di Francesca Gerosa

La ricerca di un partner da parte di Mps prosegue, anche perché resta la pressione della Bce che ha sempre suggerito un’aggregazione, ha confermato ieri il presidente, Massimo Tononi, nel corso di un’audizione alla Commissione Finanze della Camera. Tuttavia, ha ammesso il top manager, il contesto non è favorevole, perché «operazioni di grandi dimensioni sono assolutamente assenti».

L’obiettivo rimane, «lo stiamo perseguendo ma a oggi non ho nulla di nuovo da aggiungere», ha puntualizzato Tononi. Mps , dal canto suo, sta facendo «tutto il possibile per rinsaldare un rapporto di fiducia con la clientela». Una fiducia incrinata dalla risoluzione delle quattro banche dell’Italia centrale (Banca Etruria , Banca Marche, CariFerrara e CariChieti) che «non solo ha prodotto perdite per la loro clientela ma turbolenze sul mercato e ha inciso sulla qualità del rapporto clienti/banche. Correggere questo non è un processo facile, richiede tempo e impegno». Tononi ha quindi invitato l’Europa a uniformare la regolamentazione, ma ha avvertito: «Bisogna vigilare perché, se asetticamente calata nei diversi Paesi, può condurre a conseguenze inattese e non sempre positive». E il riferimento è chiaro: la finalità del bail-in è condivisa ma quanto accaduto con le quattro banche salvate «mostra che talvolta le legislazioni vanno meglio digerite e assimilate per tenere conto delle specificità», ha detto Tononi. È altrettanto «pericoloso e sbagliato» limitare il possesso di titoli di Stato oltre una certa soglia, perché il banchiere metterebbe a rischio anche i bilanci dello Stato. Proprio ieri Mediobanca Securities in un report sulle banche italiane ha calcolato che un tetto del 25% ai titoli di Stato in pancia alle banche porterebbe a una cessione di 150 miliardi di euro di Btp, mettendo a rischio il 10% del margine di interesse. La questione è molto delicata. Il governo italiano si è detto contrario in più di un’occasione a questo tipo di misura, perché obbligare le banche italiane a vendere i titoli di Stato, di cui sono i principali detentori, potrebbe causare tensioni sul debito pubblico. La Germania, invece, spinge per introdurre dei limiti, ponendo questi ultimi come condizione per il via libera alla garanzia unica sui depositi nella zona euro.
A Piazza Affari il titolo Mps ha guadagnato ieri quasi due punti a quota 0,566 euro sempre sulla prospettiva di una maggiore visibilità sulla soluzione del problema sofferenze e dopo il mandato a Mediobanca per una piattaforma che gestisca i Npl. I crediti deteriorati di Mps al lordo delle rettifiche alla fine del primo trimestre sono stati pari a 47 miliardi, poco variati dai 46,9 miliardi rendicontati alla fine dello scorso anno. Mentre le rettifiche su crediti a fine marzo sono state pari a 346 milioni di euro, in calo del 40% rispetto al quarto trimestre 2015, il valore più basso degli ultimi quattro anni. La copertura dei crediti deteriorati a fine marzo era pari al 49%. Risolvere il problema dell’elevato livello delle sofferenze «è un obiettivo in cima alla lista delle priorità» del management, ha assicurato Tononi. Stiamo anche pensando alla possibilità di cedere un pacchetto per ridurre le posizioni» in bilancio. (riproduzione riservata)
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