di Alessandro Lazzari

Si parla tanto di queste famose “buste arancioni”, iniziativa voluta dall’Inps per sensibilizzare sul tema pensioni.

A pochi giorni dall’inizio della sesta edizione della Giornata Nazionale della Previdenza e del Lavoro (Napoli 10-12 maggio), abbiamo voluto approfondire l’argomento con Edoardo Zaccardi, specialista del welfare e della previdenza complementare e componente del Centro Studi e Ricerche di Itinerari Previdenziali.

Zaccardi

 

Domanda: Il Presidente Tito Boeri ha ribadito che manca poco ormai all’arrivo delle prime “buste arancioni” che l’Inps recapiterà agli italiani per fare chiarezza su ciò che li attende in chiave previdenziale. Ritiene che questo strumento possa davvero “svegliare” le coscienze degli Italiani su un argomento così delicato come quello delle future pensioni?

Risposta: Sicuramente l’iniziativa dell’Inps è apprezzabile perché realizza un’operazione di trasparenza nei confronti degli iscritti, e in un senso più ampio ancora, di vera e propria sensibilizzazione verso il tema “pensioni”, ancora trascurato dai diretti interessati.

Di buono c’è che finalmente si parla, dati alla mano, di futuro e di pensioni in maniera costruttiva; e ciascun interessato sarà finalmente indotto a fare le proprie valutazioni. La fase destruens, quella degli allarmi lanciati all’opinione pubblica che hanno caratterizzato gli ultimi anni speriamo sia terminata. Vero è che l’attuale sistema con metodo di calcolo contributivo è sicuramente meno generoso rispetto a quanto avveniva in passato, ma ciò non significa che un lavoratore di oggi non potrà contare su una pensione, anche dignitosa. E lo stesso vale anche per i più giovani. La prima cosa da comprendere è l’importanza del lavoro, della contribuzione. La seconda è che salvo casi-limite, ci sono le possibilità – anche e soprattutto per i giovani – per migliorare le prospettive in materia pensionistica.

Per cui, credo che le coscienze debbano essere certamente “svegliate”, ma in un duplice senso: quello riferito a quanti non si sono posti la questione “pensione”, nonostante la possibilità di richiedere il Pin all’Inps, le campagne informative realizzate, il dibattito politico, ecc. e quello di quanti, anche per gli eccessi di drammatizzazione che ci sono stati sul tema, sono talmente scoraggiati da aver perso ogni speranza circa la propria pensione. Proprio quest’ultimo è il messaggio più sbagliato che è stato veicolato verso le giovani generazioni e che può indurre queste ultime a trascurare determinate misure che invece possono rivelarsi assai importanti nel futuro. Senza dimenticare, peraltro, che il nostro sistema pensionistico si basa su un forte patto generazionale: è fondamentale che nessuna generazione si chiami fuori, anzi, ognuno deve giocarsi le proprie chance: lavoratori e pensionati, giovani ed anziani.

Domanda: Ha spiegato Boeri: “le buste arancioni contengono informazioni di base con cui noi ci allineiamo ai dati della Ragioneria generale dello Stato. Sono molto utili a chi le riceverà: ricostruiamo infatti la carriera contributiva passata con l’estratto conto contributivo e chiediamo alle persone di verificarne anche l’esattezza”. Come si spiega il fatto che l’Inps chieda al cittadino di verificarne l’esattezza?

Risposta: Può porsi il caso, ad esempio, di omissioni contributive da parte dei datori di lavoro ed è bene stimolare i lavoratori ad effettuare i dovuti controlli per scongiurare questa ipotesi. L’obbligazione contributiva in capo al datore di lavoro, infatti, può sfuggire, può essere stata consapevolmente omessa, può non essere stata contabilizzata, e così via. Peraltro, non è una novità che in alcune delle aziende in crisi si siano verificati casi di omissioni contributive in danno ai lavoratori.

Sono questi, sostanzialmente, i casi cui credo che rimandi l’Inps con quell’affermazione da lei citata. Ma piuttosto, porrei l’accento sull’apertura dell’Inps verso gli iscritti e sulla necessità di una loro effettiva corresponsabilizzazione verso il proprio (presente e) futuro previdenziale. Verificare l’effettivo versamento dei contributi, la loro corretta contabilizzazione e iniziare a fare i conti con la propria pensione e con le strategie eventualmente da adottare per integrarla, è questo il messaggio sul quale invece mi soffermerei. E soprattutto, sull’idea di dover quanto prima iniziare ad instaurare una “relazione” con la propria pensione che non prende forma soltanto quando sarà il momento di accedere alla prestazione, ma ben prima.

Domanda: Inoltre, continua il Presidente Boeri, “mettiamo in luce il rapporto tra i contributi versati e la pensione e quando sarà possibile andare in pensione, oltre al legame della crescita economica e delle carriere e delle pensioni individuali”. Dott. Zaccardi, queste informazioni seppur importanti sono basate su elementi aleatori, come ad esempio la crescita del p.i.l., la continuità contributiva, i coefficienti di conversione e tutti insieme determineranno il tasso di sostituzione della pensione a fine carriera lavorativa; che riflessione ritiene opportuno fare su questi contenuti della busta arancione?

Risposta: L’ammontare dei contributi versati, la crescita economica, la carriera individuale sono tutte dimensioni cruciali per determinare l’importo della futura pensione. Come sappiamo, la capitalizzazione dei contributi versati avviene sulla base della media quinquennale del Pil: più “corre” l’economia, quindi, più il nostro montante contributivo si rivaluta. Allo stesso modo, più elevato è il nostro reddito, maggiori saranno i contributi che versiamo e quindi l’importo del montante maturato.

Questi sono gli elementi che vanno ad alimentare il sistema di calcolo. E già è facile intuire come si tratti di variabili che difficilmente possiamo controllare. Se poi consideriamo che questi valori vanno ad alimentare degli “ingranaggi” – quelli della busta arancione – tarati su grandezze a loro volta “aleatorie”, allora bisogna fare qualche riflessione.

I dati utilizzati dalla RGS, quindi da Inps, per il calcolo delle pensioni presuppongono, infatti, una crescita del Pil reale dell’1,57% annua, un’inflazione al 2% e una crescita delle retribuzioni reali dell’1,52%. Vale a dire un mondo piuttosto “distante” da quello attuale e che verosimilmente (purtroppo) risulterà piuttosto ottimistico anche per gli anni a venire. Pertanto, il rischio di fornire informazioni distorte e creare false aspettative in coloro che riceveranno le buste arancioni è concreto, nonostante le cautele con le quali Inps stessa invita a consultare le buste arancioni.

Ma c’è anche dell’altro, e riguarda l’attenzione da porre nel comprendere i dati forniti. Il tasso di sostituzione netto, ad esempio, rischia di trarre in inganno: un valore elevato di questa “misura”, ma a fronte di un reddito piuttosto basso rischia, infatti, di trasformarsi in un rischio, piuttosto che in un’opportunità. Ammesso che percepirò una rata pensionistica che è pari all’80% del mio ultimo stipendio, che tuttavia è pari a 1.000 euro al mese, sono in grado di vivere dignitosamente?

In conclusione, direi di accontentarci per il momento di avere acceso la luce sul tema. Leggiamo la busta arancione col beneficio del dubbio, con la consapevolezza che gli “ingranaggi” della busta arancione verranno ottimizzati, fermo restando che una buona dose di alea è congenita quando si affrontano proiezioni di così lungo periodo.

Domanda: Certamente l’aspetto più critico della busta arancione, è rappresentato dal fatto che il suo contenuto renderà reale e certificato tutto ciò che già si sapeva dei futuri trattamenti previdenziali ma che fino ad ora non aveva attirato molta attenzione. Quali, sono dal suo punto di vista, le primissime scelte concrete che dovranno fare i futuri pensionati, con particolare attenzione ai giovani lavoratori?

Risposta: I giovani devono avere particolare cura per due cose essenzialmente. Il lavoro innanzitutto: elemento davvero essenziale sia nel presente, che in prospettiva. Sembrerà una banalità, ma un periodo di non lavoro, un “buco” contributivo può avere impatti anche non indifferenti sulla futura pensione.

In secondo luogo, iniziare seriamente ad affrontare il tema del risparmio e della sua corretta pianificazione/gestione: aderire ad un fondo pensione, con tutti i benefici fiscali previsti, sia in fase di contribuzione (la deducibilità dei versamenti, ad esempio) che in fase di erogazione della prestazione (con l’applicazione di una ritenuta a titolo di imposta con aliquota del 15% ridotta per ciascun anno di adesione alla previdenza complementare successivo al 15° di uno 0,3%, fino alla soglia minima del 9%) è una delle strategie possibili – sebbene particolarmente interessante – per valutare attentamente l’importanza di mettere da parte qualcosa in vista di tempi futuri in cui sarà utile integrare la pensione percepita.

Entrare quanto prima nell’ottica che il sistema attuale è più “giusto” rispetto a quelli passati, anche se non così “generoso”; cogliere l’importanza del risparmio e della necessità di integrare la previdenza obbligatoria con altre forme di risparmio. E soprattutto, che tutto ciò è possibile, a fronte di piccoli risparmi. Abbiamo ad esempio constatato al Centro Studi e Ricerche di Itinerari Previdenziali che la previdenza complementare è in grado di integrare il tasso di sostituzione netto della previdenza obbligatoria fino a 17 punti percentuali per le giovani generazioni.

Domanda: La busta arancione e l’accesso al portale Inps, tramite codice pin personale, sono strumenti che possono essere davvero utili per identificare il proprio futuro previdenziale, ritiene che sia stata fatta una adeguata compagna informativa per l’utilizzo di tali strumenti? Cosa si potrebbe fare ancora dal suo punto di vista?

Risposta: Secondo me è stata fatta una buona campagna. È un peccato che siamo arrivati forse con un po’ di ritardo a questi strumenti, ma ormai è andata così.

Peraltro, l’operazione busta arancione e l’annessa campagna informativa vanno contestualizzate in un Paese che non ha una cultura economico-finanziaria ed anche previdenziale così sviluppata, e nel quale “l’emergenza lavoro” ha catturato non soltanto l’attenzione dell’opinione pubblica, ma le stesse politiche e le scelte dei singoli, facendo passare in secondo piano il tema delle pensioni. E non ultimo, è quasi una novità che una p.a. italiana dialoghi ed interagisca con il cittadino.

Fatte queste premesse, pertanto, l’Inps si è dimostrata certamente tra le amministrazioni più all’avanguardia e l’operazione busta arancione assume un valore intrinseco ancora più rilevante.

Non è da trascurare, pertanto, che sono 18,5 milioni gli italiani che si sono iscritti sul portale Inps ed hanno ricevuto il pin, a fronte di altri 12 milioni di contribuenti Inps che non lo hanno fatto. E tanti, tra questi ultimi, sono proprio i più giovani (il 42% degli under 40).

Quindi, credo che la questione non stia tanto negli strumenti utilizzati, nelle campagne realizzate, ma in ciò che è stato fatto prima: nell’eccesso di drammatizzazione di cui parlavamo prima e che ha prodotto uno scollamento verso un istituto – quello delle pensioni – che presuppone un forte patto generazionale per mantenersi. Si è parlato forse troppo, e male, delle pensioni, o meglio delle “non-pensioni”, al punto che proprio quelli che dovevano essere i più interessati alla busta arancione, quelli che hanno tempo e strumenti per rimediare a situazioni potenzialmente critiche, si sono disaffezionati e oggi preferiscono non sapere, voltarsi dall’altra parte, piuttosto che informarsi.

Entrare nelle scuole per sensibilizzare i giovanissimi e veicolare loro messaggi diversi, più razionali, può essere un’operazione utile e costruttiva. In questo solco, un esempio è rappresentato dal Festival €cono-mix che anche quest’anno, insieme a vari altri soggetti tra cui l’Inps, realizziamo in occasione della Giornata Nazionale della Previdenza e del Lavoro, che si terrà dal 10 al 12 maggio a Napoli. Per gli studenti delle scuole primarie e secondarie di I e II grado abbiamo previsto incontri di educazione finanziaria e previdenziale, che riscuotono un grosso successo e una crescente attenzione.