Se il tasso zero o negativo incontra l’interesse di assicurazioni e fondi a benchmark, gli investitori più aggressivi non ci stanno. Ecco una lista delle alternative. Tutte rischiose

di Stefania Peveraro

Se i rendimenti dei titoli di Stato a breve in euro tendono allo zero o sono già sotto, gli investitori internazionali più aggressivi ora non ci stanno più. Li vendono e si dirigono altrove, lasciando questi titoli ad assicurazioni, casse di previdenza e fondi di investimento con strategie passive.

Il segnale l’hanno dato ben chiaro la scorsa settimana, mettendo nel mirino i Bund tedeschi, con un’asta dei titoli a cinque anni che non è stata coperta e con il rendimento del decennale che ha registrato mercoledì 29 aprile il maggiore rialzo di giornata dal maggio 2013, salendo di 12 punti base allo 0,28%. A firmare l’operazione sono stati due grandi nomi dell’asset management obbligazionario Usa. Jeffrey Gundlach, ceo dei fondi di DoubleLine Capital (fondata nel 2009 e con 64 miliardi di dollari di asset in gestione a fine 2014), ha detto alla stampa anglosassone che intende scommettere contro i titoli tedeschi, mentre Bill Gross di Janus Capital (186 miliardi di asset in gestione a fine marzo) ha detto a sua volta che i Bund hanno ormai vita breve. Dichiarazioni, queste, che hanno fatto parecchio discutere il mercato nei giorni scorsi. La conseguenza? Che gli asset più rischiosi e quindi più redditizi attrarranno ancora di più le attenzioni degli investitori, forti del Qe della Bce.

Ma che cosa c’è da comprare a breve che offra un rendimento almeno discreto? La risposta, ovvia, è bond high yield. Con tutti i rischi che questo concetto si porta dietro. Il rischio, però, in questo caso è limitato dalla scadenza breve. MF-Milano Finanza ha selezionato una serie di emissioni corporate a scadenza massima fine 2017, quindi due anni e mezzo, sia in euro sia in dollari e sterline, tenendo conto del fatto che i Btp a due anni oggi pagano solo lo 0,16%. Le emissioni in euro però, pur con rating speculativo, pagano in molti casi meno dell’1%. Certo, ci sono situazioni particolari in cui i rendimenti sono molto più alti. Per esempio, Sisal, che a settembre 2017 paga il 6,75%, ma anche il perpetuo di Generali , callable a giugno 2016, che offre un bel 3,5%. Detto questo, non c’è paragone con i rendimenti dei corporate in dollari o sterline. Per questi emittenti la norma è di un rendimento circa del 2,5% per scadenze a uno-due anni con anche emissioni molto interessanti e a brevissima scadenza di Telecom Italia  e Cnh  Industries (gruppo Fiat Chrysler ): per esempio c’è un Telecom Italia  in sterline in scadenza a fine dicembre 2015 che paga l’1,68% e uno a inizio ottobre in dollari che paga l’1,56%, identico rendimento pagato dal bond a scadenza inizio novembre in dollari di Cnh . Interessante anche ArcelorMittal, che al prossimo agosto paga l’1,97% in dollari. (riproduzione riservata)