di Simona D’Alessio 

 

Nuove fattispecie di reato nel nostro ordinamento, fra cui disastro ambientale (per cui si prevede la reclusione da 5 a 15 anni) e smaltimento di rifiuti radioattivi, con aggravanti se i delitti sono commessi con la «longa manus» della mafia. Invece, sconti di pena per chi si attiva nella bonifica dei luoghi contaminati (ravvedimento operoso), mentre vengono soppresse le norme che vietavano l’uso della tecnica esplosiva dell’«air gun» per le ispezioni dei fondali marini, finalizzate alla ricerca di idrocarburi. L’aula della camera ha approvato ieri pomeriggio il testo unificato delle proposte di legge (342-957-1814-B) che disciplinano i delitti contro l’ambiente, «reati piuttosto gravi, per i quali abbiamo previsto pene congrue, in un impianto normativo tutto sommato equilibrato», ha detto a ItaliaOggi Alfredo Bazoli (Pd), relatore del provvedimento; il parlamentare, inizialmente contrario, ha dovuto accettare il parere favorevole del governo (nella persona del ministro dell’ambiente Gianluigi Galletti) agli emendamenti soppressivi delle norme contro le ricerche petrolifere mediante l’«air gun» di Sc, Ap e Fi, passati con scrutinio segreto, che hanno imposto così l’obbligo di un nuovo esame del testo da parte dei senatori.

Come già sottolineato, dopo i casi Eternit (contaminazione da amianto a Casale Monferrato) e Terra dei fuochi (area fra Napoli e Caserta, in cui sono stati versati rifiuti altamente tossici) il legislatore ha messo nero su bianco cinque nuovi reati: per il disastro ambientale è contemplata una pena da 5 a 15 anni di carcere, per l’inquinamento, invece, da 2 a 6 anni (con multa da 10.000 a 100.000 euro); per entrambe le fattispecie si introducono aggravanti, in caso dalle azioni commesse contro l’ambiente derivino lesioni personali, o morte. Laddove, poi, i reati di inquinamento e di disastro ambientale vengano commessi per colpa, anziché per dolo, le pene previste vengono ridotte da un terzo a due terzi, mentre il traffico e il rilascio nei terreni di materiale ad alta radioattività cagionerà da 2 a 6 anni di carcere; impedire, poi, i controlli di luoghi inquinati costerà da 6 mesi a 3 anni (si veda anche tabella nella pagina).

Fra le norme rilevanti, il «premio» a chi si adopera per mettere in sicurezza le zone inquinate: mediante il cosiddetto ravvedimento operoso, infatti, pentirsi di quanto compiuto e rimediare risanando le aree alterate comporterà come beneficio la riduzione da un terzo alla metà della pena, e di un terzo per chi collaborerà con la magistratura, o con le forze di polizia «nella ricostruzione del fatto, nell’individuazione degli autori, o nella sottrazione di risorse rilevanti per la commissione dei delitti». Al contrario, il testo usa il «pugno di ferro» nei confronti di chi si macchierà di «omessa bonifica», giacché scatterà la punizione (con reclusione da uno a 4 anni e con una multa da 20.000 a 80.000 euro) per chi, pur essendovi obbligato dall’autorità giudiziaria, non provvederà a bonificare e a mettere in sicurezza i luoghi inquinati. All’orizzonte, dunque, il varo definitivo «entro maggio» (come promesso dal governo) della legge sugli ecoreati, «di portata storica» l’ha definita Donatella Ferranti (Pd), presidente della commissione giustizia di Montecitorio.

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