LoJack (azienda specializzata nel rilevamento e recupero di beni rubati, che raccoglie e analizza i dati forniti dal Ministero dell’Interno e li integra con quelli provenienti dalle elaborazioni e report internazionali sul fenomeno) ha realizzato uno studio sui furti di auto, dal titolo “LA PIAGA DEI FURTI DI AUTO IN ITALIA – L’evoluzioni del fenomeno: dai “topi d’auto” ai professionisti del furto. Dati, analisi e tendenze”.

Dallo studio emerge in particolare:

–          l’evoluzione del fenomeno dei furti: dai “topi d’auto” ai professionisti del furto”. Crollano i recuperi delle auto rubate: in un anno perse le tracce di 66mila vetture.

–          Crisi economica, spending review e nuove tecnologie alimentano il fenomeno.

–          Le Regioni più colpite. In Campania e Lazio record di mancati recuperi. Al Sud poche speranze di riavere l’auto rubata.

–          Nel 1993 per scassinare un’auto occorrevano 9 minuti, oggi bastano14 secondi.

 

Solo 4 auto rubate su 10 vengono recuperate dalle Forze dell’Ordine e restituite ai legittimi proprietari.

Ogni anno sulle strade italiane si perdono le tracce di quasi 66.000 autoveicoli (180 al giorno, 7,5 ogni ora). Mentre il trend dei furti negli anni resta pressoché stabile, è costante il calo dei recuperi delle auto rubate che lo scorso anno hanno raggiunto la soglia minima del 41% sul totale delle vetture sottratte. Cambia fisionomia il business dei furti che risulta sempre di maggiore interesse per le organizzazioni criminali e muta anche il profilo dei protagonisti: dai “topi d’auto” ai professionisti del furto.

Nel 2013 tre sono stati i fattori che, oltre al sempre elevato numero di episodi di furti (quasi 112 mila), hanno contributo a mantenere alto il livello di allerta sul fenomeno, nonostante il nuovo crollo del mercato automobilistico registrato nel Belpaese e la nuova contrazione del parco auto circolante (“demotorizzazione”); in primis il procrastinarsi della crisi economica, che colpisce con maggiore forza i giovani (con indici di disoccupazione giunti ben oltre il 40%) e le aree geografiche in cui questa piaga si fa sentire con maggiore incisività. In stretta connessione a questo trend ormai consolidato, va tenuta in debita considerazione la costante spending review applicata dagli Esecutivi che negli ultimi anni si stanno succedendo e che ha avuto ripercussioni sensibili anche sui fondi destinati alle Forze dell’Ordine e al controllo e tutela del territorio, indebolendo le attività di prevenzione e repressione, decisive per sventare un furto o perché questo si concluda con un recupero.

Inoltre, la diffusione di nuovi dispositivi “hi-tech” per rubare le auto e la loro disponibilità immediata e a buon mercato, attraverso internet, così come quella di tutorial e di vere e proprie “guide” al furto, hanno contribuito a mutare il profilo del ladro d’auto e i suoi “arnesi del mestiere”.

 

Restando sulla sponda del crimine, infine, c’è un trend, registrato in diversi Paesi Europei, che anche in Italia si sta accentuando e consiste nel costante rafforzamento dell’interesse da parte delle organizzazioni criminali per il business delle auto rubate. Le vetture, trasportate all’estero (soprattutto verso i Paesi dell’Est, quali Romania, Ucraina e Ungheria), finiscono per alimentare il mercato delle auto usate o quello dei pezzi di ricambio.

In generale, la piaga dei furti d’auto sembra aver completato un processo evolutivo che l’ha portata ad assumere dimensioni transnazionali, un’organizzazione fortemente strutturata e in grado di sfruttare le falle nelle barriere doganali da un Paese all’altro, e ad essere a proprio agio con gli strumenti hi-tech che consentono di sottrarre le vetture in tempi più rapidi e con minori rischi. Alla tradizionale attività meccanica di scassinamento e sottrazione del veicolo si è sostituita oggi un’attività di intelligence tecnologica che supporta il furto del veicolo e lo proietta nel network dei traffici internazionali di auto rubate e dei pezzi di ricambio.

Guardando al dettaglio territoriale, appare evidente come proprio le due Regioni leader della poco virtuosa classifica dei furti, Campania e Lazio, siano anche quelle che registrano un minore tasso di recuperi, rispettivamente 28% e 27%. I cittadini campani e laziali vittime di furto, vedono ridursi al lumicino le speranze di riavere la propria auto.

Lo scorso anno nella terra un tempo “felix” ben 15.967 sono sparite nel nulla, mentre altre 14.197 sono scomparse nel Lazio; in tutto quasi la metà dei complessivi 66mila autoveicoli desaparecidos a livello nazionale.

La performance particolarmente negativa di queste due Regioni si spiega con il forte radicamento in queste aree di organizzazioni criminali che trovano nelle attività di sottrazione delle auto una delle principali aree di business e sono particolarmente abili nel far perdere le proprie tracce subito dopo il colpo.

Tra le Regioni in cui il fenomeno lascia segni particolarmente evidenti, il Veneto e L’Emilia Romagna si distinguono per l’elevato tasso di recupero. In Emilia Romagna, lo scorso anno 2.346 veicoli rubati dei complessivi 3.035 (ben il 77%) sono stati poi recuperati, mentre in Veneto sono stati riconsegnati ai legittimi proprietari 1.564 auto delle 2.081 rubate (75%).

Ancora una volta, emerge un’Italia spaccata in due, in cui anche la percezione dolorosa di un evento come il furto viene vissuta differentemente, a seconda che si viva nel Centro-Sud, piuttosto che nel Nord-Italia.

La spaccatura e la diffusione a “macchia di leopardo” del fenomeno è confermata anche dal dettaglio sulle Regioni più colpite.

Cinque regioni, da sole, concentrano il 78% dell’intero volume d’affari criminale (ben 87.792 episodi).

Come accennato, la Campania mantiene il poco invidiabile primato (22.268), seguita da Lazio (19.525), Sicilia (16.271), Lombardia (14.998) e Puglia (14.730).

Il Dossier si chiude con una scheda che traccia i profili del ladro tipo e delle attività di furti d’auto nelle diverse aree geografiche nazionali (Sud-Centro- Nord Italia).