Il 24 e 25 maggio, a Milano, si è svolto il quarantesimo Congresso Nazionale dell’Unione Europea Assicuratori.

 Al mattino di venerdì il convegno “Trasparenza, valenza sociale e valori etici: il contributo degli intermediari assicurativi alla crescita del paese”; e al pomeriggio la tavola rotonda “Eventi catastrofali e soluzioni assicurative per salvaguardare il sistema paese, le persone e le imprese”. Il giorno successivo, l’assemblea dei soci ha offerto una proficua occasione di confronto tra i rappresentanti sindacali della categoria e diversi esponenti del mondo assicurativo rispetto alle principali dinamiche che riguardano l’intermediazione agenziale.

L’Unione Europea Assicuratori ha scelto l’etica come tema chiave del convegno per ribadire come – soprattutto in questo momento di crisi, politica e socio-economica – debba essere il caposaldo su cui rifondare la convivenza civile, le relazioni economiche e il patto tra assicuratori e assicurati. Proprio su questo si è concentrato l’intervento del prof. Francesco Varanini – direttore del Comitato scientifico di Assoetica – che ha proposto una lettura del sistema assicurativo come emblema dell’idea di etica, richiamando in particolare due concetti cardine e “fondativi” dell’assicurazione stessa: mutualità e sussidiarietà. Due parole-azione che sostanziano quel patto originario che ha portato le persone ad unirsi per affrontare i rischi e ad aiutare chi, all’interno di una comunità, si trovava più esposto agli stessi. In questo senso, Varanini ha sottolineato la necessità di far comprendere agli assicurati l’alto valore sociale dell’istituto assicurativo e il loro essere non già “clienti” che acquistano un prodotto finanziario, ma testimoni di un patto etico. Infine, in merito alla trasparenza contrattuale, il professore ha invitato a non considerarla un gravame obbligatorio o un ostacolo alle funzioni di vendita, quanto piuttosto ciò che qualifica il patto e fonda la fiducia della gente.
Il prof. Pierpaolo Marano – docente di diritto delle assicurazioni all’Università Cattolica di Milano – procedendo nella sua disamina dell’eticità della filiera assicurativa, ha offerto una panoramica dei codici etici adottati (secondo quanto prescritto dal regolamento Isvap 20/2008) come intervento di autoregolamentazione da alcune delle principali compagnie italiane, da un lato evidenziandone la natura esclusivamente formale – di fatto una mera riproposizione degli enunciati delle norme che regolano il settore – e dall’altro palesando una sostanziale indifferenza per il ruolo dell’intermediario. Marano ha poi rilevato come, rispetto alle recenti direttive che impongono alle imprese e agli intermediari di portare gli assicurati ad avere una percezione il più possibile esatta ed esaustiva delle specifiche della copertura che vanno ad acquistare, le forme di incentivazione alla vendita messe in atto dalle compagnie rischino di produrre un effetto distorsivo. Ancora, rifacendosi anche lui al principio di sussidiarietà ha infine ricordato come l’esasperata segmentazione tariffaria eroda le fondamenta su cui si basa l’intero sistema evidenziando una tendenza all’espulsione dal mercato dei soggetti più a rischio e dunque più bisognosi di protezione.
“Per noi di Uea – ha chiarito Roberto Conforti, vicepresidente di Uea – questo quarantesimo anniversario è anche, e forse soprattutto, la celebrazione del Codice Morale che nel 1973 i nostri padri fondatori hanno voluto, primi in Italia, come pietra angolare dell’Associazione. Quel codice riassume i comportamenti che i soci si impegnano a tenere nei confronti dei clienti, delle compagnie, dei competitor e dei collaboratori e dice soprattutto che, nel nostro mestiere non è possibile disgiungere l’etica dalla competenza, che non esiste etica senza conoscenza”. Un’etica che – come espresso anche dagli altri relatori – non sia solo formalmente sbandierata, ma quotidianamente vissuta in ogni aspetto della professione.

 

Nella tavola rotonda del pomeriggio, sul tema degli eventi catastrofali, si sono confrontati diversi soggetti del mondo assicurativo, rappresentanti delle istituzioni, degli intermediari, delle imprese e delle società di disaster recovery, al fine di ribadire l’esigenza di una radicale riforma dell’attuale sistema basato unicamente sull’intervento “ex post” dello Stato.

L’Italia è un paese con particolari condizioni fisiche e geografiche – presenza di vulcani attivi, complessi sistemi di faglie, conformazioni geologiche instabili – e intensamente antropizzato. Dalla combinazione di questi elementi deriva un elevato livello di esposizione al rischio. È partito da questo assunto Roberto Giarola, responsabile del Servizio Volontariato del Dipartimento della Protezione Civile, ma è andato molto, offrendo dati e analisi che smentiscono una vulgata spesso richiamata come alibi: quella che non conosciamo a sufficienza il nostro territorio e i rischi a cui è soggetto. “Al contrario, abbiamo gli strumenti, le competenze e le conoscenze per mappare il profilo di rischio di tutta la penisola, e abbiamo uno storico di eventi tale che ci consente di affermare due cose: sono calate le vittime, grazie ai continui miglioramenti nell’efficienza dei soccorsi, e sono aumentati i costi, mediamente pari 3,5 miliardi di euro l’anno”. Costi che lo Stato non può più sostenere. “L’introduzione di un regime di tipo assicurativo per il rischio catastrofale non è più procrastinabile – ha detto Giarola – occorre prendersi collettivamente la responsabilità di far fronte in modo strutturato alle emergenze attraverso un percorso di autoprotezione. È prima di tutto un problema culturale e necessita della volontà di tutti i soggetti coinvolti, Stato, Assicurazioni e cittadini, per essere superato”.

La “politica” era presente al tavolo nella persona dell’onorevole Gianluca Benamati – componente della X Commissione “Attività produttive, Commercio e Turismo” e della VIII Commissione “Ambiente, Territorio e Lavori Pubblici” – che ha ricordato come, per gli italiani in caso di necessità, sia il pubblico il riferimento unico a cui fare appello: “per cambiare questa mentalità – ha rilevato – soprattutto in un periodo di crisi, dobbiamo evitare che il contributo assicurativo sia vissuto come una tassa”.

Romina Ronchi di Ania ha portato il punto di vista delle compagnie e un recentissimo studio Perils che stima le esposizioni per l’anno 2013 al rischio terremoto e alluvioni in 350 miliardi di euro per quanto riguarda le imprese e 60 miliardi per le abitazioni private. Le regioni dove le compagnie di assicurazioni contano una maggior esposizione alle catastrofi naturali per quanto riguarda le imprese, sono la Lombardia, l’Emilia Romagna ed il Veneto; per quanto concerne le abitazioni la Lombardia, il Veneto, il Piemonte, l’Emilia Romagna ed il Lazio. “I soggetti maggiormente sensibili alla copertura assicurativa sono quelli che vivono, presumibilmente, nelle aree più esposte ai rischi – ha sottolineato Ronchi – e questo potrebbe comportare anti-selezione e difficoltà nel raggiungimento della massa critica necessaria per una efficiente mutualità tra i rischi”.
Inoltre, Ronchi ha ribadito le raccomandazioni dell’Ocse che individuano l’infrastruttura assicurativa come il candidato ideale per la distribuzione dei contratti, il servizio di valutazione e liquidazione dei danni, anche laddove il risk taker sia lo Stato. Complessivamente l’Ania si dice favorevole ad un sistema di incentivazioni fiscali per le polizze catastrofali al fine di incrementare il mercato volontario, ma anche all’implementazione di un sistema pubblico-privato semi obbligatorio.

Su questo tema Paolo Ghirri, direttore commerciale di Munich Re Milano, ha proposto un’analisi dei quattro principali modelli attualmente sperimentati: quello ex post all’italiana; quello esclusivamente volontario e privatistico inglese in cui le assicurazioni sono l’unico soggetto esposto al rischio; quelli semi-obbligatori (con differenti declinazioni) spagnolo, francese e belga. “È possibile trovare un equilibrio economico anche per le compagnie – ha detto Ghirri – in questo campo il sistema assicurativo e riassicurativo possono agire con profitto e soprattutto hanno le risorse necessarie, in termini di competenza e tecnicalità per minimizzare i costi e gestire efficacemente gli aspetti peritali e distributivi”.

Infine, Stefano Sala, amministratore delegato PER Spa, ha portato il punto di vista delle società di salvataggio, chiarendo come il costo dei danni possa essere notevolmente ridotto con un intervento tempestivo e altamente professionale di disaster recovery. “Il tempo è un fattore cruciale – ha sottolineato Sala – perché più si riesce a salvare e meno si deve ricostruire, e perché alcuni tipi di danno, se trattati nell’immediato, possono addirittura essere gestiti senza interventi radicali di ricostruzione, ma attraverso azioni di ripristino che permettono di contenere notevolmente i costi. Altro aspetto fondamentale è l’elevato grado di specializzazione dei tecnici che effettuano il salvataggio che consente, ad esempio nel caso di un macchinario danneggiato, di procedere alla bonifica e al risanamento di ogni singolo componente e di riassemblare il tutto attribuendogli addirittura una garanzia ex novo.

A concludere, il consigliere Uea Vittorio Brambilla ha esposto una panoramica degli interventi legislativi che dal 1993 hanno cercato di regolamentare la materia e un confronto puntuale con i sistemi adottati dai principali paesi europei in relazione alle peculiarità geografiche e socio-economiche, per arrivare a ribadire che: “Non si può più aspettare il verificarsi di una nuova catastrofe per ridiscutere quale sistema sia meglio o sia peggio, quale sia il tecnicismo migliore e più adatto alla realtà italiana, si deve prendere atto che da decenni i sistemi misti pubblico-privati si sono rivelati risolutivi, e che le compagnie assicurative possono svolgere un ruolo sociale, ancorché mosso da necessarie logiche di profitto”.

Sabato mattina si è svolta invece l’annuale assemblea dei soci Uea. Prima della Relazione del presidente di Uea, Filippo Gariglio, sono intervenuti: Vittorio Zenith, recentemente cooptato nell’Esecutivo Nazionale dello Sna; il presidente di Unapass, Massimo Congiu; il presidente di Anapa, Vincenzo Cirasola; il presidente della Commissione Agenti Bipar, Jean François Mossino; il presidente Onorario di Uea, Elio Pugliese; in rappresentanza della Fondazione Galbusera, Mauro Galbusera; Alessandra Cancellieri per il Comitato del Premio “Fernando Cancellieri”; Enea Dallaglio e Massimo Michaud per il Comitato Iridia e Giuseppe Allia per Aec Underwriting.

A concludere la mattinata, l’intervento del responsabile commerciale di Das Difesa Legale, Andrea Massoco.