di Andrea Mascolini 

Riforma appalti entro sei mesi con una drastica riduzione delle norme e con una attenzione particolare alla disciplina dei contratti di forniture e servizi. Sono queste le prime indicazioni emerse dalla riunione di ieri pomeriggio dell’ottava commissione del senato che ha proseguito l’esame degli emendamenti al ddl appalti pubblici che dovrà dettare i criteri per il recepimento delle nuove direttive europee sugli appalti pubblici e le concessioni, riformando il codice dei contratti pubblici.

La commissione, riunitasi anche ieri sera, tornerà a riunirsi anche oggi con l’obiettivo di chiudere i lavori della commissione per giovedì e licenziare il testo per l’Aula, almeno questo è l’auspicio del relatore Stefano Esposito che ha evidenziato come siano stati esaminati già 40 emendamenti circa.

Infatti dei 342 emendamenti presentati al testo dei relatori (oltre a Esposito, anche Lionello Pagnoncelli), ieri ne sono stati approvati sei emendamenti e ne sono stati ritirati nove, accantonati dieci e respinti nove.

Fra quelli approvati si segnala innanzitutto quello proposto dal senatore Lucio Malan teso a vincolare il governo all’emanazione dei decreti delegati entro il termine di sei mesi.

Si tratta di un termine che, quando verrà approvato il disegno di legge potrebbe forse avvicinarsi molto alla scadenza del 16 aprile 2016, termine entro il quale le direttive europee dovrebbero essere recepite nel nostro ordinamento.

Un altro emendamento politicamente rilevante è quello proposto dal Pd, primo firmatario la senatrice Laura Cantini, che richiede che i decreti delegati si muovano nel solco di una forte «semplificazione e riordino del quadro normativo vigente allo scopo di predisporre procedure chiuse e non derogabili riguardanti gli appalti pubblici e di conseguire una significativa riduzione e certezza dei tempi relativi alla realizzazione delle opere pubbliche». Il riferimento alle «procedure chiuse e non derogabili» risponde a molte richieste emerse anche nel corso delle audizioni tenute dalla Commissione e in particolare alla richiesta avanzata dal presidente Anac, Raffaele Cantone, di vietare le deroghe al codice dei contratti pubblici.

In tale senso anche i relatori hanno presentato proposte per specificare che le deroghe devono essere previste soltanto in caso di calamità naturali, escludendo – come accaduto in passato – che vengano utilizzate anche per grandi eventi come il G8 e l’Expo. Rispetto poi alla versione originaria del testo base adottato dalla commissione, viene modificata con un altro emendamento la parte in cui si prevede di procedere ad una «significativa riduzione» delle norme in materia di appalti; questa frase viene sostituita con la frase «drastica riduzione e razionalizzazione» della normativa.

Un modo per dire che la riduzione delle norme deve essere molto forte. Viene dato il via libera infine a un emendamento dove si precisa che il futuro Codice degli appalti pubblici e delle concessioni dovrà contenere «disciplina adeguata anche per gli appalti di servizi e forniture».