Rapporto Bankitalia/Nel 2017 la ricchezza complessiva degli italiani è cresciuta dell’1,8%. Gli investimenti nel risparmio gestito hanno sostenuto l’aumento delle attività finanziarie. Calo invece sia per le azioni sia per i bond. E la turbolenza da instabilità politica potrebbe accentuare il fenomeno
di Paola Valentini
Nel 2017 la ricchezza totale delle famiglie italiane è cresciuta ancora, dell’1,8% rispetto a fine 2016 (quando l’aumento era stato del +0,8%), ed è rimasta stabile a 9,3 volte il reddito disponibile. L’aumento, spiega la Banca d’Italia nella relazione annuale sul 2017, è conseguenza dell’aumento del valore delle attività finanziarie (+4,1%). Variazione riconducibile per circa tre quarti al rialzo dei prezzi e per il resto a nuovi investimenti, che hanno toccato il livello più alto dal 2008, spinti soprattutto dai flussi sul risparmio gestito.

Quanto gli investimenti nel mattone, secondo Via Nazionale si sarebbe arrestato il calo della componente immobiliare, malgrado l’ulteriore lieve calo dei prezzi delle abitazioni, su cui non si è ancora trasmesso il recupero della domanda.
Intanto la propensione al risparmio delle famiglie, la porzione di reddito che le famiglie non consumano, si è ridotta dal 10,4 al 9,7%, mantenendosi sotto la media degli altri principali Paesi dell’Eurozona, il 12%. Secondo la Banca d’Italia questo calo potrebbe segnalare il tentativo di ripristinare i livelli di consumo compressi durante la fase negativa del ciclo. E questo può dipendere anche dal fatto che nel 2017 la crescita del reddito disponibile si è rafforzata, soprattutto grazie alla ripresa del lavoro dipendente e ha sostenuto, si legge nella relazione annuale, l’aumento dei consumi in atto dalla metà del 2013.

Nelle valutazioni delle famiglie la capacità di risparmiare è però lievemente aumentata: nelle fasi più acute della crisi solo il 30% delle famiglie riusciva a farlo; nel 2017 sono il 40%. Ma nel biennio 2014-16 è lievemente aumentata la disuguaglianza e nel 2016 l’incidenza di individui in condizione di povertà assoluta era sui livelli massimi degli ultimi dieci anni.

Quanto alla composizione della ricchezza finanziaria delle famiglie, è salito il peso degli investimenti nei fondi di gestione che, osserva Banca d’Italia, favoriscono la diversificazione dei portafogli. Gli acquisti di quote di fondi comuni sono notevolmente aumentati soprattutto a seguito dell’introduzione dei piani individuali di risparmio alla fine del 2016, e anche le polizze assicurative sono cresciute. Per contro, l’incidenza dei titoli di Stato e delle obbligazioni bancarie sul portafoglio si è ridotta al 4,8%, meno di un terzo rispetto al 2008. In base all’ultima Indagine sui bilanci delle famiglie italiane, la quota di nuclei familiari che nel 2016 detenevano direttamente titoli di Stato od obbligazioni era scesa al 10%, il minimo dall’inizio della rilevazione, nel 1989. Le famiglie che hanno ridotto queste attività si sono orientate più delle altre verso il risparmio gestito; la ricomposizione del portafoglio ha interessato più i nuclei familiari con reddito superiore alla mediana.
Quasi un terzo delle attività finanziarie delle famiglie è investito in prodotti del risparmio gestito, quota in aumento da circa un decennio. L’incidenza di fondi comuni e assicurazioni sul totale della ricchezza finanziaria, pari al 28%, è in linea con la media dell’Eurozona; il peso dei fondi pensione è invece inferiore di circa dieci punti percentuali, anche per via del ruolo più importante della previdenza pubblica in Italia.

Quanto al dettaglio della ricchezza finanziaria delle famiglie, questa è passata dai 4.168 miliardi del 2016 ai 4.406 miliardi di fine 2017. I nuovi investimenti in attività finanziarie sono stati pari a 41,4 miliardi (37,1 miliardi nel 2016), a fronte di maggiori passività per 20,9 miliardi (12 nel 2016). In totale i titoli obbligazionari hanno visto fuoriuscite per 41,7 miliardi, da 61,8 del 2016 e i disinvestimenti maggiori hanno colpito i bond bancari italiani (-42,4 miliardi).
I depositi bancari totali hanno raggiunto un peso sul totale delle attività finanziarie del 26,5% dal 27% del 2016 e i flussi sono stati di 21,5 miliardi (43,8 miliardi nel 2016). Le quote di fondi comuni pesano il 12,2% con consistenze pari a 537 miliardi (di cui il 5,9% riferito a prodotti italiani e il 6,3% a comparti di diritto estero), in aumento dall’11,2% del 2016 con flussi per 57 miliardi dai 12,2 miliardi dell’anno precedente. Per azioni e partecipazioni si rilevano flussi in diminuzione (-41,2 miliardi dai -15 miliardi del 2016) sempre a causa delle uscite dai titoli italiani (-41,7 miliardi dai -14,6 miliardi del 2016). Quanto ai prodotti assicurativi e previdenziali (inclusi fondi pensione e tfr), il loro peso è salito dal 22,2% del 2016 al 22,6% con flussi di 32,7 miliardi (41,6 miliardi nel 2016).

Sin qui la fotografia della ricchezza degli italiani nel 2017. Ma che impatto potrebbe avere sui risparmi degli italiani l’attuale turbolenza indotta dall’instabilità politica? Probabilmente si accentuerà la ricomposizione dei portafogli a favore delle gestioni. «Gli investitori istituzionali fondi e assicurazioni, che gestiscono una fetta consistente dei risparmi degli italiani, cercheranno di cogliere le opportunità legate a un aumento dei tassi, limitandone l’impatto negativo sui portafogli delle famiglie» prevede Alessandro Carretta, ordinario di Economia degli intermediari finanziari all’Università Tor Vergata di Roma. (riproduzione riservata)

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