Ecco i 70 manager tricolore che occupano ruoli chiave nelle grandi aziende internazionali. Non solo amministratori delegati e dg ma anche responsabili delle aree più strategiche. Dal lusso alla tecnologia passando per la finanza e la medicina

di Andrea Montanari e Maria Elena Zanin 

Banche, industria pesante, automotive, tlc, new media, web, fashion, largo consumo, assicurazioni, hi-tech e wealth management. L’Italia magari non primeggia in questi business per case history aziendali, ma è un grande fornitore di manager che, grazie alle loro capacità gestionali all’avanguardia, si sono fatti strada all’estero e che ora occupano posti di grande responsabilità nelle principali società internazionali.

I primi nomi che vengono in mente quando si parla di dirigenti italiani all’estero sono arcinoti.

A partire dal governatore della Bce, Mario Draghi, e dall’ex membro del board Bce e ora presidente di SocGen, Lorenzo Bini Smaghi, per restare nel mondo bancario. Poi ci sono altri nomi celebri: Vittorio Colao (a capo del colosso mondiale delle tlc Vodafone), Diego Piacentini (vice president di Amazon), Luca Maestri (cfo di Apple), Antonio Belloni (dgLvmh), Fabrizio Freda (ceo Estee Lauder), Gianfranco Lanci (executive vice president e coo Lenovo), Luca De Meo (responsabile global vendite e marketing e membro del board di Audi), Giovanni Ciserani (numero 1 della divisione Fabric Care del colosso Usa Procter&Gamble) e Federico Bazzoni (managing director e responsabile m&a di Citic, la più grande banca d’investimento cinese). Sarebbero circa 10 mila gli italiani che occupano ruoli di responsabilità in imprese estere.

Come emerge da una recente indagine svolta da Manageritalia, la federazione di categoria che associa 35 mila dirigenti, assieme all’istituto AstraRicerche e il contributo di Aviva Assicurazioni Vita, «per gli italiani l’ipotesi di andare a lavorare all’estero non è più un taboo, anzi, per il 60,5% del campione interpellato, è l’unica speranza per avere un futuro e/o un lavoro dignitoso».

Vi è poi la non trascurabile variabile dell’emolumento. Perché mediamente, un top manager che lavora in Italia – la stima di stipendio annuo si aggira sui 200/250 mila euro lordi – guadagna al netto il 13% in meno di un pari grado inglese e il 14% in meno di un collega che lavora in Germania. E se si guarda al livello dirigenziale (assegno complessivo annuo che supera di poco i 100 mila euro), il differenziale con gli omologhi internazionali è ancora più elevato. Basti dire che un quadro aziendale in Francia può arrivare a guadagnare quasi il 40% in più rispetto a un collega italiano.

Milano Finanza, grazie anche al contributo delle principali società di consulenza, ha svolto una ricerca per individuare i 70 italiani che contano di più nelle aziende estere.

Un vero incubatore di talenti made in Italy è Procter&Gamble che oltre al già citato Ciserani vede in posizioni apicali in giro per il mondo Filippo Passerini (chief information officer), Giorgio Siracusa (direttore risorse umane per Europa Occidentale) e Marco Pattori (country manager in Irlanda). Dal colosso a stelle e strisce se n’è di recente andata Daniela Riccardi, oggi a.d. di Baccarat (cristalleria), mentre in precedenza erano transitati dal gruppo che vende in tutto il mondo i marchi Dash, Duracell, Ace, Viakal e così via, Elio Leoni Sceti, da metà aprile ceo di Coty (ha sostituito l’altro italiano Michele Scannavini), il leader globale nel settore della cosmetica, e gli stessi Freda (Estée Lauder) e Belloni (Lvmh). Leoni Sceti, 49 anni, è un esempio di italiano che ha avuto fortuna all’estero visto che a soli 22 anni era già in P&G (Francia e Italia), poi è passato nel 1992, e per 16 anni, alla Reckitt Benkiser, divenendo poi ceo di Emi Music nel 2008 prima di passare, infine, nel 2013 a Iglo Group (Findus).

In questa ricerca a tutto campo emergono anche figure nuove di manager in rosa a partire da Sara Ravella, vicepresidente comunicazioni e sostenibilità di L’Oréal, Silvia Candiani, general manager Eastern Europe di Microsoft, Giulia Scalfi, senior director finance&business operation di Emc Western Europe (settore information technology), Linda Cereda, director global strategy di Nike, Laura Raimondo, senior vice president degli affari internazionali di Upmc, il maggiore operatore di sanità integrata della Pennsylvania, e Marinella Soldi, ceo di Discovery Network Sud Europa. Tutte donne sulle orme di Ornella Barra, vice presidente del colosso farmaceutico mondiale Walgreens Boots.

Passando poi al campo finanziario, giusto per citare alcuni degli esempi più noti, due istituzioni come Goldman Sachs e Jp Morgan annoverano diversi italiani in posizioni di rilievo. Nella prima banca d’affari, troviamo Massimo della Ragione, Gilberto Pozzi, Alessandro Dusi, Francesco Garzarelli, Simone Verri, Antonio Gatti e Antonio Mattarella. Mentre in JP figurano Vittorio Grilli, Alessandro Barnaba, Francesco Rossi Ferrini e Filippo Gori. In Deutsche Bank, invece, troviamo Michele Faissola, dal 2012 capo globale della divisione risparmio gestito e wealth management dell’istituto tedesco. Mentre in Ubs va annoverato Andrea Orcel, ceo della divisione investment bank. Orcel è un ex Boston Consulting Group Italia che ha avuto successo nel mondo al pari di Sebastiano Macchi, strategy manager di Tesco, Raffaele Guidi, direttore strategia e innovazione di Coca Cola South East Asia, Andrea Castronovo, vice president Bmw, Andrea Borgioli, vice president di Wells Fargo&Co, Alessandro Coppo, general manager di eBay, e Lorenzo Zacchia, direttore delle strategie del brand di fashion Guess.

Guardando invece agli interessi degli emiri arabi, anche questi ricchi signori del petrolio quando si tratta di valutare strategie d’investimento amano affidarsi a manager italiani. È il caso di Ugo Arzani, capo del retail, consumer goods e telecom della Qatar Holding e in precedenza in Bofa Merrill Lynch. Mentre nella Qatar Investment Authority, l’altro braccio finanziario dell’emirato, figura l’ex Bcg Simone Medin. Al Mayholla Investment, che nel fashion si è aggiudicata sia Valentino Fashion Group sia Pal Zileri, lavorano attivamente Adriano Regondi e Lorenzo Zambon, ex Lazard Italia. Nel mondo della moda e accessori troviamo poi Claudio Gottardi, presidente e ad di Marchon Eyewear, ovvero il terzo player del mercato Usa nel mondo dell’occhialeria. (riproduzione riservata)