di Francesco Ninfole
Banche, risparmio e bail-in sono stati i temi al centro dell’ultimo discorso al mercato del presidente della Consob, Giuseppe Vegas, il cui mandato scadrà a dicembre. Ieri a Milano, a Palazzo Mezzanotte, Vegas ha perciò fatto un bilancio dei sette anni al vertice della commissione di controllo, evidenziando le principali novità normative affrontate nel periodo. Tra queste spicca il bail-in, che ha comportato maggiori rischi di perdite per i risparmiatori che investono nelle banche (azionisti, obbligazionisti e in ultima istanza depositanti con conti oltre 100 mila euro). «Il primo e provvisorio bilancio di applicazione del bail-in non può dirsi positivo», ha detto Vegas. «Le stesse regole che l’Europa si è data per assicurare stabilità si sono rivelate in questo caso un fattore di instabilità. Alla prova dei fatti, l’idea di circoscrivere ai soli investitori di una banca i costi del salvataggio si sta mostrando illusoria». Inoltre, «la gestione delle crisi bancarie può richiedere interventi tempestivi, talvolta fulminei, incompatibili con i meccanismi decisionali sull’asse Francoforte-Bruxelles».

Secondo il presidente della Consob il bail-in ha introdotto «elementi fortemente distorsivi»: in particolare, «si è rivelata infelice e poco ponderata la scelta di adottare la nuova disciplina con effetto retroattivo», una scelta che «contrasta con i principi di fondo del diritto» e che «va corretta quanto prima». Per di più l’assenza di un periodo transitorio «si è rivelata uno shock normativo, che ha contribuito a minare la fiducia nel sistema bancario». Oltre all’abolizione degli effetti retroattivi Vegas ha così proposto anche per gli obbligazionisti «una soglia di salvaguardia a 100 mila euro, analoga a quella prevista per i correntisti». La disciplina del burden sharing del 2013 e la successiva direttiva sulle risoluzioni bancarie (Brrd), affermando il principio del coinvolgimento dei privati nelle perdite, sono state uno spartiacque per la vigilanza sul collocamento di prodotti finanziari ai piccoli risparmiatori. Negli ultimi mesi la Consob è finita sotto i riflettori per i controlli sui titoli emessi dalle banche in crisi. Vegas ieri ha respinto indirettamente le accuse, sottolineando che la facoltà di vietare la vendita al pubblico retail di prodotti complessi e opachi (la cosiddetta product intervention) è prevista dalla Mifid 2, che entrerà in vigore il prossimo anno (sulla materia saranno avviati a breve i lavori in commissione Finanze del Senato, ha fatto sapere ieri il presidente Mauro Maria Marino). La Consob, secondo quanto detto ieri dal suo presidente, ha chiesto al governo a inizio 2013 di anticipare a livello nazionale la product intervention, ma la richiesta «non ha avuto seguito». Perciò, ha aggiunto Vegas, la commissione è intervenuta con una semplice moral suasion, esercitata attraverso una raccomandazione del dicembre 2014 alle banche di non vendere strumenti complessi ai piccoli risparmiatori.

Inoltre Consob, ha ricordato Vegas, ha varato linee guida sulle «Avvertenze per l’investitore» nei prospetti informativi, con l’obiettivo di aumentare la comprensione dei rischi dei prodotti finanziari. Dal 2018 partirà a livello Ue il Kid (Key Information Document), che conterrà una classificazione del rischio (in una scala da uno a sette) e scenari di rendimento con una metodologia di tipo probabilistico. «Viene così superata una polemica strumentale, che si è protatta per anni nel dibattito pubblico nostrano», ha detto Vegas. Sempre in tema di protezione del risparmio, Consob ha chiesto alle banche di distribuire i titoli non più allo sportello ma attraverso una sede multilaterale di negoziazione (cioè un mercato regolamentato o un Mtf), come quella gestita da Hi-Mtf Sim. Da ieri partecipa a questa piattaforma anche Cassa di Risparmio di Ravenna, l’istituto presieduto dal numero uno Abi Antonio Patuelli, che ha così lanciato un segnale per il settore a favore dell’iniziativa.

I riferimenti di Vegas aomparto bancario non si sono limitati al bail-in, ma si sono estesi alla gestione dei crediti deteriorati, con qualche critica alla vigilanza unica europea che «ha in parte contribuito ad apportare nuovi fattori di tensione», per esempio con richieste di capitale che hanno prodotto «effetti collaterali e indesiderati di natura pro-ciclica». Le misure di rafforzamento patrimoniale per Vegas «nel medio e lungo periodo potranno rivelarsi risolutive, ma nel breve termine hanno aggravato il quadro di incertezza e instabilità».

Quanto ai non-performing loan, «le autorità europee premono per trovare una rapida soluzione, ma la fretta potrebbe rivelarsi una cattiva consigliera», secondo il presidente Consob. «Quanto più il valore degli npl viene abbattuto, scavando voragini nei bilanci, da riempire con risorse aggiuntive sottratte al credito, tanto più aumenta il profitto di chi acquista a prezzi stracciati per poi rivendere con plusvalenze. Il mercato internazionale segue la partita con attenzione fiutando il grande affare». Perciò Vegas si è detto contrario alle svendite ai fondi e ha auspicato una maggiore gestione interna da parte delle banche, con un possibile aiuto da «strumenti innovativi, come un mercato regolamentato dei crediti deteriorati».

Un’altra stoccata è stata indirizzata all’Eba, di cui Vegas ha implicitamente suggerito la chiusura in seguito alla Brexit: «L’attuale architettura del sistema di supervisione finanziaria merita di essere riconsiderata; una semplificazione è auspicabile». Il presidente Consob ha caldeggiato il modello twin peaks: «Il traguardo di due soli soggetti rappresenterebbe un consistente passo in avanti. Da una parte un’Autorità preposta alla supervisione micro-prudenziale, dall’altra un’Autorità che si occupi della correttezza dei comportamenti, perseguendo con particolare attenzione l’obiettivo della tutela dei risparmiatori e degli investitori». Per questa seconda autorità Milano sarebbe «la sede ideale».

Più in generale, Vegas ha sottolineato che la Brexit è una «straordinaria opportunità» per la piazza finanziaria milanese, che va colta con presupposti di base (servizi, infrastrutture e regole) e non solo con «requisiti di contorno» come la qualità della vita. Milano può ospitare società in fuga da Londra e «può ambire a diventare uno dei principali poli di riferimento in Europa per l’asset management». Per rilanciare il polo milanese secondo Vegas è utile abolire la Tobin tax e risolvere il problema degli arbitraggi regolamentari, soprattutto nei confronti di Paesi più permissivi (come Malta, Lussemburgo e Cipro) che possono offrire il passaporto europeo. (riproduzione riservata)
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