di Anna Messia
Il neo group ceo, Philippe Donnet, sceglie la strada della prudenza, tenendo fieno in cascina e realizzando minori plusvalenze rispetto al passato. Ma la borsa penalizza il titolo Generali che ieri ha perso poco meno del 4% arrivando a 12,59 euro. La prima trimestrale 2016 del Leone, che è anche la prima firmata dal manager francese (arrivato al vertice del gruppo il 17 marzo scorso dopo l’uscita di Mario Greco del 26 gennaio), si è chiusa del resto con un risultato operativo un po’ più contenuto rispetto alle previsioni degli analisti.

E tanto è bastato, con i mercati iper reattivi, per provocare una pioggia di vendite sul titolo.
Il risultato operativo del periodo è stato in particolare di 1,1 miliardi, in calo del 12,3% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, e l’utile netto si è attestato a 588 milioni, in flessione del 13,8%. Riduzione «riconducibile in gran parte alla decisione di realizzare minori plusvalenze sui nostri investimenti, diversamente da quanto fatto nel primo trimestre 2015», ha chiarito il cfo e direttore generale del gruppo, Alberto Minali, aggiungendo che «l’obiettivo è sostenere i rendimenti futuri degli investimenti dato l’attuale contesto di mercato peggiorato rispetto allo scorso anno».

Il business, intanto, sta continuando a crescere in maniera profittevole.

Il ramo Vita, per esempio, ha registrato una raccolta netta (saldo tra nuove sottoscrizioni e riscatti) di 4,5 miliardi, in crescita del 6,4% sul 2015, grazie in particolare all’Italia che ha rappresentato quasi la metà del risultato di gruppo, e anche l’Asia ha più che triplicato la raccolta netta. Mentre c’è stata una flessione in mercati come la Francia e la Germania. La redditività del comparto (il new business margin) è poi complessivamente cresciuta (dal 22,5 del primo trimestre 2015 al 27,3%) grazie «alla ricalibrazione delle garanzie», hanno spiegato da Trieste con la migrazione dei clienti dalle polizze tradizionali (con garanzie di rendimento) verso le unit linked. Anche nel ramo Danni l’Italia è stato il miglior mercato del gruppo, con un combined ratio (rapporto tra costi e sinistri rispetto ai premi incassati) dell’88,7% decisamente migliore rispetto alla Francia (99,7%) o alla Germania (90,4%). Il combined dell’intero gruppo è stato in particolare del 92%, in miglioramento di 1,1 punti percentuali rispetto a marzo 2015, grazie alla minore incidenza di eventi catastrofali che avevano pesato sul primo trimestre dello scorso anno per 95 milioni. In questi mesi «il roe operativo annualizzato ha raggiunto il 13,3%, in linea con il piano strategico», ha sottolineato Minali sottolineando che gli obiettivi del piano «saranno mantenuti» nonostante il quadro generale sia oggi più complicato. «Non ci sarà alcun aggiornamento, quanto piuttosto un’analisi molto dettagliata che abbiamo già iniziato assieme al nuovo group ceo per capire dove possiamo recuperare ulteriormente redditività».
Proprio alla vigilia dei conti Donnet ha fatto la sua prima importante mossa, risistemando la squadra di manager con la chiamata di Frederic de Courtois a capo dei mercati esteri e nominando Marco Sesana, ad e dg di Generali Italia. «Un assetto che semplifica anche la struttura dei miei riporti diretti», ha sottolineato il ceo, passati da 22 a 19. (riproduzione riservata)
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