di Daniele Cirioli 

 

Mini-risarcimento per il blocco della rivalutazione delle pensioni nel biennio 2012/2013, dichiarato illegittimo dalla corte costituzionale. Chi ha una pensione di 1.700 euro ad esempio riceverà 750 euro a fronte dei 4.300 euro persi dal 2012 al 2015; chi ha una pensione di 2.200 euro riceverà 450 euro a fronte dei circa 5mila persi. A stabilirlo, ieri, il consiglio dei ministri in un decreto legge che fissa al 1° agosto l’erogazione del risarcimento e al 1° settembre il riconoscimento di una parziale rivalutazione e solo alle pensioni fino a sei volte il minimo (sopra 3mila euro). Il decreto legge contiene altre novità: il pagamento di tutte le pensioni il giorno 1 a partire da giugno, lo stop (già anticipato dall’Inps) alla rivalutazione negativa dei montanti contributivi; lo stanziamento di 1 miliardo di euro per gli ammortizzatori in deroga e di 70 milioni di euro per i contratti di solidarietà. Il premier Renzi, inoltre, ha annunciato una riforma delle pensioni finalizzata all’introduzione della “flessibilità” di pensionamento nella prossima legge di Stabilità.

Mini risarcimenti. La soluzione del governo alla sentenza n. 70/2015 della Consulta (su ItaliaOggi del 1° maggio) prevede per il passato un risarcimento che, il 1° agosto, interesserà 3,7 milioni di pensionati e per il futuro una parziale rivalutazione, graduata in funzione decrescente per fasce di importi delle pensioni fino a sei volte il minimo, con decorrenza primo settembre 2015. Gli arretrati (il risarcimento) saranno pagati in un’unica soluzione per un ammontare medio di 500 euro a pensionato, importo che sarà maggiore per le pensioni comprese tra 3 e 4 volte il minimo e inferiore per le pensioni comprese tra 4 e 6 volte il minimo. Tre gli esempi fatti dal premier in conferenza stampa al termine del consiglio dei ministri: chi percepisce una pensione di 1.700 euro lordi avrà diritto a un risarcimento di 750 euro; chi prende 2.200 euro lordi avrà 450 euro; chi percepisce 2.700 euro lordi avrà 278 euro (in media 500 euro). Restano esclusi circa 650mila pensionati, quelli che percepiscono assegni oltre i 3.200 euro.

Il governo, ha aggiunto Renzi, ha definito una nuova procedura di rivalutazione delle pensioni che si applicherà dal 2016, ricorrendo agli stessi esempi: chi ha una pensione di 1.700 euro avrà 180 euro di rivalutazione all’anno, cioè 15 euro al mese; chi ha una pensione di 2.200 euro lordi avrà 99 euro l’anno, ovvero 8 euro al mese; chi ha una pensione di 2.700 euro avrà 60 euro all’anno, cioè 5 euro al mese.

Riforma delle pensioni entro fine anno. Il premier Renzi, ancora, ha annunciato una riforma delle pensioni nella prossima legge di Stabilità con l’obiettivo di introdurre una maggiore flessibilità in uscita, cioè di «dare un po’ di spazio in più» a quanti vogliono andare in pensione prima; il prezzo dell’uscita anticipata, ha aggiunto Renzi, starà nella rinuncia a parte dell’assegno di pensione. L’esempio fatto è quella di una donna-nonna: «Se a 62 anni preferisce stare con il nipotino rinunciando a 20-30 euro di pensione, magari risparmiando di baby-sitter bisognerà trovare le modalità per cui, sempre con attenzione ai denari, si possa permettere a questa nonna di andarsi a godere il nipotino».

Risorse per ammortizzatori in deroga. Dopo Renzi, la conferenza stampa è proseguita con l’intervento del ministro del lavoro, Giuliano Poletti, che ha illustrato il decreto legge come strutturato in cinque parti. La prima parte, ha detto, contiene l’ennesimo stanziamento a favore degli ammortizzatori in deroga: 1 miliardo di euro per l’anno 2015. Lo stanziamento, ha aggiunto Poletti, consentirà di emettere subito il provvedimento di ripartizione territoriale delle risorse con riferimento ai trattamenti da erogare per l’anno in corso. Il ministro si è chiaramente riferito al ritardo con cui è stato effettuata (la settimana scorsa) la ripartizione territoriale dei 478 milioni di euro di risorse per l’anno 2014.

Risorse per contratti di solidarietà. La seconda parte, ha continuato il ministro Poletti, dispone lo stanziamento di 70 milioni di euro a favore dei contratti di solidarietà di tipo B, cioè quelli sottoscritti dalle imprese escluse dalla cassa integrazione (imprese alberghiere e termali pubbliche e private; aziende artigiane; imprese commerciali fino a 50 dipendenti, etc.).

Da giugno pensioni pagate il giorno 1. La terza parte del decreto legge, ha detto ancora Poletti, dispone il pagamento delle pensioni, di tutte le pensioni, al giorno 1 del mese, a partire dal prossimo mese di giugno. Si ricorda che già la legge di Stabilità per il 2015 aveva anticipato al giorno 10 il pagamento delle pensioni dell’ex Inpdap.

Stop a rivalutazione negativa. La quarta parte del provvedimento interessa i lavoratori ai quali la pensione viene calcolata con il sistema contributivo. Il sistema contributivo prevede che la pensione sia calcolata sulla base dei contributi versati durante tutta la vita lavorativa. Questa base di calcolo si chiama “montante contributivo” ed è soggetto a rivalutazione annuale a un tasso pari alla variazione quinquennale del Pil (prodotto interno lordo). Il 27 ottobre 2014 l’Istat ha comunicato che il tasso di rivalutazione dei montanti contributivi per l’anno 2013, da utilizzare per chi chiede di andare in pensione nel 2015 è risultato per la prima volta dal 1996 (cioè dalla riforma previdenziale) di segno riduttivo: 0,998073%, cioè inferiore a 1 che garantisce l’invariabilità. Significa allora che il montante, anziché rivalutarsi, si svaluta. Come dire che a fronte di 1.000 euro di contributi, la pensione è calcolata su 998 euro (montante “svalutato”). L’Inps ha “congelato” in via amministrativa la svalutazione, sostenendo che la legge n. 335/1995 non prevede l’applicazione di un tasso negativo. Adesso la questione è stata “sistemata” dal punto di vista normativo: una norma prevede che non il tasso di rivalutazione non può essere inferiore a uno.

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