di Roberta Castellarin

Gli italiani tornano a investire. Non sono tornati ai livelli del 2007, alla vigilia della lunga crisi iniziata nel 2008 con il fallimento di Lehman Brother, ma comunque si recupera terreno. È quanto emerge dalla relazione annuale presentata ieri dalla Consob. Nella sezione dedicata agli investimenti delle famiglie italiane si scopre che nel 2014 la loro partecipazione ai mercati finanziari è aumentata al 48 dal 41% del 2013.

L’aumento è dovuto soprattutto alla crescita della quota di investitori retail che in portafoglio ha almeno un’attività rischiosa (azioni, bond, quote di fondi e polizze vita) al 32% a fine 2014 (contro il 26% del 2013), pur mantenendosi al di sotto dei valori del 2007 (38%). In particolare un ruolo fondamentale lo hanno avuto i prodotti di risparmio gestito, che stanno vivendo un momento d’oro in Italia (il trend prosegue anche nel 2015). Si legge nella relazione: «La partecipazione è cresciuta in misura più rilevante nei fondi e nelle Sicav (dal 6% nel 2013 al 9% nel 2014). I titoli di Stato e le obbligazioni bancarie italiane restano, tuttavia, i prodotti più diffusi, con una quota di famiglie che investono in tali prodotti pari rispettivamente al 13 e al 10%. Rimane, invece, sostanzialmente stabile il tasso di partecipazione rilevato per le azioni quotate italiane (3,5%)». Quindi nonostante il rally che ha fatto crescere il Ftse Mib dai minimi del 2012 dell’88% gli investitori italiani fanno fatica ad aumentare il peso delle azioni nei loro portafogli, preferiscono affidarsi invece a prodotti del risparmio gestito. Come emerge dai numeri della relazione. La quota di attività finanziarie rappresentata da prodotti del risparmio gestito (fondi, sicav e gestioni patrimoniali) è cresciuta di 3 punti percentuali (dal 13 al 16%), attestandosi su livelli superiori a quelli rilevati per le obbligazioni e per i titoli di Stato (13% circa). La quota di ricchezza allocata in azioni (5%), polizze assicurative e fondi pensionistici integrativi (4%) si mantiene bassa rispetto a quella rilevata negli altri Paesi europei. Coerentemente con la crescita della diffusione degli strumenti finanziari rischiosi, si riduce la quota media di ricchezza detenuta sotto forma di depositi e risparmio postale (dal 51 al 48% nel 2014). In particolare la relazione sottolinea che circa il 70% delle famiglie italiane sembra disposto a investire i risparmi in prodotti finanziari, sempre che garantiscano la protezione del capitale o un rendimento minimo; la seconda condizione, indicata da circa il 40% delle famiglie, è che le commissioni siano basse. La fiducia nel consulente è tra le motivazioni principali per il 37% circa degli investitori retail, sebbene solo il 24% circa si dichiari interessato alla consulenza.

Per quanto riguarda poi l’impiego del risparmio, la Consob vuole tutelare di più i risparmiatori che oggi si vedono offrire spesso prodotti complessi e ad alto rischio. «Il passaggio da un sistema finanziario imperniato sulle banche a uno in cui i mercati hanno un ruolo crescente, impone un rafforzamento della tutela dei risparmiatori». Lo ha affermato il presidente della Consob, Giuseppe Vegas, nel tradizionale discorso alla comunità finanziaria, aggiungendo che «occorre riformare l’attuale sistema di risoluzione stragiudiziale delle controversie in materia di contratti finanziari, secondo il modello dell’arbitro bancario e finanziario, incentrato sull’adesione obbligatoria degli intermediari. Il recepimento della Mifid 2 potrebbe essere occasione per procedere in tale direzione». (riproduzione riservata)