Il tribunale di Roma condanna il ministero dell’istruzione

di Giuseppe Mantica
Va condannata la scuola che rimane inerte di fronte ad episodi di bullismo: e per essa chi paga è il Ministero dell’Istruzione. Con una sentenza (n. 6919/2018), la tredicesima sezione del Tribunale di Roma ha accertato danni fisici e non-patrimoniali per un ragazzo che subiva aggressioni da parte di un compagno di classe. Così il giudice, oltre al Miur, ha obbligato a pagare, il risarcimento dei danni, il bullo (frattempo divenuto maggiorenne) ed i suoi genitori; la condanna è dichiarata in solido, ossia il creditore (la vittima anch’egli, ormai, di maggiore età) può pretendere il pagamento dell’intera somma da uno qualsiasi dei debitori solidali.
Il principio che ha implicato la soccombenza della scuola, e quindi del Ministero, è quello consolidato nell’articolo 2048 del codice civile che riferisce ai precettori ed agli insegnanti le responsabilità per i fatti illeciti commessi dagli allievi, per il tempo che sono sotto la loro vigilanza. I ragazzi frequentavano la prima classe di un istituto tecnico (ragioneria) di Montefiascone, e già dai primi giorni di frequenza il bullo trovava pretesti per insultare e vessare la sua vittima, e continuava per tutto l’anno senza che il preside intervenisse per evitare la situazione e gli episodi (nonostante i fatti fossero evidenti e noti al corpo docente); si accertava che solo a voce ed informalmente alcuni professori avevano richiamato il protagonista negativo, senza però che queste azioni minimali avessero alcun effetto migliorativo. Queste omissioni di attivare provvedimenti disciplinari, e recuperativi della serenità in classe, sono state fortemente valutate nella decisione di condannare scuola e ministero per la «culpa in vigilando»; resterà da vedere se il dicastero di Viale Trastevere procederà contro il dirigente per negligenza nell’assolvimento dei propri doveri di servizio pubblico.
In questo contesto il bullo continuava a molestare il compagno di classe tanto che un giorno, dopo averlo insultato e minacciato in classe, ad uscita da scuola lo sputava, lo spintonava e lo colpiva con numerosi pugni, procurandogli, più gravemente, la frattura del setto nasale per la qual cosa era necessario sottoporlo ad un intervento chirurgico. Ulteriormente va segnalato che la sentenza del Tribunale assegna altre censure alla scuola che pur avendo ricevuto due formali denunce e richieste risarcitorie, (dopo il grave fatto lesivo) da parte del legale dei genitori dell’alunno vittima del bullismo, non aveva dato alcuna risposta, mostrando così perdurante disinteresse e noncuranza della legalità nell’ambiente scolastico pubblico.
Quanto al bullo, il giudice rileva e punisce la mancanza di alcun ravvedimento, anche a seguito del procedimento penale instaurato dinanzi al Tribunale dei Minori della Capitale nel corso del quale l’imputato aveva reso irrealizzabile il programma di messa alla prova (consistente in lavori di pubblica utilità, di una prestazione gratuita in favore della collettività; di condotte riparative, e di risarcimento del danno cagionato e di mediazione con la vittima del reato) per non aver nemmeno cercato o chiesto scusa alla sua vittima.
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