Il 24 maggio prossimo si terrà a Milano, in occasione del 40° Congresso Nazionale dell’Unione Europea Assicuratori , un convegno sul tema “Trasparenza, valenza sociale e valori etici: il contributo degli intermediari assicurativi alla crescita del paese” (ore 09.30).

Allo scopo di approfondire i temi principali del convegno riceviamo e pubblichiamo di seguito un’intervista ad uno dei relatori del convegno, il vicepresidente di Uea, Roberto Conforti.

 

Come mai Uea ha scelto proprio l’etica come tema chiave del convegno che celebra i suoi 40 anni di storia?

In primis perché riteniamo che in questo momento di difficoltà e di crisi, politica e socio-economica, in cui l’etica è relegata ai margini della nostra società, ci sia bisogno di parlarne, di sottolinearne la centralità come imprescindibile fondamento della convivenza civile, ma anche delle relazioni economiche. Inoltre, per “noi di Uea” questo quarantesimo anniversario è anche, e forse soprattutto, la celebrazione di quel Codice Morale che nel 1973 i nostri padri fondatori hanno voluto, primi in Italia, come pietra angolare dell’Associazione. Dopo quarant’anni, quel documento che riassume i comportamenti che i soci si impegnano a tenere nei confronti dei clienti, delle compagnie, dei competitors e dei collaboratori è ancora di estrema attualità. A partire dalla nostra storia e grazie al contributo del presidente e del direttore del Comitato scientifico di Assoetica, e di un professore della levatura di Pierpaolo Marano, credo potremo approfondire questo argomento sia sotto il profilo teorico che rispetto alle sue declinazioni pratiche e professionali quotidiane.

 

Cosa significa tornare a ribadire il fondamento etico della professione di intermediario?

Significa dire che nel nostro mestiere non è possibile disgiungere l’etica dalla competenza, che non esiste etica senza conoscenza. Significa sottolineare che per adempiere al primo precetto del Codice Morale Uea – e dunque interpretare il proprio lavoro come “un servizio reso alla collettività” e identificarne “lo scopo primario nella qualità del servizio prestato” – occorre avere la voglia e la disponibilità a studiare tutti i giorni per potersi dotare degli strumenti necessari per analizzare e rispondere al meglio alle esigenze degli assicurati. In sostanza, ribadire il profilo etico della nostra deontologia professionale, vuol dire anche richiamare tutti al “dovere” della competenza.

 

Si parla spesso di crisi di fiducia dei cittadini italiani, nei confronti della politica e delle istituzioni, ma anche delle assicurazioni e degli assicuratori. In che modo l’etica può essere un fattore per recuperare questa fiducia?

In modo un po’ provocatorio, potremmo dire che ognuno di noi spende la credibilità si è guadagnato perché la capacità di ascolto e di intervista, coniugate alla competenza, se messe al servizio del cliente, sono ciò che giustifica la nostra esistenza quali problem solver di prossimità. Il collegamento è diretto è bidirezionale, un comportamento etico unito ad un alto livello di professionalità e conoscenza della materia sono esattamente, e direi esclusivamente, i fattori che consentono ad un intermediario di conquistare e mantenere la fiducia del cliente. A maggior ragione oggi, in un momento in cui nell’ambito della finanza etica le assicurazioni spiccano come i grandi assenti, e in Italia, dove l’etica talvolta sembra essere diventata un disvalore, Uea vuole porre questo concetto a sigillo del patto tra intermediari e cittadini, tra assicuratori e assicurati.