di Anna Messia

L’unica via di salvezza per la Grecia potrà arrivare da un sostegno all’export. Ne è convinta Ana Boata, European Economist di Euler Hermes appena tornata da un viaggio ad Atene, dove nei giorni scorsi ha incontrato imprenditori e aziende clienti dell’assicuratore del credito del gruppo Allianz  che, e a differenza di altre compagnie, ha continuato a operare nel Paese in questi anni di crisi.

Il tessuto economico della Grecia è costituito per il 99% da piccole e medie imprese, «che soffrono della carenza di credito bancario e quando riescono ad accedervi si vedono addebitare tassi ben più elevati dei concorrenti europei», spiega Boata, «in media dell’8%, contro il 5% dell’Italia e il 3% di Francia o Germania». Si tratta molto spesso di imprese piccole, meno di dieci dipendenti, che «hanno già intrapreso una ristrutturazione, tagliando i salari e migliorando l’efficienza», continua l’economista, «ma che non riescono ad avere accesso ai mercati esteri perché, anche in queste caso, a differenza di Germania o Francia, non c’è un sostegno del governo all’export o all’espansione all’estero». Le imprese, insomma, devono fare tutto da sole, impegnandosi per guadagnare credibilità e cercare nuovi mercati di sbocco. «Guardano ai Balcani, geograficamente vicini, o anche al Nordafrica, oppure a Paesi ancora inesplorati, come la Nigeria, ma più rischiosi, e in ogni caso non è facile muoversi senza un coordinamento del governo», aggiunge Boata, che per il 2015 prevede un incremento dell’export della Grecia di 500 milioni, rispetto ai 28 miliardi complessivi del 2014. La crescita del pil 2015 è stata invece di recente rivista al ribasso, allo 0,2%, rispetto alla stima iniziale di un +1%. Riguardo all’ipotesi che il Paese possa uscire dall’euro, in Euler Hermes sono convinti che non accadrà, e all’evento assegnano una probabilità del 5%. «Si entrerebbe in un terreno inesplorato per l’Unione Europea, rischioso per tutti», dice Boata che tra le riforme più importanti fra quelle necessarie al rilancio della Grecia include la lotta all’evasione, in modo da rendere più equo il prelievo fiscale, oltre alla liberalizzazione del mercato delle professioni. E sarebbe anche utile accelerare le privatizzazioni, come quella del porto del Pireo, strategico per lo sviluppo del Paese. Sulle trattative aperte con i creditori internazionali (Ue, Bce, Fmi) per rivedere gli accordi e sbloccare l’ultima tranche da 7,2 miliardi per Atene, dopo l’Eurogruppo di ieri, Boata punta il dito sugli interessi pagati da Atene. «Il debito della Grecia è di 315 miliardi. Per l’80% in mano a Fmi, Bce e Ue e rappresenta il 175% del pil. La Grecia paga interessi che ammontano al 4% del prodotto interno», dice, «una situazione insostenibile e per risolverla i creditori dovrebbero congelare o quanto meno ridurre gli interessi». (riproduzione riservata)