di Andrea Montanari

Carige chiude definitivamente l’era-Berneschi estromettendo l’ex plenipotenziario della banca pure dai cda delle controllate, ruoli che gli avevano permesso di essere nominato vicepresidente dell’Abi.

Carica dalla quale ora potrebbe decadere. Ieri l’istituto ligure ha infatti comunicato di «aver deliberato la sospensione di Berneschi dalle cariche di vicepresidente e consigliere» di CariSavona e CariCarrara, due delle tre controllate locali della capogruppo genovese. Un atto dovuto e atteso dopo la misura restrittiva degli arresti domiciliari ai quali la Procura di Genova ha confinato Berneschi nell’inchiesta che ormai coinvolge una decina di persone (sette sono gli arresti in totale) per i reati di concorso in associazione per delinquere, truffa con l’aggravante della sussistenza di delitti contro il patrimonio, riciclaggio e trasferimento fraudolento di valori. E la posizione del banchiere nato e cresciuto in seno alla Carige, trasformandola da realtà creditizia locale a sesto istituto su scala nazionale, si sta aggravando sempre di più. Ieri la Procura di Savona ha inviato l’avviso di conclusione indagini relative al crack del gruppo Geo, società del costruttore Andrea Nucera, latitante ad Abu Dhabi.

Il rapporto con Carige era stato segnalato anche dagli ispettori di Bankitalia che avevano contestato prestiti nonostante il costruttore fosse già in incaglio oggettivo, come già evidenziato da MF-Milano Finanza lo scorso 26 ottobre. Con Berneschi sono indagati a Savona l’allora dg della banca Ennio La Monica, l’ex dirigente della centrale crediti Mario Cavanna, l’ad di CariSavona Achille Tori, oltre a Roberto Mummolo, direttore centrale che coordina le cinque direzioni territoriali in cui è suddivisa la rete Liguria dell’istituto. Secondo i pm savonesi, per anni sia Carige sia CariSa avevano «generosamente» foraggiato la Geo. Una tecnica contestata anche dai magistrati di Genova nell’inchiesta-madre che ha portato all’arresto Berneschi e altre sei persone. Con Berneschi sono indagate altre 33 persone, tra cui i vertici di alcune banche come CariSa e una banca del Piemonte.

Intanto proseguono gli interrogatori degli indagati dell’indagine che ha dato il colpo di grazia agli ex vertici della banca e delle compagnie assicurative sulle quali da tempo si era concentrata l’attenzione di Bankitalia e dell’Ivass. Ieri è toccato all’imprenditore Ernesto Cavallini, mentre oggi toccherà a Ferdinando Menconi, per anni ai vertici di CarigeAssicurazioni e domani allo stesso Berneschi.

E che la vicenda assuma contorni sempre più ampi lo dimostra il fatto che ora i toni si stanno alzando anche tra magistrati. Perché i pm di Genova Nicola Piacente e Silvio Franz hanno inoltrato ai colleghi di Torino le intercettazioni nelle quali i banchieri, gli immobiliaristi e i prestanome arrestati nei giorni scorsi chiamavano in causa almeno quattro tra giudici e sostituti procuratori quali presunte «sponde» dei soggetti coinvolti nell’inchiesta. «Non ho mai conosciuto Berneschi ma soprattutto non ho mai preso parte agli interrogatori che sono stati fatti dal sostituto Umberto Pelosi. È un falso in sé», ha detto ieri il procuratore capo di Savona, Francantonio Granero. E sul caso non va trascurato il fatto che come emerso dalle indagini anche papa Francesco si è interessato personalmente ai rapporti tra Berneschi e lo Ior, la banca vaticana che nel 2010 aveva sottoscritto la gran parte di un prestito convertendo emesso dalla Fondazione, salvo poi rivenderlo poco dopo; affare finito al centro delle ispezioni di via Nazionale.

Infine, ieri, come anticipato dall’agenzia MF-Dow Jones è emerso che dall’1 giugno l’attuale vicesegretario generale della Fondazione Carige, Onofrio Contu, salirà di grado e prenderà il posto del segretario generale Rodolfo Bosio. L’ente domani riunirà il cda e il consigli di indirizzo per l’approvazione del bilancio 2012, oltre a fare il punto sulla vendita della quota inCarige (oggi ha il 29,8%). Nel bilancio, la Fondazione guidata da Paolo Momigliano dovrà svalutare la partecipazione di riferimento nella partecipata, avendola in carico a 1,35 euro per azione, contro il valore di borsa di 0,435 euro. (riproduzione riservata)