di Luisa Leone
Niente più accorpamenti obbligatori tra casse previdenziali. Perde per strada uno dei punti più controversi il Testo unico di riforma degli enti privatizzati, appena depositato alla Camera dei Deputati. Rispetto alla bozza anticipata da MF-Milano Finanza lo scorso 29 marzo, la proposta di legge di cui è prima firmataria Titti Di Salvo (Pd), vicepresidente della Commissione parlamentare di controllo sulle attività degli enti gestori di forme obbligatorie di previdenza, prevede aggregazioni solo volontarie e incentivate con la leva fiscale (tassazione dei rendimenti al 15%), per le casse più piccole. Nella versione originaria invece il testo stabiliva la fusione obbligatoria tra gli enti sotto i 60 mila iscritti, da attuarsi nel giro di cinque anni. Altra differenza rispetto alle bozze è che non dovrebbe più essere cancellata l’Onaosi (assistenza agli orfani di medici e veterinari). Per il resto la versione finale del Testo unico conferma tutti i punti salienti, a partire dalla rivendicazione della natura privata degli enti. «Merito di questo testo è di chiarire che non esiste contraddizione tra struttura privata e mission pubblica delle casse previdenziali», sottolinea con MF-Milano Finanza la Di Salvo. Un merito apprezzato dai diretti interessati: «È molto positivo che la riforma ribadisca la natura privata degli enti, contro gli striscianti tentativi di ripubblicizzazione degli ultimi anni», commenta Alberto Oliveti, presidente dell’Adepp, l’associazione che riunisce le casse privatizzate. Olivei esprime apprezzamento anche per altri punti della riforma: dall’introduzione dell’atteso regime di deducibilità dell’Iva, fino alla solidarietà intercasse, con la creazione di un fondo per far fronte a eventuali situazioni di crisi di un soggetto del sistema. Mentre «sono scettico sull’abrogazione tout-court della legge di privatizzazione, per gli effetti che potrebbe avere sulla giurisprudenza e sulla legislazione vigenti; così come sul passaggio immediato al contributivo puro per tutte le casse».

Altro capitolo importante della proposta di legge è poi quello fiscale, che prevede l’abbassamento dell’aliquota sui rendimenti finanziari dall’attuale 26% al 20% e appunto la tassazione di vantaggio, al 15%, per gli enti che volontariamente decidano di accorparsi. Ovviamente nel cammino parlamentare si vedrà se dal governo arriverà il via libera a queste norme, che ovviamente comporterebbero minori entrate per le casse pubbliche. Il principio di base però è rivendicato dalla Di Salvo: «Si è pensato di utilizzare la leva fiscale per incoraggiare gli accorpamenti tra le casse più piccole, ma anche per invogliare gli enti a utilizzare il risparmio previdenziali per investire nell’economia reale. In questo senso è già intervenuta l’ultima legge di bilancio, ma crediamo che sia un obiettivo da perseguire in modo sistematico». La riforma prevede infatti l’aliquota al 15% anche sui rendimenti delle risorse investite nell’economia italiana. I settori che darebbero diritto alla tassazione agevolata sono quello turistico, culturale, ambientale, idrico, stradale, aeroportuale, sanitario, ferroviario, ma anche immobiliare non residenziale, tlc, energia. Infine, il Testo unico interviene sul tema della supervisione delle attività delle Casse, con la vigilanza affidata solo alla Covip e il controllo ai ministeri dell’Economia e del Lavoro. I dicasteri, in caso di forti squilibri economico-finanziari potranno commissariare gli enti e in caso di crisi conclamata (bilancio non in equilibrio per tre anni consecutivi) potranno anche scioglierli. (riproduzione riservata)
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