di Andrea Di Biase

Nonostante in questi mesi il management sia stato impegnato nella complessa operazione di integrazione con Premafin e Fondiaria-Sai, Unipol ha chiuso il primo trimestre dell’anno con un utile netto consolidato di 71 milioni di euro, più che raddoppiato rispetto ai 33 milioni dello stesso periodo del 2011 (il dato è pro-forma e non tiene conto di Bnl Vita ceduta a Bnp Paribas lo scorso autunno). Un risultato raggiunto grazie al risanamento del portafoglio del ramo danni, effettuato nei mesi scorsi, e alla stabilità della raccolta premi, che nel trimestre, in questo specifico comparto, è stati pari a 1,07 miliardi (+0,7% rispetto ai primi tre mesi del 2011). Proprio la pulizia effettuata sul portafoglio ha permesso alla compagnia guidata da Carlo Cimbri di essere più efficiente, come testimonia il miglioramento degli indicatori tecnici. Il gruppo ha infatti registrato un rapporto tra sinistri e premi (loss ratio) del 71%, in netto calo rispetto al 78,7% del primo trimestre 2011. L’expense ratio (l’indicatore che misura il rapporto tra spese di gestione e premi danni) è rimasto stabile attorno al 22% e pertanto il combined ratio (il principale indicatore di efficienza del ramo danni, dato dalla somma tra loss ratio ed expense ratio) è sceso al 93,1% rispetto al 100,3% del primo trimestre dello scorso anno e al 95,5 di fine 2011. Meno soddisfazioni arrivano invece dal comparto delle polizze vita, dove tuttavia Unipol, almeno in termini di raccolta ha fatto meglio del settore nel suo complesso. Nei primi tre mesi dell’anno, a fronte di una contrazione del volume d’affari del 27% a livello di mercato nazionale, il gruppo bolognese ha realizzato una raccolta diretta di 580 milioni, in flessione del 9%. Il volume della nuova produzione (calcolato in termini di Ape) è stato pari a 57 milioni (-8,8%), di cui 47 milioni relativi a Unipol Assicurazioni e 10 milioni dalle compagnie del gruppo Arca. La gestione finanziaria ha registrato invece una redditività del 4,8% in un trimestre che ha visto Unipol ridurre di circa il 20% l’esposizione verso i titoli governativi spagnoli. Nel corso della conference call con gli analisti, Cimbri ha sottolineato che il gruppo bolognese ha in portafoglio titoli strutturati semplici per circa 2,4 miliardi di euro e titoli strutturati più complessi per 1,1 miliardi, sui quali, a valori di mercato, si registrerebbe una minusvalenza implicita di circa 620 milioni. Proprio l’investimento di Unipol in questi prodotti era stato uno dei punti sollevati dagli advisor di FonSai nella trattativa per la definizione dei concambi. La minusvalenza è tuttavia solo potenziale ed emergerebbe solo in caso di cessione dei titoli. A questo si contrappone tuttavia il fatto che al 31 marzo il gruppo Unipol, forte di un Solvency del 150% poteva contare su un eccesso di capitale di oltre 1 miliardo. Non per niente, parlando agli analisti, Cimbri ha sottolineato che il programmato aumento di capitale da 1,1 miliardi verrà effettuato solo nell’ambito dell’operazione FonSai. Se il perimetro dovesse restare quello attuale Unipol non avrebbe bisogno di alcun aumento. (riproduzione riservata)(riproduzione riservata)