di Stefania Peveraro

I piani istituzionali di risparmio potrebbero essere più vicini. Il deputato di Forza Italia, Sestino Giacomoni, vice presidente della Commissione Finanze della Camera, ieri intervenendo al convegno organizzato alla Camera sul tema dei crediti deteriorati ha colto l’occasione per comunicare che «è stato ammesso all’esame della commissione Bilancio di Montecitorio il mio emendamento alla manovrina per istituire i Piani Istituzionali di Risparmio, estendendo le agevolazioni fiscali previste per le persone fisiche che investono nei Pir anche alle casse di previdenza e ai fondi pensione, che sottoscrivano strumenti analoghi». E ha aggiunto: «Confido che possa essere approvato a larga maggioranza».

L’emendamento, ha spiegato Giacomoni, «ha già avuto una valutazione positiva dal ministero dell’Economia in occasione di una mia precedente interrogazione sul tema, ed è volto a indirizzare importanti risorse finanziarie verso strumenti che investono direttamente e indirettamente nelle piccole e medie imprese, a sostegno quindi dell’economia reale del nostro Paese». A parlarne nei giorni scorsi era stato Luigi Casero, vice-ministro dell’Economia che aveva sottolineato nel corso di una audizione che il governo ritiene utile «prevedere la possibilità di introdurre norme che stabiliscano nuovi strumenti finanziari per casse di previdenza private e fondi pensione, secondo il meccanismo dei Pir che potrebbero altresì essere ridenominati come Piani istituzionali di Risparmio».

E lo stesso Maurizio Bernardo, presidente della Commissione Finanze della Camera, aveva lanciato l’idea in un suo commento dalle colonne di MF Milano Finanza lo scorso 5 maggio. Come noto, a oggi fondi pensione e casse di previdenza possono investire fino al 5% dei rispettivi patrimoni in strumenti finanziari di società quotate o non quotate con base in Italia o in uno Stato membro Ue o aderente all’accordo sullo spazio economico europeo con stabile organizzazione nel territorio italiano oppure in quote di fondi (e quindi anche Pir) che investano in queste società, godendo dell’esenzione fiscale. Tuttavia, mentre i Pir hanno riscosso grande successo presso i clienti retail, lo stesso non si è visto con i fondi pensione, rimasti alla finestra. Se venissero invece lanciati prodotti specificamente loro dedicati, le cose potrebbero forse cambiare. Anche il risparmio previdenziale potrebbe quindi essere incanalato verso le Pmi diventando sempre di più una fonte di finanziamento alternativa alle banche.

Con i Pir (sia individuali sia istituzionali) che potrebbero però a loro volta investire anche in titoli derivanti da cartolarizzazioni di sofferenze bancarie garantiti con la Gacs, come proposto in occasione del medesimo convegno dal vicedirettore generale di Banca d’Italia Fabio Panetta (si veda altro articolo in pagina). Il tutto è parte di un disegno unico volto a rendere disponibili risorse per le pmi. In quest’ottica il presidente Maurizio Bernardo, organizzatore dell’iniziativa di ieri sui crediti deteriorati, ha auspicato che un confronto tra governo, autorità, banche e investitori sia organizzata anche in tema di finanziamento alle pmi. (riproduzione riservata)
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