Come le famiglie italiane reagiscono alla crisi? Mettendo in atto le migliori capacità di adattamento, modificando i consumi e ridefinendo le priorità. È quanto risulta dal rapporto di Assimoco, da oltre 35 anni gruppo assicurativo di riferimento del movimento cooperativo italiano, che ha preso in esame un campione di 1.500 capifamiglia. Dal sondaggio è emersa anche una maggiore sensibilità verso i grandi rischi che possono investire la famiglia, tanto più che la protezione del sistema pubblico e quella derivante dalla tradizionale solidarietà familiare non forniscono più un livello di sicurezza sufficiente. L’esigenza percepita di una maggiore copertura dei grandi rischi riguarda oltre la metà degli intervistati: il 55,9% per una grave malattia del capofamiglia, il 53,9% per gli infortuni del medesimo e il 53,3% per l’invalidità/non autosufficienza permanente sempre di quest’ultimo. Soprattutto, visto la quota limitata dei già assicurati (fra il 18 e il 23%), è interessante verificare come la consapevolezza di doversi assicurare ex-novo o di doversi assicurare di più rispetto ad oggi tocchi percentuali che si aggirano intorno all’80% degli intervistati. Come lo scorso anno il report, oltre ad analizzare i dati della popolazione italiana, ha commentato casi virtuosi a livello nazionale e internazionale. In particolare quest’anno è stata confrontata la situazione italiana con quella danese. La Danimarca è indicata dall’Onu come uno degli stati più felici al mondo (il terzo dopo Svizzera e Islanda secondo il World Happiness Report) cui prendere spunto per pianificare sistemi di welfare, che possano favorire un equilibrio e un benessere diffuso. Il gruppo Assimoco ha quindi chiesto a Meik Wiking, ceo di Happiness Research Institute di Copenhagen di collaborare alla stesura del rapporto 2015, fornendo spunti di riflessione e suggerimenti pratici per migliorare la situazione italiana (Paese che si colloca al 50esimo posto su 158 nella classifica generale).