Finora di concreto si è visto poco, ma le nuove frontiere d’investimento aperte ai fondi pensione dal decreto 166 promosso dal ministero dell’Economia sono molteplici e promettono rendimenti interessanti. A fare i primi calcoli è stata State Street Global Advisor, che in Italia gestisce asset previdenziali per oltre 9 miliardi. Sul tema degli investimenti la società ha organizzato un convegno martedì 5 maggio a Roma, presentando uno studio che mette a confronto gli investimenti dei fondi, elaborati in base alla relazione Covip 2013, con un portafoglio ipotetico, creato utilizzando anche le nuove asset class consentite dal decreto 166 (dai mercati emergenti alle commodities), prima escluse. Il risultato, commenta Antonio Iaquinta, responsabile clienti istituzionali di State Street Global Advisors, è che «a parità di deviazione standard, e quindi di rischio, il rendimento atteso sale dal 3,2% del vecchio portafoglio al 3,6%». Non solo; aumentando la deviazione standard «dal 5,3 al 10,5%, il rendimento atteso lievita al 5%». Insomma, il decreto 166 ha fornito ai fondi strumenti importati per dare più sprint ai rendimenti, tanto più in un contesto finanziario di tassi prossimi allo zero, ma i fondi dovranno anche dimostrare all’autorità di controllo di avere le capacità richieste per gestire nuovi rischi. La sfida è aperta e i fondi sono in fermento per delineare le nuove strategie. (riproduzione riservata)