L’inflazione che rispunta in Germania. I rendimenti dei Bund che tornano a salire. Il dollaro che scivola oltre 1,12. Borse in frenata e petrolio in rialzo. Piccoli segnali rispetto ai grandi movimenti dei primi quattro mesi dell’anno. Ma abbastanza per far pensare che lo scenario per chi investe stia cambiando.

E che sia arrivato il momento di portare a casa parte dei profitti di questo 2015. Ne è convinto Giacomo Campora, direttore generale di Allianz e amministratore delegato di Allianz Bank, ospite di Partita Doppia su ClassCnbc.

Domanda. Il meglio è passato o questa è una pausa e i trend restano intatti?

Risposta. È arrivato il momento di scaricare le posizioni. Una prima correzione è avvenuta, ma ancora oggi le performance delle borse sono ovunque molto positive.

D. Quindi a maggio si vende?

R. Sì, siamo in un anno di quelli classici. L’effetto-gennaio ha prodotto una performance straordinaria, ma ora… sell in May and go away, come dicono gli inglesi.

D. Però questa volta ci sono in campo le banche centrali. Il Qe di Draghi pompa liquidità e la Fed tentenna sul rialzo dei tassi; gli ottimisti pensano che ad andare contro queste forze si rischia solo di perdere soldi. Che cosa non la convince di quest’analisi?

R. L’analisi mi convince, ma il mondo non è fatto per prendere una posizione e restare fermi. Se si lavora nei mercati finanziari bisogna sapere quando è il momento di vendere, girandosi in maniera tattica e giocando al ribasso con tutta la forza possibile. Dopodiché bisogna rimettersi nel trend di fondo, che resta positivo, visto che nelle principali aree mondiali l’economia sottostante è in miglioramento.

D. Però nel primo trimestre il pil Usa ha stentato e il dollaro perde terreno.

R. Ma il trend dell’economia resta sano. E non penso che il rialzo del dollaro sia finito; piuttosto, diciamo che sopra quota 1,10 sono compratore di dollari e sotto ne godo i profitti, mentre se torna verso 1,14-1,15 si soffrirà una leggera volatilità.

D. Se è così ottimista, perché consiglia di vendere azioni, in particolare in Europa?

R. Il problema è che in borsa la discesa è sempre più veloce della salita e proprio in questi giorni stiamo assistendo ai primi segnali. Il movimento rialzista batte in testa e le persone sono ancora un po’ nella «serendipity» della storia positiva che è stata raccontata, sono quindi molto vulnerabili a una storia negativa. Bisogna dunque girarsi velocemente, altrimenti si rimane fermi e si aspetta che il mercato vada giù e poi ritorni su.

D. Ma a fine anno le borse saranno su livelli più alti o più bassi di ora?

R. Più alti, forse del 5%. Nel frattempo scenderemo del 5-6% e allora ci sarà panico, perché tutto l’attuale consenso positivo si girerà verso la catastrofe, che comunque tutti aspettano. Poi si riprenderà bene. Penso che comunque questo sia un anno da +20% e siamo già a un +14.

D. Continuate a consigliare le azioni giapponesi in quanto dovrebbero fare eccezione se i mercati correggeranno?

R. Il Giappone verrà toccato solo relativamente; è rimasto nel baratro per tantissimo tempo e solo da due anni ha avviato una lenta ripresa. La strada da fare è enorme, ma le società sono sane, ricche di cassa e restituiranno un sacco di soldi ai soci. La correzione più violenta avverrà probabilmente in Europa, che è quella salita di più; mi aspetto una discesa del 10%. Allora, ragionando a nervi saldi, si potrà ricominciare a comprare.

D. I mercati emergenti rappresentano una diversificazione efficace?

R. Spesso sono investimenti «da turisti», effettuati per moda, senza rifletterci troppo e soprattutto senza un’ottica di lungo periodo. Noi guardiamo al Brasile per quanto riguarda l’obbligazionario in valuta locale; resta un’economia dinamica e più sana di qualche anno fa. La Russia non va toccata. Poi c’è l’India, Paese in cui è difficile investire ma che attraversa una fase da «Renzi con gli steroidi».

D. La borsa di Shanghai continua a tirare; voi ci credete ancora?

R. La Cina è in bolla. Investirvi è come scommettere al casinò; vi siamo esposti per conto dei clienti, ma facciamo decidere a loro.

D. Se si decide di uscire dal mercato, dove conviene mettere i soldi?

R. I soldi possono stare in cash; per almeno tre ottave è meglio stare alla finestra.