di Simona D’Alessio 

Manette ai polsi (fino a un massimo di 15 anni) per chi contamina il territorio e danneggia la salute della collettività. E per i nuovi cinque reati introdotti che vanno ad aggiornare il codice penale (disastro e inquinamento ambientale, traffico e abbandono di materiale radioattivo, impedimento del controllo ed omessa bonifica) si prevede anche il «raddoppio dei termini per la prescrizione». Alla quarta lettura, ieri sera, il senato ha approvato definitivamente il ddl sui delitti ambientali (1345-B), respingendo ogni emendamento e licenziando la stessa versione varata dai deputati due settimane fa (si veda ItaliaOggi del 6/5/2015); le correzioni, tutte delle opposizioni, riguardavano un tema controverso, l’uso della tecnica esplosiva dell’«air-gun» per le ispezioni dei fondali marini finalizzate alla ricerca di idrocarburi, il cui divieto era stato soppresso nel precedente passaggio parlamentare. Il provvedimento, definito dal ministro dell’ambiente Gian Luca Galletti, «evento storico» dopo il caso della Terra dei fuochi e la vicenda Eternit, e «salto in avanti nella tutela ambientale e per la legalità», dà il via a norme particolarmente rigide per punire chi causa danni all’ecosistema; gli ecoreati delineati dalla disciplina, infatti, se da un lato comprendono reclusione e multe severe, dall’altro sei delitti vengono commessi per colpa, anziché per dolo, le pene previste vengono ridotte da un terzo a due terzi, mentre il traffico e il rilascio nei terreni di materiale ad alta radioattività cagionerà da 2 a 6 anni di carcere, e impedire, poi, i controlli di luoghi inquinati costerà da 6 mesi a 3 anni. Decise, inoltre, aggravanti qualora nei casi di contaminazione dell’ambiente siano presenti organizzazioni mafiose, delle cui indagini dovrà esser avvisato il procuratore nazionale Antimafia, nonché l’Agenzia delle entrate. Spazio, infine, al ravvedimento operoso: sforbiciata da un terzo a metà della pena, e di un terzo per chi collaborerà con magistratura, o forze di polizia «nella ricostruzione del fatto, nell’individuazione degli autori o nella sottrazione di risorse rilevanti per la commissione dei delitti».