di Valerio Testi
La caduta, nella seconda metà di maggio, da quota 6 euro ai 4,5 dei giorni scorsi non è certo stata motivo di soddisfazione per i vertici di Anima . Che nella giornata di ieri sono passati al contrattacco investendo complessivamente oltre un milione di euro, attingendo ai risparmi a disposizione, per approfittare della situazione. Per la precisione quattro dirigenti strategici della società di gestione (l’ad Marco Carreri, il dg Alessandro Melzi, il chief investment officer Filippo Di Naro e il responsabile marketing e business development Pierluigi Giverso, hanno acquistato, come risulta dalle comunicazioni di internal dealing trasmesse dalla società, 86.669 azioni sul mercato per un controvalore di poco inferiore a 400mila euro.
Mentre altri nove dirigenti hanno acquistato oltre 150mila azioni, dando un forte segnale di fiducia nelle prospettive future di Anima . Dopo la pubblicazione dei risultati trimestrali, che peraltro hanno registrato un utile netto di 45 milioni, superiore alle attese degli analisti di oltre il 20%, l’azione ha ceduto oltre un quarto del valore in poche sedute e solo ieri, nel finale, ha mostrato un tentativo di inversione di tendenza chiudendo la seduta in rialzo del 3,3% a 4,63 euro. Oltre alle incertezze che stanno condizionando Piazza Affari, ha inciso anche il fatto che l’azionariato di Anima vede un peso elevato di investitori istituzionali, che in questo momento si mettono perlopiù alla finestra dato che il mercato italiano è visto come troppo volatile e rischioso nel breve.

Martedì 29 Mediobanca ha tagliato il target price di Anima a 6 euro a causa dell’incertezza sulla borsa italiana e consigliando di ridurre l’esposizione verso i titoli finanziari. Molte case hanno sull’azione un giudizio positivo: apprezzato il basso peso nel conto economico di Anima delle commissioni di performance, che quando i mercati non salgono si riducono in maniera significativa, e una posizione favorevole dal punto di vista della nuova regolamentazione Mifid2 grazie a un livello di costi sui prodotti per il cliente retail leggermente inferiore alla media dell’industria del risparmio gestito italiano. Nel 2019 i clienti cominceranno a ricevere, in base alla nuova normativa europea, un estratto conto che dovrà evidenziare i costi sostenuti l’anno precedente sui prodotti di risparmio gestito.
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