di Carla Signorile Class Cnbc

La busta arancione? Non sarà una busta, tanto meno sarà arancione, bensì un click sul sito dell’Inps. Il presidente dell’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale, Antonio Mastrapasqua, svela definitivamente il segreto sul documento che dovrebbe comunicare ai lavoratori italiani quando e con quale percentuale dell’ultimo stipendio andranno in pensione.

Lo ha detto in occasione della terza edizione della Giornata Nazionale della Previdenza, durante la quale i big del settore hanno concordato sull’importanza per i giovani di iniziare la contribuzione facoltativa il prima possibile. A proposito del cosiddetto secondo pilastro, vale a dire le pensioni integrative, Mastrapasqua ha sottolineato che in Europa l’adesione supera il 90%, mentre in Italia è ferma da molti anni intorno al 25%: «Ciò significa probabilmente che non sta sbagliando l’Europa, ma siamo noi che abbiamo un gap da colmare».

 Domanda. Sull’Inps pesa il buco da 30 miliardi dell’Inpdap, la cassa dei dipendenti pubblici che ora, dopo la fusione, si riversa sulla previdenza dei lavoratori del settore privato. Nelle scorse settimane ha scritto una lettera ai precedenti ministri del Lavoro e dell’Economia in cui segnalava che ci sono soldi in cassa fino al 2015, dopodiché il patrimonio non coprirà più le perdite. Che reazioni ha ottenuto?

Risposta. Non era una lettera alla quale mi aspettavo una risposta, che infatti non è arrivata. Era una missiva che suscitava interesse e la legittima aspettativa dell’Inps di chiarire con i ministeri vigilanti qual è la posizione rispetto al problema dell’Inpdap. Tengo a sottolineare che non c’è un buco nei conti dell’istituto. C’è un problema contabile, non un problema finanziario. Le pensioni si pagano e si pagheranno sempre. Contabilmente il disavanzo dell’Inpdap ovviamente influisce sui conti dell’Inps. Va trovato un modo contabile per evitare che ciò abbia un’influenza sul bilancio sull’istituto. Non c’è alcun allarme pensioni e non c’è nessun problema finanziario sul mondo pensionistico italiano.

 D. Non c’è alcun allarme, ma nella missiva era indicato chiaramente che il patrimonio Inps può coprire perdite per altri tre anni, fino al 2015. E poi?

R. Contabilmente il patrimonio netto potrà sopperire alle perdite per altri due o tre anni. Come una legge ha creato questo problema, una legge lo può sicuramente sanare.

 D. Tempi brevi quindi?

R. Penso di sì, il ministro Giovannini (responsabile del dicastero del Lavoro, ndr) si è appena insediato. Presto potremo affrontare questo problema.

 

D. Giovannini si è appena insediato, ma qualcosa sul fronte della previdenza ha già detto. Per esempio, ha invocato maggiore flessibilità nel momento dell’uscita dal lavoro per andare in pensione, in cambio di penalizzazioni sull’assegno. Un modo per aiutare i giovani a trovare un’occupazione. È sostenibile questa ricetta?

R. Il premier Letta ha parlato di maggiore flessibilità in uscita nel mondo pensionistico. Nella riforma Fornero è stata già introdotta la penalizzazione per chi ha maturato i contributi e chiede l’assegno prima dei 62 anni. Ho letto anch’io le dichiarazioni del ministro Giovannini e spunta un’ipotesi di maggiore flessibilità, ma è chiaro che è tutto allo studio del governo e aspettiamo di conoscere le decisioni dell’esecutivo.

 

D. Ci dobbiamo aspettare, dunque, la decima riforma delle pensioni. Non c’è il rischio che l’incertezza dovuta a questi continui cambiamenti allontani i giovani dal programmare il loro futuro previdenziale?

R. Le manutenzioni vanno sempre fatte in tutti i mondi e quello pensionistico non fa eccezione. Non la vedrei come la riforma della riforma, ma piuttosto una doverosa manutenzione rispetto al momento storico che il Paese sta vivendo. Per i giovani non credo che questo debba allontanarli dalla previdenza. Anzi, vedere che c’è un Paese attento a capire quello che si modifica nel mondo pensionistico per venire incontro alle loro esigenze deve essere solo percepito positivamente.

 D. A proposito dell’Inps del futuro, si immagina l’Istituto di previdenza debuttare anche nei fondi pensione, visto che l’Italia è ancora così indietro rispetto all’Europa?

R. Questa è una decisione che spetta alla politica. L’Inps fa, spero bene, i compiti che gli vengono assegnati. (riproduzione riservata)