaci innovativi o per l’edilizia sanitaria». A questo si aggiunga la mancanza di personale nelle strutture, che deve essere bilanciata con nuove assunzioni perché «non va dimenticato che il sostanziale pareggio di bilancio della sanità italiana è stato raggiunto anche grazie al blocco del turnover», spiega la docente.
Un ruolo lo gioca anche il sistema regolatorio. «L’Europa è ancora molto lenta su questi temi, ha norme giustamente garantiste, trattandosi di salute dei suoi cittadini, ma che rallentano l’accesso al sistema sanitario, mentre servirebbe una riflessione più aperta per capire se un dispositivo indossabile è sicuro e prescrivibile. Gli Stati Uniti per esempio hanno creato delle leggi che favoriscono l’introduzione di nuovi digital device per la salute».
In questo quadro complesso, spiega Masella, «il Politecnico vuole operare a supporto delle imprese per fare in modo che la ricerca diventi innovazione e venga incorporata nei prodotti e nei servizi». L’attenzione al mondo delle life science non è recente: il primo corso di laurea in ingegneria biomedica è stato aperto oltre vent’anni fa. Da allora la ricerca e l’innovazione hanno fatto molti passi avanti. «Ci sarà sempre più bisogno di medici che capiscono di tecnologia e ingegneri che capiscono di medicina», dice Masella.
Seguendo questo filo rosso, nel prossimo anno accademico partiranno due nuovi corsi di laurea. Il primo è quello di bioinformatica e genomica computazionale con l’Università degli Studi di Milano. Il secondo è una laurea magistrale in medicina che prevede un percorso integrato in ingegneria biomedica: alla fine si otterrà una doppia laurea inter-ateneo tra il Politecnico e l’Humanitas University.

Il referto si fa smart
e prevede le patologie

La cartella clinica elettronica è stata diffusa dall’azienda ospedaliera di Vimercate in tutti i reparti e in tutti gli ospedali controllati (Vimercate, Desio, Seregno, Carate e Giussano) a partire dal 2010. «In origine era uno strumento riservato a clinici e infermieri per condividere informazioni sul paziente — racconta Giovanni Del Grossi, direttore dei sistemi informativi —. Poi abbiamo ampliato gli orizzonti e aperto alla sicurezza del paziente: controllo della terapia personalizzata del ciclo del farmaco con codice a barre e braccialetto. In ambito oncologico, le chemioterapie vengono richieste telematicamente e validate dalla farmacia».
Ora il sistema informatico fa un ulteriore passo avanti: «Il gradino evolutivo più recente è averlo trasformato in un supporto alle decisioni dei clinici, utilizzando in modalità integrata la cartella clinica insieme con un motore di ricerca di regole cliniche approvate dalla comunità scientifica internazionale». Il sistema, insomma, diventa intelligente, in grado di fornire al medico suggerimenti e indicazioni. «Un esempio? Può indicare l’interazione pericolosa tra due farmaci prescritti. La cartella contiene i dati sulla farmacoterapia, i parametri vitali e gli esami ematici: tutte queste informazioni vengono analizzate in tempo reale da questo motore che dà suggerimenti e indicazioni».
Oggi l’azienda ha cominciato le prime sperimentazioni sull’analisi predittiva dei dati: algoritmi di machine learning che forniscono previsioni sulla base delle informazioni disponibili di un paziente. «Si potrà dire, per esempio, se è probabile che il paziente sviluppi una patologia diabetica nei prossimi cinque anni o se avrà delle ricadute o riacutizzazioni». Quest’esperienza ha dato ai professionisti la consapevolezza che l’informatica, oltre a raccogliere dati, può essere usata a supporto delle loro decisioni. È poi un esempio tangibile di come ingegneri, informatici e clinici possano e debbano lavorare insieme.
Giulia Cimpanelli

Ambulatorio virtuale,
il paziente non fa coda

Un filo diretto sicuro tra paziente e specialista. È la soluzione che la startup del Politecnico di Milano Welcomedicine ha sviluppato con l’Associazione medici endocrinologi, che raggruppa oltre duemila dei circa 5.000 specialisti italiani: «Ci occupiamo in particolare di malattie croniche come diabete o patologia tiroidea — spiega il presidente Vincenzo Toscano — che portano un numero elevato di pazienti nelle sale d’attesa per risolvere problemi anche quotidiani: per diminuire le code è fondamentale attivare sistemi informatici di supporto. Oggi riceviamo centinaia di email e messaggi che ci impongono una consulenza non retribuita e ai pazienti un sistema non sicuro a livello di privacy e dati sensibili». Così, per «professionalizzare» molte delle attività che il medico effettua a favore dei pazienti e di migliorare l’interazione è stata avviata la realizzazione di un ambulatorio virtuale per l’endocrinologia.
La piattaforma web di teleconsulto propone ai pazienti una serie di servizi gratuiti: uno spazio cloud per conservare online la documentazione sanitaria, un servizio di reminder per annotare visite e terapie, un canale attraverso cui dialogare con la segreteria, un servizio di messaggistica per ricevere avvisi e documentazione dai medici.
I professionisti, a loro volta, possono usufruire di uno spazio cloud dove conservare le schede cliniche dei pazienti, di un’agenda online relativa alle prestazioni svolte attraverso la piattaforma, di uno strumento di networking per condividere casi clinici con colleghi. Inoltre, la piattaforma dispone di servizi a pagamento che il paziente può attivare con tariffe stabilite dal clinico, come il consulto medico o la video-visita. Aggiunge Toscano: «Abbiamo integrato nel sistema la nostra “Endowiki”, la più grande enciclopedia multimediale dell’endocrinologia clinica, alla quale i pazienti possono chiedere qualsiasi informazione relativa alla patologia, anche le più semplici».
G. Cimp.

Ambulatorio virtuale,
il paziente non fa coda

Un filo diretto sicuro tra paziente e specialista. È la soluzione che la startup del Politecnico di Milano Welcomedicine ha sviluppato con l’Associazione medici endocrinologi, che raggruppa oltre duemila dei circa 5.000 specialisti italiani: «Ci occupiamo in particolare di malattie croniche come diabete o patologia tiroidea — spiega il presidente Vincenzo Toscano — che portano un numero elevato di pazienti nelle sale d’attesa per risolvere problemi anche quotidiani: per diminuire le code è fondamentale attivare sistemi informatici di supporto. Oggi riceviamo centinaia di email e messaggi che ci impongono una consulenza non retribuita e ai pazienti un sistema non sicuro a livello di privacy e dati sensibili». Così, per «professionalizzare» molte delle attività che il medico effettua a favore dei pazienti e di migliorare l’interazione è stata avviata la realizzazione di un ambulatorio virtuale per l’endocrinologia.
La piattaforma web di teleconsulto propone ai pazienti una serie di servizi gratuiti: uno spazio cloud per conservare online la documentazione sanitaria, un servizio di reminder per annotare visite e terapie, un canale attraverso cui dialogare con la segreteria, un servizio di messaggistica per ricevere avvisi e documentazione dai medici.
I professionisti, a loro volta, possono usufruire di uno spazio cloud dove conservare le schede cliniche dei pazienti, di un’agenda online relativa alle prestazioni svolte attraverso la piattaforma, di uno strumento di networking per condividere casi clinici con colleghi. Inoltre, la piattaforma dispone di servizi a pagamento che il paziente può attivare con tariffe stabilite dal clinico, come il consulto medico o la video-visita. Aggiunge Toscano: «Abbiamo integrato nel sistema la nostra “Endowiki”, la più grande enciclopedia multimediale dell’endocrinologia clinica, alla quale i pazienti possono chiedere qualsiasi informazione relativa alla patologia, anche le più semplici».
G. Cimp.

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