di Luca Gualtieri

La decisione era nell’aria già da qualche giorno, ma solo nel primo pomeriggio Borsa Italiana ha sgombrato il terreno dai dubbi: la Banca popolare di Vicenza non si quoterà. L’istituto che venerdì 29 ha chiuso l’aumento di capitale da 1,5 miliardi con un inoptato oltre il 92%, non è riuscito a raggiungere il livello minimo di flottante necessario per l’ammissione agli scambi.

La soglia del 25% è infatti rimasta lontana anni luce e dunque per Borsa «non sussistono i presupposti per garantire il regolare funzionamento del mercato», spiega il provvedimento. «Non c’erano le condizioni. Sostanzialmente non era garantita la correttezza degli scambi per lo scarso flottante», ha precisato in serata Raffaele Jerusalmi, amministratore delegato di Borsa Italiana.
Nel flottante non sono stati conteggiati né il 91,72% teoricamente in mano al fondo Atlante, né il 4,97% prenotato a sorpresa da Mediobanca nei giorni scorsi. Il livello di capitale diffuso è dunque sceso al 3,3%: lo 0,36% del pubblico indistinto, il 2,86% degli ex azionisti e lo 0,10% prenotato da nove investitori istituzionali. Tali sottoscrizioni comunque sono venute meno al momento dell’annuncio di Borsa Italiana e il fondo Atlante sarà l’investitore unico della ricapitalizzazione. Più nel dettaglio, in base agli accordi annunciati nelle scorse settimane, Quaestio Capital Management (la sgr che gestisce Atlante) sottoscriverà 15 milioni di azioni ordinarie di nuove emissione di Bpvi al prezzo unitario di 0,1 euro per un controvalore complessivo di 1,5 miliardi. A bocce ferme il fondo avrà il 99,33% del capitale, relegando allo 0,67% i vecchi azionisti. «La cosa più importante era l’aumento di capitale per poter riprendere a lavorare in modo ordinato e ordinario. Questo è stato fatto, il mattoncino principale è stato messo, andiamo avanti con grande fiducia e determinazione», ha spiegato l’amministratore delegato di Bpvi, Francesco Iorio, dopo l’annuncio di Borsa Italiana. Se insomma la mancata quotazione non è di certo una buona notizia, la struttura complessiva del salvataggio non viene messa in discussione. «Grazie all’intervento di Atlante la banca è in sicurezza e potrà lavorare tranquilla. Sotto questo profilo la sua mancata quotazione è indifferente», ha commentato Federico Ghizzoni l’amministratore delegato di Unicredit , banca capofila del consorzio di garanzia di Bpvi. «Che il mercato fosse complicato lo avevamo già detto un paio di mesi fa. Non è migliorato in queste settimane e quindi l’esito dell’aumento di capitale non completamente positivo, potevamo aspettarcelo», ha concluso Ghizzoni.

Insomma, anche se l’ipo era tra le condizioni poste da Bce, il mancato sbarco sul listino non dovrebbe creare grossi problemi alla banca. Tanto più che la garanzia di Atlante non è mai stata in discussione. Il fondo potrebbe inoltre mettere in scaletta una nuova quotazione in un periodo di 18-24 mesi. Un’operazione che, secondo il presidente di Quaestio sgr Alessandro Penati, potrebbe avvenire a un prezzo più alto rispetto a quello di oggi grazie al lavoro di ristrutturazione svolto nel frattempo e a multipli più favorevoli per il comparto bancario.

Proprio ieri in una nota il veicolo ha ribadito il proprio ruolo di anchor investor e l’obiettivo di «sostenere la ristrutturazione, il rilancio e la valorizzazione dell’istituto, avendo come obiettivo prioritario l’interesse dei propri investitori». Resta da capire se Atlante sia interessato o meno a confermare l’attuale top management dell’istituto. In proposito al momento tutte le strade sono aperte, anche perché Quaestio sgr è intenzionata a votare sulla nomina degli amministratori delle banche partecipate, pur attenendosi a stringenti requisiti di indipendenza. La prossima scadenza in tal senso sarà l’assemblea di giugno, quando i soci saranno chiamati a rinnovare il consiglio di amministrazione, e i giochi in tal senso risultano aperti.

Intanto l’attenzione del mercato comincia a spostarsi verso la seconda operazione di aumento di capitale e quotazione, quella di Veneto Banca. A giugno l’istituto di Montebelluna dovrà sostenere un rafforzamento patrimoniale da un miliardo garantito da un consorzio capitanato da Banca Imi (Intesa Sanpaolo ). Non è ancora chiaro se Atlante interverrà anche in quella partita e decisioni in tal senso dovrebbero essere prese nei prossimi giorni. «Si vedrà tra qualche giorno», ha dichiarato ieri l’ad di Intesa Sanpaolo , Carlo Messina. (riproduzione riservata)
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