L’Europa sta recuperando il ritardo rispetto agli Stati Uniti negli investimenti in Insurtech. Numerose le iniziative nel settore sul mercato italiano. Come Archimede, Yolo e Neosurance
di Anna Messia
Le nuove tecnologie stanno cambiando il mondo assicurativo e la trasformazione è in piena attività con le compagnie europee che stanno investendo grandi capitali per recuperare la partenza ritardata rispetto agli Stati Uniti e l’Italia appare effervescente. Nel 2017, secondo il report realizzato dalla società di consulenza Accenture, gli investimenti in Insurtech sono saliti a livello mondiale del 32%, a 2,316 miliardi e la spinta più forte all’incremento è arrivata dall’Europa che ha visto una crescita straordinaria della spesa (385%) a 679 milioni, mentre il Nord America, che pure rimane in testa per il valore complessivo e volume delle operazioni, pari a 1,24 miliardi di dollari, l’incremento è stato solo del 6%. Insomma l’Insuretch, nato negli Stati Uniti, si sta espandendo a macchia d’olio nel resto del mondo e in Europa che rappresenta oggi il 32% degli investimenti globali con la quota Usa ridotta al 46%. Quattro anni fa il rapporto era più squilibrato pari a 12% e 80%. Elevato il fermento in atto, che non risparmia l’Italia che appare anzi tra i capofila del cambiamento.
Lunedì 21 maggio si è quotata in borsa Archimede , la prima spac (special purpose acquisiti on company) delle polizze che punta sulle nuove tecnologie, operando nel ramo danni, e l’interesse del mercato è stato molto forte, con la domanda di sottoscrizioni che ha superato l’obiettivo di raccolta di 47 milioni, comprese banche e investitori come Unicredit , Ubi e Ibl Banca o il fondo Algebris di Davide Serra. Nei primi giorni le quotazioni della società presieduta da Andrea Battista sono salite, incuranti dei momenti di volatilità di Piazza Affari, a riprova del forte interesse che c’è anche in Italia sul tema Insurtech. «Le compagnie italiane sono tra le prime a essersi mosse negli investimenti in tecnologia», dice Daniele Presutti, senior managing director Insurance Lead per Accenture Italia. «Lo prova che il 20% del mercato delle polizze per l’auto prevede sistemi di connessione telematica anche se finora sono stati utilizzati prevalentemente per definire il prezzo dei prodotti e meno per l’offerta di servizi».

Tutte le imprese, a partire dai big Generali e Unipol , hanno poi stanziato importanti budget per l’evoluzione tecnologica, affiancati dalla creazione di fondi dedicati all’investimento in start up e progetti innovativi. «Il ritardo italiano per l’Insurtech è stato determinato dalla carenza di investimenti di venture capital che hanno premiato il mercato inglese o quello tedesco ma sono molto positivo sull’evoluzione visto che tutti gli ad dei grandi gruppi che operano nel settore stanno abbracciando le nuove tecnologie». In Italia l’elenco delle società Insurtech s’allunga.
C’è Yolo, broker presieduto da Simone Ranucci Brandimarte, che offre coperture in tempo reale e sta già pensando di esportare il suo modello all’estero. Oppure Prima.it, branch italiana del colosso riassicurativo Munich Re , che consente di acquistare e comparare le polizze delle compagnie tradizionali a condizioni vantaggiose in pochi secondi offrendo poi servizi di assistenza non stop al cliente in via digitale. C’è poi Axieme, start up italiana in ambito peer to peer che permette di sottoscrivere polizze a un gruppo di persone con lo stesso bisogno di protezione assicurativa, incontrandosi via web, così come Darwinsurance, che ha sviluppato una piattaforma social dove gruppi di utenti accedono per condividere rischi assicurativi con lo scopo di ottenere sconti. Mentre Neosurance permette alle compagnie di realizzare vendite push di microassicurazioni con un semplice tocco sullo schermo
Sono solo alcuni dei diversi progetti avviati negli ultimi tempi. «La crescita dell’Insurtech è la dimostrazione di come queste iniziative siano diventate parte integrante degli investimenti delle compagnie di assicurazione, rientrando in una strategia più ampia di innovazione che promette anche di far aumentare i volumi, in particolare nel ramo Danni, superando la storica sottoassicurazione che caratterizza il Paese rispetto al resto d’Europa se si escludono le polizze Rc Auto obbligatorie per legge», conclude Presutti. L’Insurtech, oltre a far crescere il mercato, potrà poi avere effetti benefici anche sul calo dei costi, rendendo più efficienti i processi. Finora la gran parte degli investimenti in Insurtech si è concentrata in specifiche aree aziendali, come marketing e distribuzione, ma c’è un evidente trend in atto, che coinvolge anche la gestione delle imprese. Nel 2017, per esempio, l’area dei sinistri ha raccolto circa il 9% degli investimenti totali in Insurtech. Solo l’anno prima appena lo 0,6%. (riproduzione riservata)

Fonte: