di Vittorio Marotta 

 

Ammortizzatori sociali per i professionisti. L’appello arriva dalla Cassa ragionieri in occasione della Giornata nazionale della previdenza a Napoli. «La nostra proposta», spiega il presidente dell’Istituto previdenziale Luigi Pagliuca, «è quella di un welfare dinamico che veda gli enti in prima linea, facendo rete tra di loro, allo scopo di concedere un contributo per superare la momentanea difficoltà economica. In questo momento», ha continuato il numero uno dei ragionieri, «gli interventi a favore degli iscritti si sostanziano essenzialmente per le invalidità e la temporanea incapacità di lavorare. Credo che con gli idonei strumenti si possa andare oltre, perché se consentiamo ad un iscritto di superare il momento di crisi, riusciamo a mantenere anche il valore che lui rappresenta per la Cassa. In alternativa, cessa di lavorare. La pubblicazione del Manifesto per un welfare dei professionisti italiani da parte dell’Adepp», ha concluso Pagliuca, «ha rappresentato il segnale con cui le Casse di previdenza italiane hanno sottolineato la necessità di un nuovo ruolo, polifunzionale e sussidiario, nell’accompagnamento dell’intera vita lavorativa del professionista fino a giungere all’erogazione del trattamento pensionistico. In questi anni gli enti hanno messo in piedi numerose azioni di assistenza e stanno puntando alla realizzazione di un sistema di welfare più integrato ed efficiente». Secondo Alfonsina De Felice, ordinario di diritto del lavoro presso l’Università Federico II, «gli Istituti previdenziali possono svolgere oggi un ruolo importante nell’ampliamento delle prestazioni rivolte a persone che sinora si sono mosse nell’ambito del lavoro autonomo. La crisi del rapporto di lavoro a tempo indeterminato causato dalla crisi, infatti, ha spinto tanti giovani qualificati a rivolgersi ai lavori professionali. Ciò può essere un’opportunità per le Casse, che potrebbero vivere una seconda giovinezza a patto di fornire prestazioni realmente avanzate». In questo senso, ha evidenziato il docente, un contributo può arrivare dal Jobs Act: «Esso include una serie di prestazioni precedentemente riservate a lavoratori subordinati, rendendole obbligatorie ed estendendole, come ad esempio l’indennità di maternità. Purtroppo il destino delle Casse è nelle mani di una giurisprudenza che ne ha fortemente limitato il campo di intervento e l’autonomia normativa», ha sottolineato Sandro Staiano, ordinario di diritto costituzionale della Federico II di Napoli. «Questa situazione rischia di condurre gli istituti al collasso, e si tratterebbe di una grave perdita per il paese: servono una normazione sistemica e interventi di effettiva riorganizzazione». «Alle Casse è stato chiesto di investire nell’economia italiana», ha rimarcato Paolo Longoni, consigliere di amministrazione della Cnpr, «anche questo è welfare, perché produrre ricchezza attraverso investimenti nell’economia reale significa creare lavoro, far sviluppare le imprese e infine far crescere anche le professioni, che affiancano il mondo delle imprese e del lavoro. Attraverso investimenti nell’economia reale si innesca un ciclo di crescita che alla fine produce un ritorno favorevole anche per gli iscritti-contribuenti della Cassa di previdenza che ha investito. Tutto questo, però», conclude il componente del board dell’Istituto previdenziale, «richiede una premessa: gli enti hanno necessità di tutelare i propri patrimoni, che si sono formati con i contributi degli iscritti e senza nessuna provvidenza pubblica: Gli investimenti in economia reale che l’esecutivo proporrà devono non solo far ottenere rendimenti adeguati agli obiettivi dei bilanci tecnici ma devono essere proiettati su scenari, di sviluppo, di crescita che garantiscano i capitali investiti».