Boom di richieste di anticipo a Inarcassa
di Bruno Fioretti

Sempre più architetti e ingegneri ricorrono al pensionamento anticipato, varato in occasione dell’ultima riforma previdenziale da Inarcassa. Se nel triennio 2013-2015 il nuovo istituto della flessibilità in uscita ha registrato numeri rilevanti (rispettivamente 761, 799, 761) nel 2016 si è verificata un’ulteriore crescita (958).

L’incidenza sulle pensioni complessive di vecchiaia di nuova liquidazione è quindi andata crescendo, passando da poco meno del 45% del 2013 al 63% del 2016. Si tratta di un incremento che riflette, da un lato, il trend naturale di aumento delle prestazioni di vecchiaia rilevato dal bilancio tecnico dell’ente e, dall’altro lato, il gradimento per il nuovo istituto dell’anticipo pensionistico che si è dimostrato un valido sostegno al reddito nel corso della prolungata crisi economica. I fatturati delle professioni tecniche, come ingegneri e architetti, infatti, hanno fortemente risentito del crollo del mercato di riferimento: -40% nel periodo 2007-2014. A rendere noto l’andamento del nuovo istituto è la stessa Cassa di previdenza nel suo ultimo bollettino informativo interno.

La nuova pensione anticipata, al contrario della vecchia pensione di anzianità, consente di continuare a svolgere l’attività lavorativa. E questa caratteristica è stata vissuta come un’opportunità da quanti vi hanno aderito. A dimostrarlo sono i numeri. Nel periodo 2009-2012, cioè prima della riforma previdenziale adottata dall’ente, il flusso annuo delle pensioni di anzianità è stato, in media, pari a poco più di 210 unità, contro un flusso di pensioni di vecchiaia anticipate ben superiore e che sfiora le 960 unità nel 2016. L’esame dei dati evidenzia che si tratta di posizioni lavorative «forti», con carriere lunghe e continuative.

L’età media del pensionamento anticipato è di poco superiore ai 63 anni, ma l’anzianità contributiva è piuttosto elevata e pari, in media, a oltre 35 anni, a fronte di un’anzianità minima richiesta di poco superiore ai 30 anni (30 nel 2013, 30 e 6 mesi nel 2014, 31 nel 2015, 31 e 6 mesi nel 2016). L’aumento del numero delle pensioni di vecchiaia unificate è anche da ricondurre alla presenza di requisiti ordinari via via più stringenti (+1 anno sia per l’età sia per l’anzianità nel periodo 2013-2017), a fronte della possibilità di anticipare il pensionamento sempre a 63 anni. In sostanza l’aspetto «positivo», legato alla possibilità di continuare a svolgere la professione (a differenza della pensione di anzianità), ha superato quello «negativo», legato alla riduzione dell’importo della pensione, calcolata esclusivamente in base a requisiti di natura attuariale.

Fermo restando il requisito minimo di età e di anzianità, se si sceglie di accedere al pensionamento a 63 anni la riduzione della quota retributiva sarà dell’11,189%, a 64 anni dell’8,113%, a 65 anni del 3,604%. Il nuovo istituto di Inarcassa risponde alla crescente necessità di flessibilità nel sistema previdenziale e anticipa di cinque anni l’Ape, l’Anticipo Pensionistico introdotto dalla recente Legge di bilancio per il 2017, anche se in questo caso si tratta di un prestito che deve essere rimborsato da parte del soggetto interessato.
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