Per l’economia reale possibile azzeramento dell’aliquota
di Simona D’Alessio

«Aliquota zero» (solo) per gli investimenti nell’economia reale del paese da parte di Enti previdenziali dei professionisti e Fondi pensione. E il costo di questa agevolazione si aggirerebbe, secondo le prime stime, sui 100-150 milioni di euro». È così che il presidente del Mefop (società per lo sviluppo del mercato dei fondi pensione) Mauro Marè ha illustrato la possibile revisione del decreto sul credito d’imposta per operazioni finanziarie in settori importanti per la crescita, che ha reso operativa la norma della legge di stabilità 2015 (190/2014). «Il governo sta valutando un intervento correttivo nella manovra d’autunno», ha riferito nel convegno promosso ieri, a Roma, dalla Cassa di previdenza forense sulla tassazione degli istituti pensionistici privati; una modifica, ha spiegato, comunque «verrà fatta: o verrà potenziato il decreto sul credito d’imposta», che «ha avuto un po’ di complicazioni nella definizione dei settori», o si andrà nella direzione secondo cui «se tu investi nel paese, l’aliquota è zero». Della dotazione del provvedimento con cui l’esecutivo intendeva orientare l’impiego di somme di denaro verso comparti produttivi strategici nazionali (dalle infrastrutture al turismo, dal digitale alla ricerca ecc.), sono stati utilizzati «40 milioni su 80» disponibili. «L’idea, pertanto», ha precisato Marè, «è di procedere alla concessione di un abbattimento della tassazione esclusivamente, però, per quella parte di risorse di patrimonio che affluisce da investimenti nell’economia reale, per una durata medio-lunga», mantenendo, invece, «l’aliquota al 20% per i Fondi, al 26% per le Casse e al 12,5% sui titoli di stato per tutto il resto» delle operazioni finanziarie effettuate, altrimenti il costo di un’esenzione totale potrebbe giungere «a circa 2 miliardi». Un’apertura rilevante, quella del vertice del Mefop che non ha lasciato indifferente il padrone di casa: «quanto descritto da Marè», ha commentato il presidente di Cassa forense Nunzio Luciano, «può consentirci di liberare risorse importanti per il paese», augurandosi, tuttavia, che non si verifichino più i «tentennamenti» e le «inversioni di tendenza dell’ultimo momento» che hanno, poi, generato due anni fa, «malgrado il sostegno del ministro Pier Carlo Padoan nei nostri confronti», la decisione di aumentare la tassazione sui rendimenti finanziari al 26%. «Priorità dell’Adepp», ha messo in luce il presidente Alberto Oliveti, «è investire sul lavoro degli iscritti, e poiché le libere professioni sono il motore della crescita», tale supporto «si configura come sostegno al sistema-paese». Nel «cahier de doléances» spicca, infine, una «terza tassazione» (dopo il prelievo sulle prestazioni erogate e sui ricavi da investimento), ossia il taglio imposto «sui costi necessari per gestire le nostre attività», nel quadro della spending review: pur non essendo, ha concluso Oliveti, «Enti pubblici, diamo 25 milioni all’anno» all’Erario.
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