di Simona D’Alessio  

 

Sospiro di sollievo per le casse pensionistiche dei professionisti: tasse su dello 0,5% (con un aumento dall’11 all’11,5%) per i fondi di previdenza integrativa, per «sterilizzare» l’ascesa dal 20 al 26% del carico fiscale sui rendimenti finanziari degli enti privatizzati, che erogano prestazioni di primo pilastro. È quanto stabilisce l’emendamento presentato ieri dai relatori Antonio D’Ali (Ncd) e Cecilia Guerra (Pd) nelle commissioni bilancio e finanze di palazzo Madama, nel corso dell’esame del decreto Irpef (66/2014 recante misure urgenti per la competitività e la giustizia sociali), mentre i nodi sull’ampliamento del bonus da 80 euro alle famiglie monoreddito, su ulteriori tagli Irap (la cui soglia fissata finora è del 10%) e sull’inserimento nel testo dello slittamento a ottobre del pagamento della prima rata Tasi per i comuni che non hanno deliberato l’aliquota (norma ancora da varare in Consiglio dei ministri) saranno sciolti non prima della seduta di martedì.

Per le casse, istituite a seguito dei dlgs 509/1994 e 103/1996, dunque, si prevede, recita la correzione depositata in Parlamento, «in attesa di armonizzare, a decorrere dal 2015, la disciplina di tassazione dei redditi di natura finanziaria» con quella relativa alle «forme pensionistiche complementari» il riconoscimento di «un credito d’imposta pari alla differenza tra l’ammontare delle ritenute e imposte sostitutive applicate nella misura del 26% sui redditi di natura finanziaria, relativi al periodo che va dal 1° luglio al 31 dicembre 2014, dichiarate e certificate dai soggetti intermediari o dichiarate dagli enti medesimi», e l’ammontare di tali ritenute e imposte sostitutive saranno computate «nella misura del 20%»; il credito d’imposta andrà «indicato nella dichiarazione dei redditi per il 2014» e non concorrerà alla «formazione del reddito ai fini delle imposte sui redditi» e potrà essere utilizzato, a decorrere dal 1° gennaio 2015, esclusivamente in compensazione.

E, come sottolineato, la misura verrà coperta dall’innalzamento dello 0,5% dell’aliquota dell’imposta sostitutiva cui sono soggetti i fondi pensione complementari.

Per scongiurare l’innalzamento della tassa sui proventi degli investimenti finanziari compiuti dagli istituti, inizialmente fra le norme del decreto così come uscito da palazzo Chigi, era scesa subito in campo l’Adepp, l’Associazione degli enti privatizzati: proprio durante la Giornata nazionale della previdenza, a Milano, il presidente Andrea Camporese aveva annunciato di aver ricevuto rassicurazioni governative sullo stop all’aggravio fiscale, parlando anche della possibilità di un’ulteriore «sensibile riduzione», per ricondurre l’aliquota al 12% circa (si veda ItaliaOggi del 15/05/2014). «Guardiamo con fiducia all’emendamento», dichiara adesso, rivendicando come «nonostante l’alto livello di tassazione la performance degli investimenti sia stata, come confermato dalla Covip, ben superiore alla media quinquennale del pil, parametro di riferimento», conclude Camporese, per la previdenza pubblica.

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