Diminuiscono sensibilmente i reati, cresce invece il numero dei detenuti: a dirlo è il XIII rapporto sulle condizioni di detenzione dell’associazione Antigone. Intitolato «Torna il carcere», il documento è stato presentato nei giorni scorsi a Roma ed evidenzia che negli ultimi sei mesi il numero dei detenuti presenti nei 190 istituti penitenziari della Penisola è aumentato di circa 1.500 unità, raggiungendo quota 56.436.

Nel semestre precedente la crescita era stata di circa 1.100 unità e negli ultimi 16 mesi, sottolinea ancora il rapporto, il numero dei detenuti è cresciuto di 4.272 unità. Dalla fine del 2015 alla fine del 2016 il tasso di affollamento è passato dal 105% al 108,8%. Al 30 aprile di quest’anno, si legge ancora, eravamo già al 112,8%. I detenuti in custodia cautelare sono passati dal 34,1% del 2015 al 34,6% di oggi. Aumenta la percentuale degli stranieri in carcere, che passa dal 33,2% della fine del 2015 al 34,1% di oggi. Aumentano i detenuti per condanne inferiori ai 3 anni (dal 23,7 al 24,3%) e diminuiscono leggermente i detenuti per condanne superiori ai 10 anni (dal 28,9 al 28,6%). Eppure, si legge nel rapporto, i reati diminuiscono sensibilmente: nel 2015 il totale di quelli denunciati è stato infatti pari a 2.687.249, contro i 2.812.936 del 2014. Negli ultimi decenni, continua il rapporto, il calo di alcuni reati è stato enorme, per esempio degli omicidi che nel 1991 erano 1.916, a fronte dei 397 del 2016. Nel giugno del 1991 i detenuti erano però 31.053. Dunque, viene osservato nel rapporto, si ammazzava cinque volte di più, ma si finiva in galera due volte di meno. Il motivo, secondo l’associazione Antigone, è che non si era ossessionati dalla sicurezza. Tra il 2014 e il 2015, si legge infine, sono diminuiti tutti i reati che dovrebbero creare maggiore allarme: violenze sessuali (-6,04%), rapine (-10,62%), furti (-6,97%), usura (-7,41%), omicidi volontari (-15%).
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