Generali ha chiuso il primo trimestre dell’anno con un utile netto in crescita del 3,3% a 682 milioni di euro e un Ebit in aumento del 6% su base annua a 1,3 miliardi che rappresenta il miglior dato degli ultimi sette anni. 

A trainare la performance operativa è stato in particolare il segmento Vita, con l’Ebit cresciuto dell’8,2% a 823 milioni grazie alla redditività della raccolta e alla gestione finanziaria. Nel ramo Danni, l’utile operativo si attesta invece a 505 milioni (-4,6%), a seguito del maggior impatto di sinistri catastrofali in Italia e centro Europa (Germania e Austria) per circa 70 mln. Un calo che tuttavia non preoccupa il Cfo della compagnia, Alberto Minali. In una conference call di commento ai risultati, il top manager ha infatti spiegato che “gli indicatori di performance del business non catastrofale sottostante rimangono eccellenti e continuano a essere tali”. 

Nel periodo, la compagnia triestina ha conseguito premi complessivi per 20,1 miliardi (+8,3%), sostenuti dalla raccolta del business vita (+12,7% a 13,66 mld) e registrando una crescita in tutti i principali mercati: Italia (+30,9%), Germania (+9%), Francia (+13,3%) e Cee (+6,5%). Risulta stabile (+0,1%) a 6,5 mld la raccolta nel ramo Danni, con una performance positiva dall’attivitá non auto (+0,9%). 

Circa la redditivitá per segmento, nel Vita la nuova produzione è pari a 322 mln con margini al 22,5% (25,2% in 1° trim 14), mentre nel Danni il combined ratio è cresciuto al 93,3%. 

Sotto l’aspetto patrimoniale, il gruppo guidato da Mario Greco ha riportato un Solvency I ratio a 168%, in ulteriore miglioramento rispetto a 156% comunicato al termine dello scorso esercizio. Includendo la cessione di Bsi, il ratio pro-forma è pari a 177%. 

A fine marzo, il valore dell’esposizione del portafoglio titoli governativi sul debito italiano ammontava a 63,82 miliardi di euro. 

Nel corso di una conference call di commento ai risultati del trimestre e di alcuni dossier importanti per la compagnia, Minali si è soffermato in particolare sulle partecipazioni detenute dal Leone in Ingosstrakh e in Telecom Italia. 

Per quanto riguarda la compagnia russa – della quale le Generali detengono una quota del 38% – il top manager ha detto che la partecipazione “non è strategica, ma non abbiamo assunto decisioni di venderla o altro”. Ingosstrakh, ha ricordato ancora Minali “ha un valore di carico di 230 milioni di euro e al momento costituisce una posizione che manteniamo. Vedremo cosa farne nei prossimi anni”. 

Sul fronte Telecom, il top manager ha spiegato che la quota del 4,32% detenuta attraverso la holding Telco sará oggetto di valutazione approfondita sia a livello di asset sia di settore, una volta arrivati i nulla osta da parte delle authority argentine per smantellare il veicolo. 

“Una volta ultimata la scissione di Telco, torneremo in possesso del nostro 4,32% di azioni Telecom e prenderemo una decisione. Faremo valutazioni specifiche sia sull’asset sia sul settore delle tlc nel suo complesso”, ha infatti spiegato Minali. “Non abbiamo ancora deciso cosa farne; lo vedremo al momento opportuno, quando sará comunicato l’esito dell’istruttoria. La regola della casa è di non porsi domande con eccessivo anticipo e ora è prematuro dire se venderemo o meno”. 

Minali ha inoltre confermato che la quota Telecom “resta una partecipazione finanziaria e non strategica”, ribadendo tuttavia che ogni decisione in merito sarà presa “valutando le condizioni di mercato, l’andamento del titolo e la nostra asset allocation”.