Casse di previdenza esposte (ancora) al rischio «bail-in» al contrario dei Fondi pensione complementari, per i quali nella manovra correttiva (dl. 50/2017) è stato fissato due giorni fa lo «scudo» protettivo. È stato, però, annunciato dal sottosegretario all’economia Pierpaolo Baretta che la soluzione per tutelare dal sistema di salvataggio bancario il risparmio di primo pilastro ci sarà. Probabilmente, a quanto si apprende dal dicastero di via XX Settembre, in un «imminente veicolo legislativo», visto che sulla manovra votata dalla commissione bilancio della camera è stata posta la fiducia. Per l’Adepp, Associazione degli enti cui versano i contributi i liberi professionisti, la correzione è necessaria per «non danneggiare» le prestazioni degli iscritti, considerato che, ha riferito il presidente Alberto Oliveti, «il diritto costituzionale alla pensione non può esser lasciato in balia dei salvataggi» degli istituti di credito. L’Associazione s’è detta «fiduciosa» che «la politica si mobiliti al più presto per garantire i professionisti, come fatto già da autorevoli esponenti istituzionali», difendendo «giustamente» da eventuali «bail-in» le somme depositate in banca dai Fondi. La blindatura a Montecitorio del decreto 50/2017, decisa ieri dal governo, ha fatto sì che per eliminare gli enti dal perimetro dello strumento si debba trovare un’altra strada; fonti delle Casse hanno adombrato il sospetto che sul mancato inserimento nella modifica possa aver pesato il rifiuto, opposto lo scorso anno all’Esecutivo, a investire nell’iniziativa per alleviare le sofferenze bancarie Atlante2 (si veda ItaliaOggi del 4 /8/16). A ritenere, infine, «indispensabile» che la previdenza obbligatoria non sia soggetta al «bail-in» il presidente della commissione finanze del senato Mauro Maria Marino (Pd).

Simona D’Alessio
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