A dar retta alla vecchia battuta per cui un banchiere presta l’ombrello quando c’è il sole e lo rivuole quando piove si potrebbero trarre buoni auspici sulla salute del mercato della casa. Le aziende di credito infatti stanno allentando i cordoni della borsa con chi chiede un mutuo, facendo professione di fiducia sul futuro, anche se sul fronte dei tassi si intravvede qualche increspatura all’orizzonte: il ritorno dell’inflazione a livelli prossimi al 2% prelude a una politica monetaria meno accomodante e quindi a un rialzo del costo del denaro. Secondo l’ultimo Osservatorio di mutuiOnline.it nel primo trimestre del 2017 la cifra media concessa ai mutuati è salita a oltre 124mila euro, circa 8.000 in più rispetto al minimo storico di due anni fa; dati analoghi si riscontrano sul fronte della domanda, che la scorso aprile, secondo la Centrale rischi Crif, si è attestata su una media di 125.576 euro. In uno scenario che vede transazioni in aumento — e quindi una maggiore quota di vendite di immobili di valore medio e medio basso — e prezzi in leggera diminuzione l’incremento delle erogazioni si spiega anche con la disponibilità a finanziare una quota maggiore dell’acquisto. Un segnale lo si ricava anche guardando le condizioni dei finanziamenti per i profili diversi di debitori qui analizzati. Il tasso medio di un finanziamento variabile ultrasicuro perché di breve durata e concesso a un debitore che in realtà non avrebbe nemmeno bisogno di soldi è di soli 30 centesimi più basso rispetto a quello applicato su un mutuo lungo a un debitore che, tre anni fa, non avrebbe mai ottenuto il benestare. Il gap a tasso fisso è maggiore (circa 60 centesimi) ma la spiegazione è tecnica: l’Eurirs, il parametro su cui si costruisce il prezzo del prestito fisso, cresce con l’aumentare della durata del finanziamento.

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