di Angela Zoppo

Per il presidente di Alitalia Luca Montezemolo è un nervo sempre scoperto. La compagnia aerea ha ripetuto anche in questi giorni di aver perso almeno 80 milioni di euro in seguito all’incendio divampato il 7 maggio 2015 nell’aeroporto di Fiumicino. Li rivuole indietro tutti, ma dovrà aspettare.

Infatti, a più di un anno dal rogo che ha paralizzato lo scalo, Aeroporti di Roma, i suoi legali e un plotone di periti assicurativi sono ancora alle prese con la conta dei danni, né si è concluso l’iter giudiziario legato alla vicenda. L’accertamento delle responsabilità per l’incendio è tuttora in corso e per adesso la Procura di Civitavecchia ha solo chiuso le indagini preliminari a carico di cinque dipendenti della ditta appaltatrice dell’attività di manutenzione ordinaria degli impianti di condizionamento e di due dipendenti di Adr. Insomma, tutto resta in stand-by.
Adr per prima ha subito forti contraccolpi, diretti e indiretti. Della portata degli impatti provocati dall’incendio, ammette la società nell’ultima relazione finanziaria, si discute con i periti e nei conti 2015 non si sono azzardate ipotesi. «Essendo ancora in corso da parte dei periti assicurativi l’analisi delle perdite di reddito subite da Adr (i cosiddetti danni indiretti, ndr)», si legge nei documenti, «nel bilancio consolidato al 31 dicembre 2015 non è stato rilevato alcun provento riconducibile ai risarcimenti assicurativi ottenibili a fronte di tali perdite».

Solo a conclusione si attiveranno le relative coperture assicurative e le possibili tutele contrattuali e di legge. Nel paragrafo «crediti verso altri» si fa invece riferimento a una posta di 24,5 milioni di euro che include «la migliore stima del risarcimento assicurativo a valere sulla copertura Incendio, a fronte dei costi sostenuti per le attività di ripristino e della stima dei costi da sostenere per la ricostruzione della porzione del Terminal 3, al netto dell’acconto di 5 milioni di euro incassato nel mese di luglio 2015».
Adr si ritrova comunque tra l’incudine e il martello, perché a sua volta è stata sommersa da un’ondata di richieste di risarcimento, ben 150: da parte non solo di compagnie aeree ma anche di gestori dei servizi di terra, di sub-concessionari e persino di passeggeri. Per dare qualche numero, sono stati 114 gli esercizi commerciali danneggiati dal rogo, 20 dei quali classificati come «permanentemente compromessi». Oltre al numero esorbitante di carte bollate, c’è da considerare che, a detta di Adr, solo una parte delle richieste sono supportate da una quantificazione puntuale dei danni. Anche così si raggiunge comunque una cifra di tutto rispetto, circa 100 milioni di euro, compresi ovviamente gli 80 milioni richiesti da Alitalia. L’incendio, divampato nella notte tra il 6 e il 7 maggio 2015, ha reso a lungo inagibile un’area di oltre 5.400 metri quadrati nell’area partenze del Terminal 3, causando limitazioni al traffico aereo per oltre due mesi. Lo scalo infatti è tornato pienamente operativo il 19 luglio 2015. Ma solo il 29 aprile scorso è stata riaperta anche l’ultima struttura danneggiata, ossia la galleria transiti tra le aree Schengen ed extra-Schengen. (riproduzione riservata)
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