di Ashley Frazza. 

Con 3776 voti favorevoli, 2 contrari ed un astenuto, l’assemblea dei soci della Società Cattolica di assicurazioni ha approvato, in sede straordinaria, le modifiche allo statuto sociale proposte dal Consiglio di Amministrazione.

Ovvero: la conferma del modello cooperativo e capitario, temperato con la partecipazione attiva dei soci di capitale, la riduzione del numero complessivo dei membri del C.d.A, che passerà da 23 a 17 membri e l’adozione del sistema monistico, quest’ultimo una piccola rivoluzione nella governance della compagnia.

L’assemblea ha inoltre approvato, in sede ordinaria, il bilancio d’esercizio del 2017, chiuso con un utile di 41 milioni di euro e un risultato operativo in diminuzione dell’8,8% a 206 milioni e ha plaudito alla distribuzione di un dividendo unitario complessivo, pari a € 0,35 per azione.

“Con l’Assemblea di oggi abbiamo scritto un nuovo capitolo della storia di Cattolica – ha affermato soddisfatto Paolo Bedoni, Presidente di Cattolica -,la riforma della governance del Gruppo è stata approvata dalla quasi totalità dell’Assemblea, in coerenza con il percorso che abbiamo compiuto in questi anni: abbiamo confermato il modello d’impresa cooperativo, mantenendo l’identità e nello stesso tempo abbiamo aperto ai soci di capitale, consapevoli che senza investitori non ci può essere sviluppo”.

Leggeri momenti di tensione si sono verificati quando alcuni soci hanno manifestato la loro insofferenza contro la decisione di aprire i seggi per le candidature al collegio sindacale, ben prima che le varie liste illustrassero il loro programma. La lista composta da Michele Giangrande, Enrico Sauro e Stefano Bianchi Carini, che ha ottenuto 830 voti, non è riuscita a superare quella del presidente uscente Giovanni Glisenti, vincente con 27 voti di distacco, vedendo così la riconferma in toto del collegio sindacale.

Ma cosa prevede, in pratica, il nuovo sistema di governance, già adottato in Italia da Intesa San Paolo ed uno dei punti più importanti discussi ieri in assemblea? Il sistema monistico, come ha detto Bedoni, “è il sistema di amministrazione e controllo più diffuso in ambito internazionale e più riconoscibile dagli investitori. Consente una concentrazione delle funzioni di amministrazione e controllo nell’unico organo amministrativo, ma con specifiche funzioni di controllo attribuite al Comitato per il Controllo sulla Gestione”.

Cattolica sarebbe quindi la prima compagnia assicurativa italiana ad adottare questo modello, di stampo anglosassone. L’Ad di Cattolica, Alberto Minali, confermato nel suo ruolo dall’assemblea e nominato Consigliere nel Consiglio di amministrazione, ha condiviso le parole del presidente, affermando che il nuovo sistema di governance permette “snellezza operativa, chiarezza di ruoli e raggiungimento degli obiettivi”.

Convinto sostenitore della conservazione della forma cooperativa, l’Ad ha avuto anche modo di esprimersi contro una possibile trasformazione di Cattolica in spa paventata da alcuni soci, a cui ha risposto in maniera netta: “Ho la presunzione di dire che Cattolica, se si trasformasse in Spa, essendo una compagnia attrattiva potrebbe diventare preda di altre realtà. Prendersi questo rischio sarebbe stupido”.

Minali ha infine illustrato il piano industriale 2018-2020, che prevede di passare dagli attuali 206 milioni di euro ad un utile operativo di 375-400 milioni nel 2020, in crescita del 60% rispetto al 2016, tramite tre pilastri: semplificazione, velocizzazione e digitalizzazione della compagnia.