Dal terremoto del Belice del 1968 l’Italia ha speso circa 150 miliardi di euro per le ricostruzioni post-terremoto, esclusi quelli del 2016. Solo negli ultimi 10 anni, per i vari eventi catastrofali (frane, alluvioni, sismi) sono stati sborsati 33 miliardi di fiscalità pubblica, spesso spesi male. Oltre a questo, c’è l’allarme lanciato dall’agenzia di rating Standard & Poor’s secondo cui, in caso di grande evento sismico (con periodo di ritorno di 250 anni) il rating sovrano dell’Italia (attualmente BBB-) possa subire un downgrading fino a quasi un grado (notch), con il rischio di tenuta finanziaria del Paese.

Un declassamento che potrebbe essere evitato con una maggiore penetrazione delle assicurazioni contro i danni catastrofali. Oltretutto, i soldi spesi per l’emergenza e la ricostruzione attraverso la fiscalità pubblica, potrebbero essere coperti dalle assicurazioni, con un risparmio economico e una migliore efficienza del sistema, liberando l’apparato pubblico che potrebbe dedicarsi interamente alle strategie di prevenzione.

Su questi caldissimi argomenti si è discusso al Convegno – “Il gap di protezione assicurativa contro le catastrofi naturali in Italia. Costruire insieme la resilienza del Paese” – che si è svolto ieria Roma, organizzato da Swiss Re con la partecipazione di: Gianluca Galletti, Ministro dell’Ambiente; Fabrizio Curcio, Capo Dipartimento Protezione Civile; Giovanna Melandri, Presidente Fondazione MAXXI; Maria Bianca Farina, Presidente ANIA; Christian Mumenthaler, CEO di Gruppo Swiss Re; Guido Castelli, Sindaco Ascoli Piceno; Mauro Montagnini, Direttore Generale ANIA; Claudia Cordioli, responsabile Italia, Iberia e Medi Swiss Re; Carlo Coletta, CEO Swiss Re Italy.

“Il governo ha affrontato la lotta al dissesto idrogeologico – ha spiegato il ministro Gian Luca Galletti – con determinazione e coraggio. Abbiamo creato una banca dati degli interventi, semplificato il sistema, trovato le risorse, aperto già tanti cantieri. Il problema oggi è la governance, riuscire a spendere bene i soldi che ci sono. Il percorso è avviato, ora è possibile pensare a una collaborazione con il sistema delle assicurazioni. Al G7 Ambiente di Bologna dell’11 e 12 giugno – ha aggiunto Galletti – studieremo il rapporto tra la finanza e la sostenibilità: oggi il settore ambientale non può fare a meno di un grande coinvolgimento del settore finanziario. Dobbiamo iniziare a parlarne anche con quel mondo assicurativo che voglia pensare a prodotti innovativi”.

Nonostante il 68% delle frane europee avvenga nel Belpaese, con quasi il 90% degli 8100 Comuni esposti a qualche tipo di rischio catastrofale, e nonostante l’Italia sia il Paese più esposto e che spende di più, è anche quello in cui la cultura assicurativa è inferiore rispetto agli omologhi europei, con un’offerta assicurativa decisamente migliorabile e, soprattutto, nessuno sostegno alla domanda, con alte tasse, nessuna detrazione e scarsa sensibilità del dibattito pubblico. Eppure, uno studio della BIS (Bank for International Settlements) ha analizzato 2500 catastrofi naturali nel mondo, mostrando come i paesi con un alto livello di penetrazione assicurativa (=/> 60%) subiscano costi indiretti in misura più limitata dalle catastrofi ed un impatto sul prodotto nazionale lordo conseguentemente minore. Insomma, questi paesi recuperano anche più velocemente dopo una catastrofe, grazie alla certezza dei finanziamenti originanti dalle coperture assicurative che consente di accelerare la fase della ricostruzione.

Anche per il capo del dipartimento della Protezione Civile, Fabrizio Curcio “è fondamentale la collaborazione tra pubblico e privato, perché il pubblico da solo non ce la può fare e questa sinergia è fondamentale anche per contribuire alla crescita anche del sistema di protezione civile”. Con questa frase Curcio ha voluto sintetizzare l’importante giornata di lavoro evidenziando che “la parte pubblica ha sempre più spesso bisogno del supporto e del contributo dei privati soprattutto nelle attività di prevenzione dei rischi, tema che deve essere mantenuto sempre in primo piano e che rappresenta uno dei cardini del sistema di protezione civile”. “In questa attività – ha aggiunto – il ruolo delle assicurazioni è molto importante e fondamentale per cercare di raggiungere soluzioni che siano efficaci e che non guardino soltanto alla consequenzialità danno-rimborso in emergenza ma mirino a rendere il cittadino consapevole dei rischi del territorio in cui vive”.

Di fronte ad un dato di fatto come l’assenza di copertura contro il rischio di catastrofi naturali (solo il 2% delle case in Italia è coperto da assicurazione contro le catastrofi), l’unica strada percorribile per sviluppare questo mercato, per Maria Bianca Farina, presidente ANIA, è quella “dell’incentivo fiscale, della rinuncia all’aliquota del 22,5% sui premi di queste polizze”.

“Non ci sarebbe neanche un problema di gettito – ha detto Farina intervenendo ad un convegno di Swiss Re dedicato alla sottoassicurazione del mercato italiano – visto che quelle polizze oggi non ci sono”.
Secondo Farina, “è impensabile continuare a vivere in Italia con un sistema non regolamentato ex ante” ma solo con gli interventi ex post dello Stato per la ricostruzione.

La presidente dell’Ania ricorda le tante proposte dell’associazione rimaste negli anni lettera morta e invita a riconsiderare il modello francese dell’assicurazione semi-obbligatoria legata al rischio incendio.