VERSO IL NUOVO GOVERNO/L’impatto sui docenti dell’introduzione della quota 100

Le uscite dei prof aumenteranno del 400% in un anno
di Nicola Mondelli
Boom di pensionati con quota 100. Se dovesse essere questa la strada che il governo Lega-M5s deciderà di percorrere per il 2019 per superare le rigidità della legge Fornero, nella scuola gli insegnanti che potrebbero arrivare alla pensione il prossimo anno sarebbero 100 mila, il 400% in più rispetto alla Fornero. Secondo una stima fatta da ItaliaOggi, dal 1° settembre 2019, a normativa previdenziale vigente, i docenti e il personale Ata che al 31 dicembre 2019 potranno fare valere i requisiti anagrafici e/o contributivi richiesti per accedere sia alla pensione di vecchiaia che a quella anticipata – non tenendo conto di quanti potrebbero chiedere di cessare anticipatamente dal servizio ricorrendo all’Ape sociale, all’Ape volontaria o all’opzione donna o alle norme sui precoci e sui lavori usuranti – potrebbero essere rispettivamente tra 20 e 25 mila e tra 7 e 8 mila.

Si tratta di lavoratori che possono vantare 67 anni di età, unitamente ad una anzianità contributiva non inferiore a 20 anni ovvero, indipendentemente dall’età anagrafica, 42 anni e 10 mesi di anzianità contributiva, se donna e 43 anni e tre mesi ,se uomo.

Qualora invece la normativa vigente, di cui al decreto legge n. 201/2011 ( riforma Fornero) e successive modificazioni, dovesse essere abrogata in tutto o in parte e sostituita con la reintroduzione delle quote, la tesi più accreditata in tal senso dal contratto del nascituro governo Lega-M5s è quella «quota 100» con almeno 35 anni di anzianità contributiva), i docenti che potrebbero avvalersene sarebbero più di 100 mila. Gli Ata oltre 47 mila, rispetto ai 7-8 mila ad oggi previsti, suddivisi per età e per anzianità come riportato nelle allegate tabelle.
Uscite importanti in nome dello svecchiamento, per entrambe le categorie di personale, che creano lo spazio per sostanziose immissioni in ruolo nell’immediato.
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