Calo dei prezzi delle commodity, aumento del debito dei Paesi emergenti, espansione della violenza politica: crescono i rischi per chi opera sui mercati esteri, con prospettive che preoccupano molte aziende siciliane. Quali i mercati su cui puntare per continuare a crescere? Quali gli strumenti per affrontarli?

Da queste domande ha preso le mosse giovedì scorso a Palazzo Biscari il convegno dedicato alla Mappa dei Rischi 2016 di SACE, lo strumento sviluppato dalla società assicurativo-finanziaria italiana del Gruppo CDP per orientare gli imprenditori verso i mercati esteri più promettenti e riconoscere quelli più rischiosi.

Al centro dell’evento, organizzato in collaborazione con SIMEST (Gruppo CDP) e Confindustria Catania, le esperienze dei protagonisti del panorama imprenditoriale locale – Fabrizio Chines (Sifi), Giovanni Musso (Irem), Elisabetta Aricò (SA Fire Protection) e Josephine Pace (Plastica Alfa) – che si sono confrontati con gli esperti del Gruppo CDP sulle sfide attuali e future per l’export e gli investimenti esteri della Sicilia.

In base alle rilevazioni della Mappa, l’aumento dei rischi si è tradotto in oltre 5 miliardi di euro di minori esportazioni per l’Italia nel 2015, ma è possibile recuperarne 31 entro il 2019 attraverso un miglior presidio di un paniere diversificato di mercati a elevato potenziale.

Il convegno è stato anche l’occasione per presentare le iniziative di collaborazione tra SACE,   SIMEST e Confindustria Catania che prevedono attività di promozione, formazione e assistenza tecnica dedicate alle imprese catanesi interessate ad accedere all’offerta dei prodotti assicurativi e finanziari del Gruppo CDP.

“Sul fronte internazionalizzazione la nostra associazione sta cambiando passo per stare al fianco delle imprese in modo ancora più concreto ed efficace – ha detto il Presidente di Confindustria Catania Domenico Bonaccorsi –.  Sappiamo che uscire da una logica di mercato strettamente territoriale,  è una strada quasi obbligata per rendere il sistema produttivo locale innovativo e competitivo. Il valore generato dall’export siciliano, 8, 5 miliardi di euro nel 2015, ci dice però che la strada da percorrere è ancora lunga.  Stringere alleanze e collaborazioni con interlocutori strategici come SACE e SIMEST,  consentirà alle nostre imprese di allargare gli orizzonti e affrontare i mercati esteri con migliori possibilità di successo”.

 “Esportare e crescere in mercati nuovi, in un mondo ad alto rischio, è una sfida complessa ma all’altezza di questa regione che sta reagendo con coraggio alle difficoltà attraversate da alcuni mercati di riferimento per l’export Made in Sicily – ha dichiarato Giovanni Castellaneta, Presidente di SACE –. Lo vediamo ogni giorno attraverso il nostro lavoro sul campo: solo nell’ultimo anno con il nostro ufficio di Palermo abbiamo seguito oltre 700 aziende siciliane, in prevalenza Pmi. Oggi il nostro impegno diventa un lavoro di squadra grazie alla creazione della “porta unica per l’export e l’internazionalizzazione del Gruppo CDP”  che insieme a SIMEST, e il supporto di Confindustria Catania, ci permetterà di raggiungere  un numero sempre maggiore di aziende del territorio”

Export siciliano: rischi e opportunità

Anche nel 2015 le imprese siciliane confermano la loro vocazione internazionale, con oltre il 60% delle vendite dirette verso i mercati extra-Ue. La performance complessiva dell’export, tuttavia, ha sofferto principalmente per il calo delle vendite dei prodotti raffinati, su cui hanno pesato molto le instabilità politiche di alcuni mercati di riferimento in Nord Africa (Libia in primis) in un quadro di quotazioni internazionali del  prezzo del greggio ancora basse. Molto positivi, invece, i risultati messi a segno da comparti chiave dell’export siciliano, come la chimica (+26,7%), ma anche altri, con una minore incidenza sul totale delle vendite estere, che hanno mostrato tassi di crescita superiori al 20%: apparecchi elettrici,  tessile & abbigliamento, mobili e gioielli.

Per i settori trainanti dell’economia della regione (prodotti raffinati, chimica, agroalimentare e apparecchi elettronici) che rappresentano quasi il 90% dell’export siciliano, la Mappa dei rischi di SACE segnala importanti margini di crescita verso un paniere diversificato di mercati, con profili di rischio certamente non trascurabili, che possono tuttavia essere affrontati con successo e profitto, puntando su coperture specifiche e un approccio strategico: Tunisia ed Emirati Arabi in Nord Africa e Medio Oriente; Turchia ed Europa emergente (Polonia e Repubblica Ceca in particolare), Sudafrica e, tra i mercati avanzati, gli Stati Uniti. Tra le geografie più rischiose per il 2016 indica invece Libia, Grecia e Russia.

La Mappa dei Rischi di SACE

La Mappa dei Rischi di SACE identifica le diverse tipologie di rischio a cui si espone un’azienda nell’operare all’estero, basandosi sull’analisi del rischio di credito affrontato da esportatori, finanziatori, investitori industriali e appaltatori in 196 paesi.