Marco Frojo

 I l comparto assicurativo italiano gode di buona salute, nonostante il calo della raccolta dovuto alla crisi economica. Le compagnie italiane hanno infatti ricevuto un enorme aiuto dalla Banca Centrale Europea che è riuscita nell’intento di far scendere i rendimenti dei Btp, di cui sono grandi detentrici. Questo ha comportato una significativa crescita degli asset che le assicurazioni hanno in portafoglio, con conseguente miglioramento del risultato finanziario. A certificare il buon momento del settore non è stata solo la Borsa ma la stessa Bankitalia che, nel rapporto sulla stabilità finanziaria pubblicato di recente, ha rilevato come prosegua il calo della raccolta a causa dell’andamento negativo dell’economia, ma la redditività sia tornata su valori positivi, beneficiando delle plusvalenze sul portafoglio di titoli di Stato. Secondo l’istituto guidato da Ignazio Visco, inoltre, gli indici di solvibilità sono ampiamente superiori ai requisiti minimi. Più in dettaglio, nel 2012 in Italia la raccolta ha fatto registrare un — 4,6% (contro — 12,5 nel 2011), mentre il Roe (ovvero la redditività) è salito, in media, al 15,2% nel ramo vita e al 3,1% nel ramo danni. Una conferma delle difficoltà dovute alla crisi economica è arrivata dai dati raccolti dall’Ania sull’Rc auto. Secondo l’associazione delle compagnie assicurative nei sei mesi intercorsi tra settembre 2012 e marzo 2013 il prezzo medio delle polizze è sceso

del 4,5% con il costo medio che è passato da 560 a 535 euro. Questo non preoccupa però più di tanto gli investitori che hanno comprato a piene mani i titoli delle società del settore. In dodici mesi il colosso Generali ha visto le proprie quotazioni salire di quasi il 50%, passando da 10 a quasi 15 euro per azione. Il Leone di Trieste ha seguito un trend europeo ben definito. Il numero uno del Vecchio Continente, la tedesca Allianz, ha messo a segno una performance analoga e martedì scorso ha confermato il suo buon momento annunciando un utile dei primi tre mesi dell’anno pari a 1,7 miliardi di euro, in crescita del 24% rispetto allo stesso periodo del 2012. Questo risultato ha battuto le stime degli analisti che avevano pronosticato profitti per 1,41 miliardi di euro. La società di Monaco ha inoltre confermato gli obiettivi per il 2013, esercizio in cui si attende utili operativi tra gli 8,7 e i 9,7 miliardi di euro. Non è stato altrettanto brillante l’andamento borsistico del numero due italiano Unipol, la cui performance è stata però pesantemente influenzata dall’acquisizione di Fonsai. I titoli della società guidata da Carlo Cimbri hanno perso quasi il 40% del proprio valore negli ultimi dodici mesi, a conferma del fatto che gli investitori hanno giudicato troppo alto il prezzo pagato ai Ligresti per avere il controllo di Fonsai. Adesso la compagnia bolognese ha di fronte a sé nuove ed altrettanto importanti sfide che saranno decisive per il suo futuro. Un altro importante passaggio, per Unipol, è infatti rappresentato dalla vendita degli asset di Milano Assicurazioni, che è richiesta dall’Antitrust nell’ambito del via libera alla fusione con Fonsai. In lizza ci sono i big del settore come Allianz, l’inglese Aviva, la svizzera Zurich, la francese Axa e Cattolica, ma anche fondi di private equity. Alcuni esperti ipotizzano un incasso compreso tra 500 e 800 milioni di euro, una cifra che però andrà valutata alla luce del patrimonio ceduto e delle eventuali garanzie sulle riserve concesse al compratore. Poche settimane e se ne saprà di più. «Entro metà giugno sono attese le offerte non vincolanti. Poi le selezioneremo e inizieremo la due diligence e la data room per arrivare a chiudere entro il prossimo autunno», ha indicato di recente, a tal proposito, Cimbri. Un’altra grossa incognita nel futuro di Unipol è la collocazione di Milano Assicurazioni, se all’interno del nuovo gruppo Unipol-Fonsai o all’esterno. Oggi Milano Assicurazioni è controllata al 63,4% da Fonsai ma saranno i titolari delle azioni risparmio a decretare la sua partecipazione o meno alla fusione con Unipol e Fonsai, che andrà a creare il secondo polo italiano. In attesa dell’appuntamento, il Fondo Sovrano della Norvegia, il più grande fondo sovrano al mondo, ha rilevato una partecipazione del 3% in Milano Assicurazioni, mentre la connazionale Norges Bank già deteneva una quota del 2%. Lo stesso istituto norvegese è presente con una quota del 2% anche nel capitale di Unipol. Importanti dismissioni nel settore assicurativo sono in rampa di lancio anche in casa Carige. L’istituto genevose, al fine di rafforzare il proprio capitale, ha deciso di mettere in vendita le due compagnie Carige Vita e Carige Danni, da cui potrebbe ricavare 400-600 milioni di euro, che andrebbero a coprire, in parte, gli 800 milioni richiesti da Bankitalia. «Sappiamo che il mercato italiano è saturo ma c’è il mercato estero — ha spiegato il presidente di Carige Giovanni Berneschi — Gli stranieri penso abbiano un’occasione per entrare nel mercato assicurativo italiano ». Ad attirare i player stranieri potrebbe essere una probabile ripresa della raccolta. Per ora non si può ancora parlare di un trend vero e proprio però alcuni segnali lasciano ben sperare. La Cattolica Assicurazioni, per esempio, ha comunicato che nel ramo vita, particolarmente sotto pressione nel 2012, la raccolta ha fatto registrare un balzo del 70% nei primi due mesi di quest’anno rispetto al primo bimestre 2012. «È un dato parziale, ma lascia intravedere un’inversione di tendenza», ha commentato Giovan Battista Mazzucchelli, amministratore delegato di Cattolica. Bankitalia rileva che il settore è penalizzato dal calo della raccolta per l’andamento dell’economia, ma la sua redditività è tornata su valori positivi beneficiando delle plusvalenze Btp