In Europa sembra prevalere la tesi dei paesi “nordici” che invocano l’azzeramento delle provvigioni delle mandanti, ma quali ripercussioni può comportare questo modello per gli intermediari e quali vantaggi per il consumatore? Filippo Gariglio, presidente di Uea, propone di seguito un’analisi della questione e rilancia il tema dell’etica in vista del prossimo 40° Congresso Nazionale dell’Unione Europea Assicuratori, che si terrà a Milano venerdì 24 maggio 2013.

Al mattino si terrà il convegno“Trasparenza, valenza sociale e valori etici: il contributo degli intermediari assicurativi alla crescita del paese”, moderato da Bruno Bonsignore, presidente di Assoetica, con gli interventi di: Francesco Varanini, direttore del Comitato scientifico di Assoetica; Pierpaolo Marano, docente dell’Università Cattolica di Milano; e Roberto Conforti, vicepresidente di Uea.
Al pomeriggio si terrà la tavola rotonda “Eventi catastrofali e soluzioni assicurative per salvaguardare il sistema paese, le persone e le imprese”. Chairman del pomeriggio sarà Francesco Barbieri, direttore di Attualità Uea, mentre il dibattito sarà introdotto dalla relazione di scenario di Roberto Giarola, responsabile del Servizio Volontariato del Dipartimento della Protezione Civile. La tavola rotonda vedrà la partecipazione di: Roberto Manzato, direttore Vita e Danni non Auto di Ania; Paolo Ghirri, direttore commerciale di Munich Re Milano; Stefano Sala, amministratore delegato PER Spa; Vittorio Brambilla di Civesio, consigliere Uea; Paola Gazzolo, assessore alla Sicurezza Territoriale e Protezione Civile della Regione Emilia Romagna. A concludere è stato invitato il Ministro dello Sviluppo Economico, Flavio Zanonato.

Sabato 25 si terrà invece l’annuale Assemblea dei soci intitolata: “Il futuro del Socio Uea alla luce dei cambiamenti che interessano l’intermediazione assicurativa. La valenza culturale”.

 

 

Sebbene ancora non siano state precipuamente distinte le prerogative e chiarite le competenze tra EIOPA e Parlamento Europeo, quest’ultimo si appresta nei prossimi mesi a varare una nuova direttiva sull’intermediazione assicurativa individuata con l’acronimo IMD2. I meglio informati ci dicono che a luglio 2013 questa direttiva vedrà la luce e regolerà la nostra attività in tutti i paesi europei.
È certamente curioso che il Parlamento Europeo mostri un così marcato interesse ad intervenire, nuovamente, nell’ambito assicurativo e sempre con il medesimo movente: accrescere le tutele degli assicurati come se gli stessi – consumatori vessati non solo in Italia con il caro Rc auto, ma in gran parte dei paesi del Continente – cittadini organizzati in potenti, quanto improbabili, lobbies siano riusciti a creare pressioni sugli organi comunitari per veder finalmente tutelati i loro legittimi, costantemente e gravemente violati, diritti.
Poi c’è chi imputa questa impellenza normativa alla necessità di armonizzare le singole legislazioni nazionali per poter finalmente liberare – sempre a favore degli assicurati/consumatori attraverso una maggior concorrenza – le potenzialità degli intermediari, agenti e broker, smaniosi di poter finalmente operare in libertà di stabilimento, con normative uguali nei vari paesi europei, esprimendo le loro capacità assicurative anche all’estero. Ora, un’armonizzazione di obblighi e regole è sicuramente utile, purché non si traduca in un’omologazione ignorante delle peculiarità dei singoli paesi che crediamo, pur da convinti europeisti quali noi siamo, dovrebbero essere rispettate.
Le nuove opportunità operative “europee” possono casomai interessare qualcuna delle maggiori compagnie multinazionali e pochi grandi broker internazionali, ma di certo non riguardano la stragrande maggioranza degli intermediari. E la concorrenza, sicuro elemento di efficienza di sistema, per quanto di per sé non sufficiente a ridurre i premi assicurativi, non si ottiene di certo vessando gli intermediari di ulteriori, inutili, adempimenti che poco servono agli assicurati.
Sui temi della concorrenza e trasparenza dei servizi assicurativi, nel dibattito tra decision maker europei, si confrontano due filosofie: quella “nordica” che vorrebbe l’azzeramento delle provvigioni su tutti i prodotti previdenziali ed assicurativi lasciando all’intermediario la negoziazione diretta con l’assicurato del costo della propria consulenza (ed il divieto alle Compagnie di riconoscere alcunché); e quella “latina” che, come avviene in Italia, rende lecita la provvigione riconosciuta dalla mandante. Tra queste due posizioni, una terza suggerisce la possibilità che la retrocessione provvigioniale all’intermediario, pur riconosciuta dalla Compagnia, venga esplicitata all’assicurato per iscritto esprimendola sul contratto o per obbligo di legge o su richiesta dell’assicurato stesso, con un nuovo orpello burocratico formale. La definizione dei costi, che riteniamo eccessiva, di alcune istanze europee, potrebbe arrivare a chiedere quali sono i caricamenti delle Compagnie sui premi puri di polizza valorizzando all’assicurato, così sostengono i fautori, quelle che sono le più efficienti.
Pur consapevoli delle conclamate differenze di oggetto, è come se comprando un’automobile, al di là del costo totale del veicolo, volessimo sapere: le commissioni del venditore, il costo della batteria, dei pneumatici, della carrozzeria e di tutti gli altri componenti assemblati dalla casa automobilistica. A mio avviso si configura una sovrabbondanza informativa poco utile all’acquirente che al contrario sarebbe ulteriormente confuso e disorientato da un eccesso di dati che non è in grado di padroneggiare. Acquirente che, ritengo, sarebbe molto più interessato ad essere realmente e, non solo formalmente, tutelato nel caso in cui quanto acquistato non funzioni o non risponda al dichiarato o, in caso di necessità, ad essere correttamente e tempestivamente assistito.
Sono aspetti questi ben più importanti rispetto ai quali alle volte le Istituzioni, Organi di Vigilanza compresi, sembrano “disattenti” od inefficienti e lontani dalle effettive esigenze degli assicurati. Le testimonianze raccolte da Uea a Stoccolma, nel viaggio studi organizzato tre anni fa in Svezia, ci dimostrano come un provvedimento legislativo di stampo “nordico” non abbia prodotto i risultati sperati a favore degli assicurati, ma “sconvolto” il sistema distributivo portando ad una drastica riduzione numerica degli intermediari professionali. Quegli stessi intermediari che, in quanto operatori di prossimità con il cliente/assicurato, meglio di chiunque altro sono capaci di intercettarne le esigenze e di tutelarne, nell’immediato, i diritti, interpretandone le istanze. Intermediari dotati di quella empatia relazionale capace di “umanizzare” anche le istituzioni finanziarie più grandi che – senza arrivare alle insofferenze degli “indignados” – sono sempre più percepite dalla gente comune, nel nostro caso assicurati/consumatori, come insensibili, lontane e ripiegate solo sull’algida logica degli affari. Professionisti, e non semplici venditori di polizze, ben diversi da certi canali commerciali alternativi che spesso collocano il loro pacchetto assicurativo come un normale prodotto, questo sì una commodity, senza rispondere nel tempo del loro operato. Gli intermediari professionali nel nostro paese si sono assunti, segno di grande serietà e preparazione, precise responsabilità nei confronti delle Compagnie in fase di assunzione dei rischi, siglando accordi integrativi che, nel rispetto delle regole sul conflitto di interessi verso gli assicurati, li impegnano, anche economicamente, a mantenere in equilibrio i rapporti tecnici sinistri/premi. Principi questi che tendono a perequare con provvigioni più basse, nel discusso ambito del caro Rc auto, le tariffe più alte applicate agli automobilisti più sinistrati. Tra gli intermediari nel nostro paese sono gli Agenti ad avere queste caratteristiche professionali ed a gestire, collaborando con i broker, l’80% dei rami danni.
È allora necessario che le nostre, legittime, ragioni siano avanzate con la giusta forza in Europa e abbiano analoga rilevanza senza condizionamenti di inferiorità culturale rispetto alle tesi dei paesi “nordici” che, seppur meno popolosi, sembrano avere voti di maggior “peso”.
La crisi attuale, come già ho avuto modo di sottolineare, pone a tutti gli attori coinvolti, agenti compresi, la fine di quegli alibi che nel nostro paese hanno creato situazioni anomale. È necessario superare pratiche invalse e scorrette, come ad esempio, i risibili e finti sconti del 2% per durate di 5 anni e quelle firme spesso “carpite” all’assicurato, possibili con la reintroduzione della poliennalità. Tutto questo crea danno all’immagine dell’intero sistema e fa spesso “invocare” come necessario l’intervento del legislatore europeo, dimenticando che non tutto quello che si conosce dell’Europa “assicurativa” è tout court positivo ed adatto al nostro Paese.
In considerazione di quelle peculiarità nazionali sopra menzionate, sarebbe auspicabile un sistema europeo capace di mutuare le più virtuose esperienze di ogni realtà per ottenere le migliori condizioni per gli assicurati nel rispetto della dignità e professionalità degli intermediari coinvolti. La crisi attuale è soprattutto una crisi di fiducia, in particolare nelle istituzioni, tanto pubbliche e politiche quanto economiche e finanziarie, e per contrastarla &egrav
e; necessario tornare a porre al centro del nostro agire l’etica. Proprio quell’etica che, quarant’anni fa, fu voluta come cardine della costituzione di Uea da parte dei padri fondatori. Questi temi, insieme ad altri importanti questioni del panorama assicurativo, saranno oggetto del nostro prossimo 40° compleanno che si terrà a Milano il 24 e 25 maggio e a cui invitiamo tutti i soggetti interessati a dare il proprio contributo.