Per rifinanziare le obbligazioni e abbattere le spese il gruppo si è garantito tassi all’1% su 7 mld € al 2021. E sugli ibridi i costi sono già dimezzati

di Angela Zoppo
Sul costo del debito in obbligazioni al 2021, quindi oltre l’arco dell’ultimo piano strategico 2018-2020, Enel ha giocato d’anticipo. Il gruppo guidato dall’ad Francesco Starace ha cristallizzato parte dei costi e si è assicurato contro il rialzo dei tassi, una scelta coerente con l’obiettivo di abbattere gli oneri finanziari. «Potremo rifinanziare scadenze fino a 7 miliardi di euro avvalendoci di un tasso di interesse fissato in media tra l’l e 1,5%», spiega a MF-Milano Finanza il cfo Alberto De Paoli, che ha appena riportato Enel sul mercato dei bond ibridi. In un colpo solo, il gruppo ha lanciato tre operazioni: una nuova emissione multi tranche per 1,250 miliardi di euro (scadenze 2078 e 2081), che ha raccolto adesioni per un importo superiore a 3 miliardi di euro, un’offerta di scambio volontaria fino a 500 milioni di euro per il riacquisto del bond scadenza 2075, e un’offerta non vincolante per il riacquisto dell’altro bond, sempre ibrido, scadenza 2074.
Il tutto, in linea con la strategia finanziaria del Gruppo delineata nel Piano Strategico 2018-2020, che prevede il rifinanziamento di 10 miliardi di euro al 2020 anche attraverso l’emissione di queste emissioni a lunghissima scadenza. «In base alle adesioni all’offerta volontaria potremmo arrivare a un controvalore di 1,750 miliardi di euro», dice De Paoli. Il 9 maggio scorso il cda ha deliberato di autorizzare l’emissione di «uno o più nuovi prestiti obbligazionari non convertibili subordinati ibridi», fino a 3,5 miliardi di euro. La decisione rientra nella cosiddetta «gestione attiva delle scadenze e del costo del debito», che Starace ha illustrato al mercato a Londra, il 18 novembre scorso. Nel 2017 Enel ha già risparmiato circa 125 milioni di euro in interessi, proprio grazie alle nuove emissioni.

Cimentarsi con le obbligazioni ibride non è cosa semplice. Indietro non si torna: per il gruppo che le emette, diventano di fatto un impegno permanente. I vincoli da rispettare sono tanti, e anche rinegoziarle è di fatto necessario per mantenere il principale vantaggio costituito dalla componente di equity del 50% propria di questo strumento. Le agenzie di rating, infatti, riconoscono l’equity content solo a precise condizioni: la principale è che l’emittente rifinanzi il bond quando si avvicina la scadenze della prima data di rimborso anticipato. Nel caso in cui questo non avvenga, ma si proceda soltanto al rimborso, l’equity content non viene più riconosciuto, e questo vale anche per gli altri strumenti ibridi in circolazione in quel momento. La regola è così stringente perché si vuole fare in modo che gli emittenti non scelgano questo tipo di strumenti finanziari su base opportunistica.
«Ovviamente vogliamo evitare di perdere l’equity content», premette De Paoli, «Ci sono delle finestre abbastanza ampie per operare, perché il rifinanziamento può avvenire anche in anticipo rispetto alla prima scadenza del bond, che nel nostro caso è a gennaio 2019. Ed è quello che abbiamo fatto, approfittando di questa flessibilità per cogliere condizioni di mercato favorevoli. Avevamo delle aspettative di costo più alte, invece siamo riusciti a stare sul 3%». A conti fatti il costo medio così è già più che dimezzato, visto che il bond rifinanziato con questa operazione pagava circa il 6,5%. Le prossime date di rimborso anticipato degli altri bond ibridi di Enel sono fissate al 2020 e al 2021 e 2023. Ragionevole pensare che anche in questo caso gli uomini della finanza si muoveranno sfruttando la possibilità di anticipare i tempi. «Guarderemo le finestre di mercato più favorevoli», conferma De Paoli, «il vantaggio della flessibilità è proprio questo».
Più in generale, la strategia del gruppo prevede di approvvigionarsi sul mercato utilizzando diverse classi di obbligazioni. Il canale d’elezione sarà rappresentato dai green bond, di cui Enel sta diventando uno dei principali emittenti in Europa. Le obbligazioni classiche invece saranno lanciate prevalentemente in dollari. «Il mercato statunitense oggi offre delle condizioni estremamente competitive, lo scorso anno infatti abbiamo emesso obbligazioni in dollari scadenze a 12 anni in media e con tassi intorno 1,6%», conferma De Paoli, «Il numero dei nostri investitori istituzionali residenti negli Usa continua a crescere, di pari passo con il piano di sviluppo di Enel . Nelle rinnovabili, per esempio, avanziamo al ritmo di 1000 nuovi MW all’anno, e abbiamo all’attivo numerose acquisizioni di società utili per il nostro approccio alla transizione energetica». (riproduzione riservata)
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