di Anna Messia

Le compagnie di assicurazione rimettono mano al Fondo di solidarietà di categoria. Il primo avviato in esecuzione della legge Fornero, che potrà essere utilizzato per prepensionamenti (al massimo a cinque anni dalla pensione), riduzione delle ore lavorate o per riqualificazione del personale.

Interventi di cui finora il settore, in realtà, non ha avuto bisogno perché a differenza del comparto bancario le compagnie non sembrano avere problemi di esuberi. I bilanci delle assicurazioni appaiono più solidi rispetto a quelli bancari e soprattutto il modello distributivo, caratterizzato dalle agenzie, ha costi più flessibili rispetto alle filiali. E poi, dove ce n’è stato bisogno, le compagnie hanno gestito internamente le riorganizzazioni, facendosi carico degli esodi incentivati. Ma ora anche per il mondo delle polizze, con le operazioni di integrazione che si stanno per chiudere in Italia, da Unipol-Fonsai alla riorganizzazione delle controllate italiane di Generali, il fondo potrebbe rivelarsi utile, anche perché potrebbe essere utilizzato non solo in caso di crisi aziendale, ma anche per la gestione di processi di ristrutturazione, che possano avere ricadute sull’organizzazione del lavoro e sui livelli occupazionali. Quello messo a punto ieri con la firma delle organizzazioni sindacali ha tra l’altro le caratteristiche di un fondo intersettoriale, perché seduti intorno al tavolo oltre all’Ania, l’associazione che rappresenta le compagnie, e ai sindacati, c’era anche l’Aisa, l’associazione italiana delle società di assistenza, come per esempio la Europ Assistance. Il bacino dei lavoratori interessati si è quindi allargato arrivando a oltre 50 mila, con l’impegno di versare al fondo lo 0,3% delle retribuzioni, di cui due terzi saranno pagati dalle imprese e un terzo dai lavoratori. L’accordo, poi, è il primo del genere nel panorama nazionale italiano che si inserisce nell’ambito della legge Fornero, che ha previsto l’obbligo per le organizzazioni sindacali e imprenditoriali di istituire Fondi di solidarietà bilaterali per i settori non coperti da integrazioni salariali entro il prossimo 30 giugno. L’Ania, l’Aisa e i sindacati hanno quindi chiuso l’accordo prima della scadenza.

Anche se per diventare operativo il Fondo in questione dovrà ora attendere l’emanazione di un apposito decreto interministeriale, a firma del ministero dell’Economia e di quello del Lavoro, che dovranno dare il consenso a una novità non trascurabile: il precedente fondo, che riguardava le sole assicurazioni, prevedeva un’aliquota contributiva dello 0,5%, scesa allo 0,3%. Finora, come detto, non è però mai stato utilizzato e le parti in causa hanno di conseguenza deciso di ridurre l’impegno. Ma in ogni caso il taglio dovrà ricevere anche il disco verde dei due ministeri coinvolti. Intanto, chiusa questa partita, per l’Ania presieduta da Aldo Minucci se ne apre subito un’altra, che dovrà chiudersi in tempi rapidi. Da definire, entro il 30 giugno, c’è il rinnovo del contratto nazionale di categoria. Una trattativa difficile che l’anno scorso si era arenata su una decisione salomonica: rinnovare il contratto di settore per un anno e avviare allo stesso tempo due commissioni paritetiche (composte ognuna da cinque membri del sindacato e da cinque rappresentanti delle imprese) per discutere degli argomenti più spinosi: gli ammortizzatori sociali da una parte e soprattutto la questione flessibilità dall’altra (come il lavoro di venerdì pomeriggio). Finora quelle commissioni non hanno prodotto molti risultati e da qui a fine giugno bisognerà quindi lavorare intensamente. Ieri l’Ania ha fatto dichiarazioni ottimistiche. L’accordo per il Fondo di solidarietà è la dimostrazione di come sia «ripreso in modo costruttivo il dialogo sociale tra imprese e sindacato ed è auspicabile che ciò possa essere utile anche in vista del confronto per il rinnovo del contratto». (riproduzione riservata)