di Valerio Testi

Timone Fiduciaria, il veicolo attraverso il quale gli advisor finanziari e i fund manager di Azimut  sono azionisti della società di risparmio gestito, in esecuzione del mandato ricevuto da alcuni partecipanti al patto di sindacato diAzimut Holding ha avviato ieri la cessione di una quota del 5,26% (fino a 7,573 milioni di azioni) del capitale (Morgan Stanley sole global coordinator e joint bookrunner, affiancata da Credit Suisse).

La vendita è avvenuta attraverso un accelerated bookbuilding avviato alla chiusura delle contrattazioni e riservato a investitori istituzionali. All’esito dell’operazione, Pietro Giuliani, presidente e ad della società e detentore di una partecipazione circa dell’1,4%, manterrà una partecipazione pari ad almeno lo 0,35% del capitale sociale, ossia un quarto rispetto alla quota precedente, come da nuovo accordo.

Già la seduta di ieri aveva visto il titolo Azimut arretrare del 2,3% a 28,22 euro mentre il giorno prima si era mosso in controtendenza salendo dello 0,6% nel giorno dello stacco di un dividendo pari a 0,78 euro per azione. Il ribasso di ieri (che è proseguito nell’after hours, con chiusura in ulteriore calo del 2,5% a 28,03 euro) aveva fatto seguito alla notizia che i soci pattisti del gruppo hanno modificato l’accordo parasociale, in maniera da permettere di liberare fino all’11,3% di Azimut che avrebbe potuto finire sul mercato. Cosa che poi è avvenuta per poco meno della metà. Finora, come ha spiegato un’analisi di Citigroup (tp 30 euro), le azioni del Patto erano bloccate fino alla pensione (65 anni di età) mentre adesso, tra le altre modifiche, i manager con più di nove anni di anzianità hanno bloccato solo il 25% delle azioni in loro possesso. «Attualmente», spiegava Citigroup, «il 90% delle azioni del Patto è detenuto da advisor e manager con oltre nove anni di seniority. Questo significa che l’11,3% del capitale di Azimut può essere venduto sul mercato». Comunque, proseguivano gli analisti, le modifiche «dovrebbero portare a un riequilibrio della governance del Patto a favore di advisor più giovani e produttivi. Inoltre i cambiamenti sono volti ad aumentare il peso delle azioni privilegiate», che pagano un dividendo maggiorato su base «meritocratica. In pratica, l’intento dichiarato è che gli advisor più produttivi abbiano un peso più equilibrato in Timone Fiduciaria». Nel frattempo, Consob ha reso noto che JP Morgan era in possesso, l’8 maggio, del 2,014% della società. (riproduzione riservata)